L’allarme lanciato nelle ultime ore proprio da Vladimir Putin in base alla presunta presenza di oltre 700 ostaggi occidentali ancora in mano alle truppe dell’Isis, ma anche altre questioni strategiche e “politiche” in merito al sanguinoso conflitto che continua a funestare il Paese mediorientale: sono questi due dei motivi che, secondo il portavoce del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, hanno portato a organizzare un inedito summit a quattro il prossimo 27 ottobre in quel di Istanbul e che vedrà protagonista non solamente lo “Zar” russo che ha stupito tutti rivelando alcuni dettagli di un dossier fornitogli da uno dei suoi generali sul campo in Siria (per quanto smentito successivamente dal Pentagono) e il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ma pure la cancelliera tedesca Angela Merkel. Oggetto del vertice, come detto, non solamente gli ultimi sviluppi ma pure la discussione circa l’accordo trovato a proposito della liberazione della città di Idlib e, come si legge nel comunicato del portavoce, anche “l’armonizzazione degli sforzi comuni al fine di trovare una soluzione duratura al conflitto”. (agg. R. G. Flore)
PENTAGONO SMENTISCE, “NON CI RISULTANO PRIGIONIERI”
L’allarme lanciato ieri dal presidente russo Vladimir Putin che ha di fatto riacceso i riflettori della comunità internazionale sull’autoproclamato califfato islamico dell’ISIS continua ancora oggi a far discutere: secondo lo “Zar”, infatti, sarebbero oltre 700 gli ostaggi in mano ai fondamentalisti in Siria, sia di nazionalità europea che statunitense, in pericolo di vita se è vero che i jihadisti minaccerebbero di ucciderne dieci al giorno. A dire il vero, nella sua denuncia, Putin non ha chiarito tutti i dettagli della faccenda, le cui fonti si basano su un rapporto formulato dal generale Vladimir Savchenko, uno dei suoi più alti generali nel Paese mediorientale martoriato dalla guerra civile, e non manca una frecciata all’amministrazione americana di Donald Trump che, con le sue truppe, tiene sotto protezione la zona corrispondente alla riva sinistra dell’Eufrate e dove si troverebbero molti ostaggi. Tuttavia, da Washington, come era prevedibile, non sono arrivate conferme alle parole del leader russo e in un comunicato il portavoce del Pentagono fa notare che “non ci sono informazioni in merito all’elevato numero di ostaggi denunciati da Putin e siamo scettici sulla sua esattezza”, smentendo anche che, a quanto ne sappiano a Washington e dintorni, vi siano ostaggi americani in Siria. (agg. R. G. Flore)
VERTICE CON FRANCIA E TURCHIA IL 27 OTTOBRE
Questa mattina dalla Turchia è giunta la notizia ufficiale: il presidente Recep Tayyip Erdogan ospiterà a Istanbul il prossimo 27 ottobre un vertice d’urgenza sulla Siria, cui parteciperanno i capi di Stato di Russia e Francia – Vladimir Putin e Emmanuel Macron – oltre alla Cancelliera di Berlino Angela Merkel. Secondo quanto riporta Libero, la denuncia di Putin si è basata sul rapporto effettuato dal generale Vladimir Savchenko, uno dei più importanti comandanti russi in Siria: stando poi al Gru – gli 007 russi – «gli ostaggi sono stati catturati il 13 ottobre in un campo di rifugiati ad Al Bahra, nella provincia di Deir Ezzor». Al momento ancora non hanno confermato i report russi in America, con Trump che medita sul da farsi specie dopo l’annuncio di un vertice tra i principali leader europei e il “sultano” di Turchia. (agg. di Niccolò Magnani)
RUSSIA NON AUMENTERÀ LE TENSIONI
Nonostante l’allarme lanciato da Putin riguardo gli ostaggi europei e americani in mano all’Isis in Siria, secondo lo stesso leader russo non è intenzione di Mosca alzare le tensioni improvvisamente in una zona in cui comunque la presenza militare russa ha ottenuto buoni risultati: “Abbiamo essenzialmente raggiunto gli obiettivi che ci eravamo fissati quando abbiamo iniziato l’operazione militare in Siria. Aumentare le tensioni e l’isteria non è il nostro approccio e spingere il mondo sull’orlo di una crisi totale, con risultati difficilmente imprevedibili, è una politica irresponsabile, noi non abbiamo mai condotto una politica del genere e non lo faremo.” Una sorta di dichiarazione “tranquillizante” visto che quanto riferito sugli ostaggi poteva lasciar presagire un’accelerazione imminente delle operazioni militari russe in Siria. (agg. di Fabio Belli)
“MINACCIANO DI UCCIDERNE 10 AL GIORNO”
Sembrava finita, ma non lo è per niente. Si era a conoscenza di sacche di resistenza di miliziani appartenenti all’Isis in diverse zone della Siria, ma questo ultimo episodio riporta di schianto ai giorni peggiori dello stato islamico. A darne notizia è Vladimir Putin, dunque una fonte più che attendibile, durante un incontro nella città di Sochi in Russia. Certamente la notizia potrebbe essere stata esagerata per ragioni propagandistiche, visto che il presidente russo accusa le forze armate americane di non aver fatto nulla o quasi per eliminare i ribelli nella zona della Siria da loro occupata. La notizia, riportata anche dall’agenzia di stato Tass, parla di circa 700 persone prese in ostaggio dall’Isis nella provincia di Deir-al Zor nei pressi dell’Eufrate. Si tratterebbero di 130 abitanti di vari villaggi che sono stati portati nella città di Hajin e di centinaia tra cittadini europei e americani che si trovano come volontari nei vari campi per rifugiati.
PUTIN: “ISIS HA 700 CITTADINI UE E USA IN OSTAGGIO”
In quella zona è da mesi che le forze armate americane e quelle delle Forze democratiche siriane stanno attaccando le zone ancora controllate dall’Isis, ci sarebbero almeno 7000 miliziani ancora in attività. L’ultimatum lanciato dai terroristi è terribile: uccideranno dieci persone al girono se il loro ultimatum non verrà soddisfatto, ma Putin non ha rivelato in cosa consista l’ultimatum: “Secondo i nostri dati hanno preso in ostaggio alcuni cittadini sia degli Usa che di Paesi europei. Tutti tacciono, c’è un silenzio come se non succedesse nulla”. Sempre secondo il presidente russo l’Isis si sta espandendo sulla riva sinistra dell’Isis: “Nessuno sa cosa accade in quelle regioni controllate dagli Usa ed è là che hanno preso gli ostaggi”. Si aspettano ovviamente maggiori notizie al proposito, soprattutto una conferma da parte degli Stati Uniti su cosa stia succedendo in quella zona.