A un anno dalla morte del presidente Hugo Chavez, il Venezuela attraversa una grave crisi politica ed economica. Abbiamo assistito in queste settimane alle manifestazioni duramente represse degli studenti contro il carovita e l’insicurezza nelle strade, ieri centinaia di oppositori del governo di Nicolas Maduro sono scesi in piazza portando così il numero totale delle vittime a 29.
Francisco Coello, sociologo e professore all’Università Cattolica di Caracas, commenta la situazione economica e il suo impatto sociale a un anno dalla morte del presidente venezuelano.
Qual è la situazione generale in Venezuela a un anno dalla morte di Chavez?
È abbastanza complessa, cercherò di fare un riassunto delle cose più significative.
L’economia è in stagflazione ( recessione con inflazione alta ), disoccupazione o lavoratori precari, carenza di beni essenziali ( il governo ha appena annunciato un programma di razionamento per i supermercati controllati dallo Stato ), aziende chiuse, deflussi di capitali stranieri, la produzione degli alimenti è scesa a causa della nazionalizzazione delle aziende agricole e dell’azienda più importante per la fornitura di sementi o altri prodotti agroindustriali (Agroisleña, ora Agropatria). Paralizzata la discussione dei contratti collettivi, i sindacati che non sono simpatizzanti del governo non vengono accettati.
In materia di sicurezza nelle città abbiamo un indice di omicidi tra i più alti al mondo, come evidente da una semplice lettura dell’Osservatorio Venezuelano della Violenza (Observatorio Venezolano de Violencia, OVV), dove ci si può rendere conto di persona di questa tragedia, qui debitamente documentata.
I pubblici poteri sono sottomessi al Governo e al PSUV (Partido Socialista Unido de Venezuela).
Imprenditori e giovani professionisti emigrano verso Paesi dove possano trovare sicurezza e una società normale che valorizzi il loro lavoro.
La libertà di stampa è limitata a causa dell’appropriazione dei canali radio-televisivi dello Stato, come se fossero del PSUV, dell’autocensura da parte degli altri canali per paura di rappresaglie e dell’acquisto, mediante alcuni candidati del governo, dell’unico canale indipendente, Globovision. Con serie difficoltà, per i giornali indipendenti, a giocare un ruolo (alcuni hanno già smesso di circolare).
Inspiegabile ingerenza del Governo cubano in aree chiave dello Stato venezuelano, dalla sicurezza e la difesa fino ai notariati.
Il PDVSA (Petroleos de Venezuela, Sociedad Anonima) è in una situazione di stasi operativa e finanziaria e, in più, gran parte della produzione petrolifera viene data sotto costo, o addirittura regalata,a d altri paesi, soprattutto a Cuba. Quindi, il governo, in uno scenario in cui il petrolio è a 100 dollari al barile, non ha disponibilità di valuta per sostenere l’economia basata su importazioni che ha promosso in tutti questi anni.
Nelle ultime settimane , le proteste di studenti, cittadini e leader politici sono state represse con violenza, più di venti persone uccise, migliaia di feriti e centinaia di arresti.
Lei ha definito Chavez come un “leader carismatico” che ha impedito l’emersione di nuovi leader, diversamente da quanto successo tra le forze dell’opposizione. Cosa è rimasto del “chavismo” dopo la morte del leader carismatico? Quali sono i possibili cambiamenti di scenario proposti in Venezuela da parte del governo?
Qualsiasi prospettiva carismatica è preclusiva, impedisce lo sviluppo di generazioni di rilievo, l’ossigenazione dei partiti politici. La migliore dimostrazione di ciò sta nelle figure più rappresentative delle forze di governo di adesso. Maduro è un uomo molto politicizzato e ideologico, però non è un politico. Non capisce le parole chiave della politica: dibattito, trattativa, accordi, consensi. Se a questo aggiungiamo la funzione di “consiglieri” dei Castro, c’è poco da sperare. Dall’altra parte, Cabello (il presidente dell’Asamblea Nacional, il Parlamento venezuelano , NdT) è un militare che ha occupato molti uffici pubblici, ma questo non fa di lui un politico, nessuna disponibilità al dialogo, un discorso guerrafondaio e frasi banali su imperialismo, fascismo….
Da venezuelano, la mia speranza è che, nella crisi che imperversa (mi riferisco allo scenario che ho illustrato poc’anzi, di cui le proteste sono il sintomo), emergano anche dalle forze di governo leader con una visione più civile e moderna dell’attività politica, dando inizio a un periodo di trattative e accordi.
Dal punto di vista socio-economico, il regime di Chavez ha portato effettivi benefici ai più poveri? Come viene visto il “chavismo” dalle classi meno abbienti? Ci sono altre ragioni per cui hanno appoggiato Chavez per tutto questo tempo?
Le cosiddette Missioni sono programmi sociali, molti dei quali operativi anche in altri Paesi, sotto diversa denominazione. I problemi derivano da carenze tecniche (poca preparazione e professionalità nella loro implementazione), dal clientelismo (le Missioni non sono state viste come un sistema per uscire dalla povertà), dalla loro sostenibilità (esse dipendono dai prezzi alti del petrolio) e dal non aver considerato che qualsiasi programma sociale è solo un palliativo e un supporto per arrivare alla soluzione di fondo, ossia creare “occupazione di qualità” da parte delle imprese.
Tuttavia, queste missioni hanno fatto fluire considerevoli quantità di denaro (in aiuti diretti) o servizi, che hanno indubbiamente rappresentato un aiuto, ben accolto, per i settori più disagiati. Anche il candidato dell’opposizione, Capriles, durante la sua campagna ha affermato che non avrebbe eliminato questi programmi sociali, ma li avrebbe perfezionati e che essi sarebbero stati progressivamente limitati con la crescita effettiva dell’economia.
Anche in precedenza, parte dell’elettorato sostenitore del governo ha avuto un forte legame emotivo con Chavez, come con tutti i leader carismatici e, inoltre, lo Stato ha impiegato e impiega tuttora risorse consistenti in un’attività permanente di propaganda. A ciò vanno aggiunti anche errori nel progetto politico dell’opposizione, corretti poi progressivamente in questi ultimi anni,
Pare si stiano aprendo delle crepe anche tra i sostenitori del governo contro la durezza della repressione e la grave crisi economica che colpisce il paese. È possibile che l’opposizione possa trarre vantaggio da questa situazione, proponendo una via d’uscita democratica e un governo stabile per il Paese?
Per ora , i dati dicono che l’opposizione non sta capitalizzando questa insoddisfazione di settori governativi, d’altra parte, però, l’elettore che appoggia il governo non risponde al suo appello alla violenza. Se si vanno a rivedere le immagini delle manifestazioni, si nota che da una parte ci sono studenti, cittadini e militanti di partiti politici, ma dall’altra ci sono guardie nazionali e gruppi paramilitari. Non ci sono cittadini sostenitori del governo pronti allo scontro: questo è un messaggio molto importante tanto per il governo quanto per l’opposizione. La mia opinione è che ci sono ancora margini di manovra per porre la politica al di sopra della violenza e degli interessi stranieri (specialmente il governo di Cuba) e raggiungere di comune accordo una soluzione.
Ci sono interferenze straniere nel paese, da parte di chi e a favore di chi?
È evidente che gli occhi e l’interesse di molti siano puntati sul Venezuela. Cina e Russia hanno interessi di diversa natura, però ciò che è evidente è la esagerata ingerenza del governo cubano. Il governo venezuelano ha permesso la sua interferenza in settori che vanno dalla sicurezza e difesa dello Stato, l’amministrazione dei porti, fino ai notariati.
Qual è e quale può essere in Venezuela il ruolo, non solo della gerarchia della Chiesa Cattolica, ma dei cattolici in generale?
La Chiesa ha avuto un atteggiamento molto attivo e responsabile, ha fatto dichiarazioni di enorme valore per orientare l’opinione pubblica e richiamare l’attenzione sui rischi che il Paese corre. Man mano che si andrà avanti, l’importanza della Chiesa aumenterà ed è possibile che essa svolga un ruolo chiave come mediatore.
Noi cattolici dobbiamo essere coerenti con le nostre convinzioni, rispetto alla vita, alla ricerca della pace, al rispetto dell’altro e a preservare la libertà.