NEW YORK — Jeff Sessions è l’ultima vittima immolata sull’altare del “Trumpismo”. L’Attorney General degli Stati Uniti d’America, in pratica significa il ministro della Giustizia, viene allontanato il giorno dopo le Midterm Elections. Lo sapete tra “fired” e “resigned”, tra cacciati e dimissionari (dove il confine è comunque arduo da identificare) quante teste importanti sono rotolate per sua mano nei 639 giorni di regno di King Donald? Cinquantacinque. Non solo “teste” ereditate dall’amministrazione Obama, come nel caso di Sally Yates, viceministro della Giustizia. Quelle esecuzioni potrebbero avere una ragione obiettiva o quantomeno politico-strategica. Per la maggior parte le teste capitolate sono di personaggi “hand picked”, scelti da Trump stesso e chiamati a ricoprire ruoli chiave della sua amministrazione. A partire da coloro che erano stati decisivi nell’inaspettata trasformazione del discusso e discutibile businessman in politico – Steve Bannon in primis, rimasto in sella come Chief Strategist per soli 221 giorni. E poi uno stormo di consiglieri, l’ambasciatrice alle Nazioni Unite, il responsabile della Protezione ambientale, quello della Salute pubblica (Surgeon General), il capo del personale, il direttore delle Comunicazioni, l’addetto stampa e perfino il capo degli uscieri della Casa Bianca, il direttore dell’Homeland Security, il direttore degli Affari legislativi, il segretario di Stato (ministro degli Esteri), capo e vicecapo dell’Fbi …
“L’onda blue” che i Democratici volevano non c’è stata, ma Trump qualche ferita da leccarsi ce l’ha. Al di là del “tradimento elettorale” (magari contingente e temporaneo) di alcuni Stati, Trump perdendo la Camera ha perso la corazza che finora gli ha permesso di evitare danni da un vero confronto con la giustizia. Far fuori Sessions, di fatto emarginato già da tempo, non risolve certo il problema, ma manda un segnale: Trump prima spara poi intima l’altolà. Che piaccia o no questa è la vita, politica e non, nell’America di oggi. Due anni fa il popolo americano è stato chiamato a scegliere tra una faziosa paladina dell’ideologia dei tempi moderni travestita da fatina buona, e l’improbabile reincarnazione di uno dei tanti eroi del far west. E ha scelto il far west.
Ho più volte scritto come, pur con tutta la sua signorilità (soprattutto se lo paragoniamo a Trump), Obama è stato il presidente che ha messo la quinta ad un processo di trasformazione ideologica comunque storicamente inevitabile. La velocità con cui si è proceduti alla revisione ed al ribaltamento di quel che erano comuni certezze e comuni valori a favore dei nuovi ha lacerato il tessuto sociale. In mezzo alle mille contraddizioni che ci caratterizzano, tra guerre e instabilità economica, povertà e buco nero della sanità, attraverso le battaglie sulle cellule staminali, il porto d’armi, l’omosessualità, la transessualità, l’immigrazione, privilegi e svantaggi delle minoranze di ogni tipo, il nostro mondo si è spaccato in due. Dietro la facciata della tolleranza si è di fatto attuato un disconoscimento di quelli che la pensano diversamente. Su un fronte e sull’altro. Niente dialogo, solo incomprensione preconcetta, ostilità e quindi violenza di pensiero. Quantomeno di pensiero! è l’effetto è devastante perché questo paese che ha fatto in due secoli e mezzo più di quanto tanti hanno fatto in due millenni è cresciuto come quei pini del Nord Italia che non ci sono più: belli, alti, ma con radici deboli.
Venticinque anni fa – ma che dico, quindici, dieci – questa cattiveria non abitava qui.
Sicuro che anche allora, soprattutto tra gli uomini e le donne della politica, si combattevano battaglie meschine e feroci. Ma tra la gente comune no. Mille problemi, certamente, ma chi avrebbe mai pensato di potersi trovare in mezzo ad altri e vergognarsi di esprimere il proprio pensiero, le proprie simpatie politiche, il proprio voto? Oggi è cosi.
C’è tutto un senso della vita da reimparare. Ce la faremo?
L’America ha sbagliato spesso. Ci ha messo appena un secolo dalla nascita a quasi auto-distruggersi con una guerra civile che si mangiò 600mila dei suoi figli.
Ma l’America è anche giovane, e i giovani hanno energia per riprendersi. Basta trovare una radice più profonda delle proprie opinioni. God Bless America.