Pezzi del corpo di Jamal Khashoggi sono stati ritrovati nel giardino del consolato saudita di Istanbul. Un episodio che assume contorni sempre più inquietanti, come un film di 007 girato male. In realtà qui in occidente nessuno ha fatto luce fino in fondo sul personaggio: non ci si spiega infatti come mai un uomo definito da tutti oppositore del regime saudita possa essere entrato tranquillamente in un suo consolato senza nulla temere. Chi era Khashoggi veramente ce lo spiega invece il giornalista egiziano Sherif el Sebaie in questa conversazione.



Tra i tanti misteri di questa storia, c’è il fatto di come sia possibile che un uomo che era definito nemico del regno saudita possa essere entrato in un suo consolato per sbrigare una pratica burocratica. Lei che idea si è fatto?

Va detta una cosa: Khashoggi aveva una chiara simpatia per l’islam politico, in particolare per i Fratelli musulmani. Da giovane era anche stato un sostenitore di al Qaeda, anche se qui stiamo parlando di quel periodo storico in cui l’organizzazione era sostenuta dagli Stati Uniti nella lotta contro i sovietici in Afghanistan.



Adesso invece?

I Fratelli musulmani fin dagli anni 50 avevano in Arabia un rapporto privilegiato con la famiglia reale, che era contrapposta, ad esempio, al governo socialista di Nasser in Egitto. Adesso l’agenda di Riad è cambiata orientandosi verso il riformismo e i Fratelli musulmani non ne fanno più parte, anzi sono considerati un ostacolo. 

Khashoggi invece era ancora legato a loro?

Khashoggi da alcuni anni aveva cominciato a esternare contro la famiglia reale, ma attenzione: lui non si considerava un oppositore, ma uno che dispensava consigli. Non si sentiva perseguitato.

Quindi?



La verità è che lui ha avuto un ruolo internazionale di primo piano lavorando per anni a fianco della famiglia reale, aveva amicizie altolocate. Immaginava probabilmente di essere protetto.

Questo però ci dice di una situazione interna saudita che non è del tutto sotto il controllo di una sola autorità.

Che in Arabia ci sia uno scontro nelle alte sfere del potere lo dimostra quello che è successo alcuni mesi fa, quando il principe Salman ha messo agli arresti ministri e principi. 

Invece di quello che è successo quella sera nel consolato nessuno sa dire niente di preciso: pensa che possa essere stato un interrogatorio sfuggito di mano?

Forse anche un tentativo di riportarlo in Arabia. Ci sono stati almeno tre casi di persone che hanno denunciato o che si pensa siano state riportate in Arabia, una delle quali ha detto di essere stata drogata.

Ci fu anche il famoso caso del primo ministro libanese “trattenuto” contro la sua volontà.

Cosi si dice. Io penso che quello di Khashoggi sia stato un caso di estradizione forzata che è poi degenerato. Una situazione in cui qualunque cosa può sfuggire di mano, basta una dose di sonnifero in più. 

Che conseguenze potrà avere questo episodio in Medio Oriente? E come giudica il comportamento di Erdogan?

I paesi arabi dal Kuwait agli Emirati Arabi sostengono tutti Riad. Anche l’Egitto. La Turchia invece è da tempo che è in conflitto con l’Arabia per via del tentativo di Erdogan di assumere la leadership mediorientale. Lo stesso Khashoggi voleva far partire dalla Turchia una iniziativa per influenzare il Medio Oriente. Tra l’altro la Turchia dice di avere le prove di quanto successo ma fino a oggi non le ha rese pubbliche.

Anche Trump sostiene i sauditi.

Trump ha ribadito più volte che l’Arabia è un alleato imprenscindibile dell’area e ha menzionato onestamente che gli Usa hanno accordi miliardari per la vendita di armi a cui non possono rinunciare.

Come pensa si concluderà questa storia?

Credo che ci siano i segnali che tutto sarà dimenticato presto, sia da quello che si evince da Trump che dalle ultime dichiarazioni da parte dell’Arabia. Non credo si andrà oltre,a perché gli equilibri geopolitici che sono in gioco sono di importanza capitale.

(Paolo Vites)