Jamal Khashoggi, il giornalista saudita scomparso in Turchia, è stato ucciso nel consolato del suo Paese a Istanbul? Ne sono convinti i giornali americani, ma per il momento non ci sono prove al netto delle smentite ufficiali da parte del governo di Riyad. Come riportato da Il Post, il giornalista di Al Jazeera Jamal Elshayyal ha dichiarato che non sono circolate notizie su dove sarebbe il corpo di Khashoggi, che a quanto detto dal vicepresidente dell’AKP Yasin Aktay non è mai uscito dal consolato, ma ai giornalisti è stato riferito che “nei prossimi due o tre giorni si terrà un funerale”. Che Khashoggi temesse per la sua incolumità lo si evince anche dal fatto che prima di entrare al consolato saudita ha lasciato il suo cellulare alla compagna, la donna turca Hatice Cengi, dicendole di essere preoccupato che sarebbe stato trattenuto. A lei il giornalista ha detto di chiamare un politico turco del partito del presidente Recep Tayyip Erdogan, l’AKP, nel caso in cui non fosse uscito dall’edificio. La donna quattro ore dopo il suo ingresso ha chiamato la polizia. (agg. di Dario D’Angelo)
L’ARABIA SAUDITA RESPINGE LE ACCUSE
«Fake news, siamo in contatto con la Turchia per scoprire cosa sia successo»: Ryad non ci sta alle accuse piovute dai media turchi (che si fondano sugli inquirenti di Istanbul, ndr) e rilancia anche contro il Washington Post che stamane aveva scritto «è stato un omicidio premeditato». Il caso però resta misterioso, con il Guardian che annuncia come oggi in giornata Ankara trasmetterà pubblicamente le presunte prove in mano contro le autorità saudite presenti in consolato, dove sarebbe scomparso da giorni il giornalisti anti-regime. Solo qualche mese fa, Khashoggi scriveva proprio sul WP: «Ho lasciato la mia casa, la mia famiglia e il mio lavoro e sto facendo sentire la mia voce, altrimenti tradirei coloro che marciscono in prigione. Io posso parlare mentre tanti non possono».
GIORNALISTA SAUDITA UCCISO IN TURCHIA?
Da giorni proseguono le proteste in Turchia, ad Istanbul, per la scomparsa del famoso giornalista saudita assai critico del regime di Ryad: si chiama Jamal Khashoggi e da martedì scorso è scomparso letteralmente nel nulla dopo esser stato visto entrate nel consolato del suo Paese dalla città turca per poter sbrigare alcune pratiche burocratiche del suo divorzio. Stando a quanto la polizia turca ha spiegato anche questa mattina ai media, «il giornalista è stato ucciso nel consolato da una squadra che è venuta appositamente a Istanbul e che è tornata nello stesso giorno». Non solo, secondo gli inquirenti di Istanbul – coordinati dallo stesso Governo di Erdogan che sul caso delicato su livello diplomatico vuole vederci chiaro – Khashoggi non ha mai lasciato la missione diplomatica e la “squadra” di 15 uomini lo avrebbero giustiziato su ordine del governo saudita. Accuse gravissime che ovviamente dovranno essere confermate e spiegate dal consolato dell’Arabia Saudita, in teoria alleato di Erdogan (e degli stessi Stati Uniti, ndr).
KHASHOGGI CRITICO DEL REGIME DI RYAD
Come normale che sia, l’Arabia Saudita ha fin da subito negato ogni accusa e ieri è tornata smentire ogni circostanza sospetta all’interno del consolato: un gruppo di investigatori sauditi è arrivato in Turchia e sta lavorando con le autorità locali nelle ultime ore. In una intervista a Bloomberg, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha spiegato «Da quello che ho capito, è entrato ed è uscito dopo pochi minuti o un’ora, non ne sono sicuro. Siamo pronti a permettere al governo turco di venire a cercare nei nostri locali, non abbiamo nulla da nascondere. Sono molto preoccupato per quello che gli è successo». Jamal è un giornalista fortemente critico del governo-regime di Ryad non da ieri: «se quanto si riporta sulla morte di Khashoggi si rivelasse vero, sarebbe un fatto mostruoso e inspiegabile. Jamal era – e spero sia ancora – un giornalista impegnato e coraggioso. Scrive per amore del suo Paese», spiega il capo redattore Esteri Fred Hiatt del Washington Post, dove da mesi collaborava proprio Khashoggi prima della scomparsa di martedì scorso. Dagli States – che per il momento non confermano di avere notizie certe sul destino del giornalista saudita – il CPJ (Comitato per la protezione dei giornalisti) si dice «allarmato dai comunicati stampa secondo cui Jamal Khashoggi potrebbe essere stato ucciso all’interno del consolato saudita ad Istanbul».