Nel 1994, quando i rapporti tra Israele e Giordania erano ben altri, l’allora re Husain nell’ambito dell’intesa di pace, concesse per 25 anni l’affitto a Israele dei terreni di al Baqura e al Ghamr. Si trattava di due zone occupate dall’esercito israeliano durante la vittoriosa guerra dei sei giorni del 1967 all’estremità settentrionale della linea di confine situata nella zona del lago di Tiberiade, che i soldati di Gerusalemme non avevano più abbandonato. Si tratta di pochi chilometri quadrati e l’accordo di pace firmato finalmente nel 1994 prevedeva che rimanessero sotto la sovranità giordana ma con un uso privato di Israele, dall’illimitata possibilità di accesso alla circolazione nell’area. Nell’accordo la clausola che prevede di informare Israele dell’intenzione di non rinnovare il contratto un anno prima della scadenza, cioè l’anno prossimo, altrimenti scatta un rinnovo automatico. L’attuale re Abdullah, pressato dall’opinione pubblica e dai partiti politici ha comunicato oggi a Tel Aviv l’intenzione di non rinnovare più il contratto, ma Israele non sembra intenzionata a molare i territori tanto facilmente. (agg. di Paolo Vites)
GIORDANIA VS ISRAELE: I TERRITORI CONTESI
Dopo lo spostamento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, il crollo delle relazioni diplomatiche dello Stato di Israele con i vicini Paesi arabi, anche quelli storicamente più “neutrali” e “disponibili” ad accordi con lo Stato Ebraico, è sempre più evidente. La novità che pone ancora una volta un possibile focolaio nel già caotico Medio Oriente arriva dalla Giordania, con il Re Abdullah II che ha da poco annunciato di non voler rinnovare parte del trattato di pace firmato con Israele nel 1994. In quello storico accordo tra i due Paesi, venivano dati a Tel Aviv i terreni di al Baqura e al Ghamr per 25 anni, alla scadenza dei quali (nel 2019, ndr) si dovevano rinegoziare i dettagli in base all’evoluzione storica, politica ed economica delle due nazioni mediorientali. Ebbene, il Re giordano è sempre più “spinto” dalla crescente pressione in casa di di partiti, attivisti e sindacati che vedono lo Stato di Israele come il fumo negli occhi, specie dopo la “forzatura” americana di spostare la sede dell’ambasciata nella “Capitale Gerusalemme”. Da Amman la comunicazione dello stralcio di quei due passaggi importanti è giunto oggi, con Netanyahu che però ancora non sembra voler “cedere” tanto facilmente, almeno senza provare un nuovo approccio diplomatico.
SCONTRO GIORDANIA-ISRAELE: LE RICHIESTE DI RE ABDULLAH II
I due territori della contesa si trovano nella Valle del Giordano (Al-Baqoura) e vicino al Golfo di Aqaba (Al-Ghumar), due villaggi strategici che Amman ritiene fondamentali per la piena sovranità del territorio. A livello storico, ricorda la Stampa questa mattina, quei territori sono stati conquistati da Israele nella sanguinosa guerra del 1948-1949, con la componente palestinese della popolazione che però li considera parte integrante della Palestina. Sono circa 5 milioni di abitanti palestinesi in Giordania e la sfida tutta interna con Israele è purtroppo ancora una vicenda tutt’altro che sopita, specie dopo gli scontri e le morti degli ultimi mesi. «Sono i cima alla lista della nostre priorità», ha scritto su Twitter il re Abdullah II in merito ai due punti del Trattato di Wadi Arabah, uno dei documenti storici mediorientali più importanti visto che riguarda un accordo tra Israele e uno Stato arabo (pratica non molto semplice, come si può intuire facilmente). Come riporta l’Agi, «Il trattato di pace prevede che i due territori, di pochi chilometri quadrati, siano sotto la sovranità giordana ma con il diritto di uso privato da parte di Israele, compresa la libertà illimitata di ingresso, uscita e circolazione nell’area».