Il portavoce del movimento terrorista di Hamas esulta come se avessero vinto definitivamente la guerra sulla Striscia di Gaza: «dimissioni di Lieberman sono una ammissione della sconfitta e dell’incapacità di affrontare la resistenza palestinese, ed è una vittoria politica per Gaza che è riuscita nella sua risolutezza e ha provocato un terremoto politico tra le fila dell’occupazione» ha spiegato Sami Abu Zuhri. Come giustamente annota il Foglio nell’analisi di Rolla Scolari, la decisione dell’ex potente Ministro non sono da leggere unicamente come un attacco-scontro con il premier Netanyahu: il partito di Lieberman è riuscito a superare nelle ultime elezioni politiche lo sbarramento al 4% di poco (ha preso il 6%) e l’onda di appoggio della Russia (l’ex titolare della Difesa israeliana è nato e cresciuto in Moldavia, ndr) si è via via spento tanto da portare notevoli difficoltà interne al Parlamento per l’ala radicale di Lieberman. Con questa mossa politica prima ancora che militare, il leader di Yisrael Beiteinu vuole sparigliare le carte e provare e rimettere in discussioni gli equilibri interni della maggioranza a Gerusalemme, già piuttosto in subbuglio per la mai doma situazione sulla Striscia di Gaza.
SI È DIMESSO IL MINISTRO DELLA DIFESA LIEBERMAN
Ora è ufficiale, dopo le “minacce” delle scorse ore: il Ministro della Difesa in Israele, il potente Avigdor Lieberman, si è dimesso dopo la tregua siglata dallo Stato Ebraico con i terroristi di Hamas nell’ennesimo scontro scoppiato negli ultimi tre giorni sulla Striscia di Gaza. Una decisione clamorosa che mette nell’angolo il premier Benyamin Netanyahu e punta dritto ad un possibile “ribaltone” politico in Israele, impegnato nello stesso tempo a tener fermi i confini dagli attacchi di palestinesi e iraniani. «Quello che è successo ieri – ha spiegato l’ormai ex Ministro della Difesa, durissimo anche in passato nella intransigente lotta sulla Striscia di Gaza – è stato una resa al terrorismo. Non c’è altro significato». Non solo, durante la conferenza stampa alla Knesset questa mattina lo stesso Lieberman ha riferito che anche i membri del suo partito (lo Ysrael Beitenu) lasceranno con dimissioni il Governo Netanyahu nelle prossime ore, chiedendo ufficialmente elezioni anticipate nei prossimi mesi. «Dopo la resa inaccettabile al terrorismo con la tregua di Gaza, C’è una mancanza di chiarezza nella visione politica e della sicurezza dell’attuale governo ed è ora di presentare la data delle elezioni».
CAOS ISRAELE DOPO TREGUA SULLA STRISCIA DI GAZA
Dalla Striscia arrivano i primi commenti entusiasti dell’uscita di scena di uno dei più acerrimi nemici, Avigdor Lieberman «questa è una vittoria per Gaza», sentenzia Hamas dopo che nelle scorse ore si è rischiato una delle guerre civili più sanguinose degli ultimi anni nata da un’operazione segreta del Mossad scoperta dai miliziani palestinesi con conseguenze scontro a fuoco e vittime. «Quanto accaduto ieri con il cessate il fuoco con Hamas è una capitolazione davanti al terrore. Non vi sono altre parole. Ci compriamo una calma a breve termine al prezzo di una insicurezza a lungo termine», ha ribadito ancora una volta Lieberman davanti ai cronisti assiepati in Parlamento israeliano, non prima di precisare «I due punti di svolta che mi hanno spinto alle dimissioni – ha spiegato – sono stati il trasferimento ad Hamas di 15 milioni di dollari da parte del Qatar e questo significa che abbiamo versato soldi ai terroristi e la tregua di ieri dopo che loro hanno sparato 500 razzi». Sapere ora cosa accadrà nei prossimi mesi a livello politico e sociale risulta alquanto difficile, di certo i due principali leader di quella fascia di Medio Oriente – Netanyahu e Abu Mazen – con le ultime scelte di Hamas e oggi di Lieberman si “risvegliano” se possibile ancora più deboli e senza il completo polso della situazione in mano.