Continua la sua marcia la carovana di migranti partita dall’Honduras: come riportato dalla stampa locale, migliaia di persone hanno sfondato i cancelli e le reti di divisione alla frontiera, arrivando sul territorio del Messico. Tv Milenio sottolinea che insieme ai migranti honduregni ci sarebbero anche cittadini di El Salvador e del Guatemala. Manuel Velasco, governatore del Chiapas, ha precisato: “La nostra principale preoccupazione è legata alla protezione dei diritti umani dei migranti”. Ricordiamo che però la “carovana della speranza” dovrà fare i conti con la polizia federale, schierata dal governo centrale al confine meridionale: Donald Trump ha minacciato il ricorso alla forza militare al fine di sigillare la frontiere. Repubblica evidenzia infine che Mike Pompeo, segretario di Stato, oggi sarà a Città del Messico per incontrare il presidente eletto Andres Manuel Lopez Obrador e il futuro ministro degli esteri Marcelo Ebrard. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



CHIESA ORGANIZZA ACCOGLIENZA

Mentre la carovana umana di migranti partita dall’Honduras è oramai arrivata in Messico, non nascondendo che il suo obiettivo sono i confini meridionali degli Stati Uniti d’America, il Presidente Donald Trump guarda con preoccupazione alle 4mila persone che da giorni sono in marcia lungo gli stati centrali del continente: nelle ultime ore, il Governo messicano ha chiesto ufficialmente aiuto all’UNHCR, l’Alto Commissariato per i Rifugiati istituito presso l’ONU e anche la Chiesa locale si è attivata, soprattutto negli Stati del Sud del Paese quali Chiapas e Tabasco: per cercare di controllare ma anche di dare aiuto a questo inusuale esodo di intere famiglie, i vertici della Chiesa messicana, oltre ad esprimere la loro preoccupazione per il faticoso cammino a cui si sono sottoposti anche anziani e bambini, ha fatto sapere che fornirà tutta l’assistenza necessaria ai migranti honduregni per tutto il tempo in cui sosteranno e poi attraverseranno il territorio del Messico. Ma cosa ne sarà di loro quando arriveranno nei pressi degli US Borders lungo i quali l’inquilino della Casa Bianca vorrebbe schierare l’esercito per presidiarli e difenderli dall’ingresso dei migranti? (agg. R. G. Flore)



TRUMP INVOCA L’ESERCITO ALLE FRONTIERE

È una vera e propria carovana che vede in marcia oltre 4mila persone partite dall’Honduras e molte delle quali si troverebbero al momento già in Messico: sta diventando un caso politico la inusuale migrazione di intere famiglie con bambini al seguito che fuggono da un Paese martoriato da povertà e violenze e che intendono raggiungere i confini degli Stati Uniti. Secondo quanto si apprende, le fila di questa carovana si sarebbero man mano ingrossate e così adesso a marciare per il Messico sono migliaia di persone che hanno però messo in allarme non solo le autorità dello Stato centroamericano ma pure il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump che, stando ad alcuni media, sarebbe disposto a ricorrere anche all’esercito per mettere in sicurezza le frontiere a stelle e strisce, tanto che nelle ultime ore ha parlato di un vero e proprio “assalto”. Dal canto suo, stretto tra due “fuochi”, il Governo messicano ha interpellato l’UNHCR, l’Alto Commissariato per i Rifugiati presso le Nazioni Unite al fine di dare una risposta “umanitaria” a questa imponente massa umana in avvicinamento. (agg. R. G. Flore)



IN TANTI GIA’ IN MESSICO

Il Messico ha già inviato centinaia di agenti di polizia al suo confine meridionale per far fronte a migliaia di migranti in arrivo provenienti soprattutto dall’Honduras ma anche dal Guatemala e El Salvador. Una risposta all’allarme lanciato dal presidente Usa Trump, il quale ha minacciato di fare ricorso alla forza militare per impedire ciò che ha definito un vero e proprio “assalto”. Intanto, come spiega il SIR, nelle passate ore già sono stati registrati i primi arrivi dei migranti in Messico, in particolare Chiapas e Tabasco, sebbene le difficoltà relative allo spiegamento di agenti federali in frontiera. La città di Tapachula è tradizionalmente il punto di approdo in terra messicana e il vescovo, mons. Jaime Calderón Calderón, in una nota già ieri aveva espresso la sua preoccupazione “per il cammino pieno di pericoli, bisogni e carenze” per una “grande quantità di fratelli honduregni” tra cui si contano molti bambini, ma anche donne e anziani. “La nostra diocesi di Tapachula, pur nella sua povertà ha sempre cercato di restare a fianco di chi soffre maggiormente a causa della fame, della sete, della mancanza di vestiario, dell’infermità, della detenzione, della mancanza di un tetto sicuro”, ha assicurato ancora il vescovo sebbene il numero di migranti in arrivo siano di gran lunga superiori alle possibilità della città. Nonostante questo, ha garantito la piena assistenza durante il passaggio in terra messicana. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

“NON SIAMO CRIMINALI”

Non c’è ancora certezza sulla cifra dei migranti che fanno parte della ribattezzata ‘carovana’ in marcia verso gli Stati Uniti d’America, mentre è sicuro che Donald Trump non ha intenzione di accoglierli. Grande agitazione in centro America, con il Messico è in costante contatto con la casa Bianca. Il CELAM ha diramato nelle scorse ore una nota riportata da Fides: “Come gli antichi israeliti, il popolo honduregno cammina nel suo esodo, in fuga dalla schiavitù politica ed economica imposta dalla corruzione e dal deterioramento dei sistemi governativi. Ci sono molte migrazioni forzate e in America Latina queste migrazioni stanno segnando la storia attuale”. E viene sottolineato che non si tratta di criminali, ma anzi: “Sono migliaia di chilometri che dovranno percorrere a piedi. Sono principalmente contadini, uomini donne e bambini, anche disabili in sedia a rotelle, colpiti dalla povertà, dalla violenza e dalla corruzione. Sono migranti che commuovono il cuore del mondo”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

“UN VERO E PROPRIO ESODO”

La carovana di migranti dall’Honduras verso gli Usa ha scatenato le ire di Donald Trump, che ha ordinato il blocco della marcia. Il Messico, dal canto suo, ha inviato i militari al confine: nonostante ciò il viaggio prosegue, trasformandosi in un vero e proprio esordo. Suor Lidia de Souza, la coordinatrice per la Pastorale della Mobilità umana della Conferenza episcopale dell’Honduras (Ceh), ha raccontato ai microfoni di Agensir: “Ha iniziato un gruppo di amici, sabato scorso. Erano qualche decina, quando sono partiti da San Pedro Sula. Ma la voce si è diffusa attraverso i social. Dopo un giorno, a Santa Rosa, erano già 1.200; alla frontiera con il Guatemala, a Santa Fe, hanno raggiunto le 3.500 persone”, La carovana sta “attraversando in vari punti della frontiera, come Corinto, i primi a entrare in Guatemala sono già entrati in Messico. Alcuni vogliono arrivare negli Usa, altri si accontenterebbero di trovare un lavoro proprio in Messico”.

“La povertà e la violenza sono a un livello impressionante. Molti dicono si amare il proprio Paese, ma che non ci sono le condizioni per continuare a restare qui” aggiunge suor Lidia de Souza, che sottolinea: E’ impressionante il numero delle donne, sono circa la metà di coloro che stanno migrando, e ci sono tantissimi minori. Il Governo cerca di frenare le partenze dicendo che si tratta di un cammino molto pericoloso, ma poi non offre alcuna proposta, alcuna alternativa. Il Paese è in ginocchio, basti pensare che il maggiore ospedale del Paese non è in grado di assistere la gente, manca tutto”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

CAROVANA DI MIGRANTI VERSO USA

Migranti, 4 mila dall’Honduras in marcia verso Usa: la “Carovana della speranza” sta attraversando il Guatemala ed è diretta alla frontiere con il Messico. Come riportato dal Corriere della Sera, i migranti sono pronti a tutto per raggiungere gli Stati Uniti d’America, con la povertà e la miseria che hanno spinto migliaia di donne, uomini e bambini a tentare un viaggio di fortuna per avere una nuova vita. Ma Donald Trump è stato chiaro: ha chiesto al collega honduregno di bloccare la marcia dei migranti e di farla tornare indietro, altrimenti “non sarà più concesso, immediatamente e concretamente, denaro o altro tipo di aiuto”. C’è stato un contatto tra Mike Pence, vice presidente statunitense, e Jimmy Morales, presidente del Guatemala: nonostante gli avvertimenti del governo di Tegucigalpa, i migranti non hanno interrotto il cammino.

MESSICO INVIA L’ESERCITO AL CONFINE

“Dobbiamo arrivare negli Stati Uniti, in Honduras c’è corruzione e noi siamo morendo di fame”, la testimonianza di alcuni migranti ai microfoni di Publinews. E ora la carovana di 4 mila persone è diretta verso il Messico, come dicevamo: tra loro ci sono donne, anziani, neonati e bambini, dormono in rifugi improvvisati e mangiano solo il cibo offerto loro dai volontari. Come sottolineato dalla stampa locale, il Messico è pronto a contenere la marcia: schierati centinaia di agenti di polizia al confine meridionale, nessun compito di “repressione” come sottolineato dal capo della polizia Manelich Castilla. Alfonso Navarrete, ministro dell’Interno messicano, ha spiegato che verranno respinti “tutti i tentati di pressioni per cambiare le leggi, non abbiamo alcuna intenzione di farlo”. Ingresso che verrà negato, dunque, a tutti coloro che sono sprovvisti di documenti: non tutti potranno usufruire dello status di rifugiato.