In Cambogia, un tribunale ha condannato all’ergastolo con l’accusa di genocidio gli ultimi due ex Khmer Rossi. Entrambi anziani, erano già stati condannati al carcere a vita per le numerose scomparse e le deportazioni avvenute durante il loro sanguinario regime guidato da Pol Pot, tra il 1975 e il 1979. Come riporta l’agenzia di stampa Ansa, Nuon Chea (92 anni) e Khieu Samphan (87 anni), ultimi due leader dei Khmer Rossi ancora in vita, non si sarebbero mai realmente pentiti degli indicibili crimini commessi contro l’umanità e che hanno segnato una delle pagine più cupe della storia mondiale. Per la prima volta però, sono stati ritenuti colpevoli anche del reato di genocidio con riferimento ai massacri della minoranza vietnamita e di quella musulmana Chan, solo una parte delle 1,7 milioni di vittime del sanguinario regime di Pol Pot. Nel corso della lettura della sentenza, il giudice ha elencato tutti i terribili crimini commessi, ovvero omicidi, sterminio, schiavitù, torture, deportazioni, persecuzioni razziali e religiose, stupri, matrimoni forzati. Entrambi i due anziani ex leader hanno ascoltato in aula il loro verdetto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
PRIMA CONDANNA PER GENOCIDIO AI DUE LEADER KHMER ROSSI
Dopo oltre 40 anni viene riconosciuto per la prima volta in una condanna penale il genocidio perpetrato dai criminali Khmer Rossi contro il popolo di Cambogia: la caduta del regime tanto breve quanto brutale di Pol Pot ha segnato una delle pagine più orrende della storia moderna del Novecento. Dal 1977 e il 1979 l’eliminazione fisica della popolazione perpetrata dalla dittatura comunista cambogiana è stata “silenziata” per tanti anni dalla cultura e stampa di sinistra: oggi però, con la condanna dei due “sicari” e collaboratori più importanti del dittatore Pol Pot – Nuon Chea, 92 anni, e Khieu Samphan, 87 anni – si prova a recuperare il terreno della verità storica per troppo tempo colpevolmente taciuta. Un tribunale cambogiano riconosciuto dall’Onu ha condannato gli ultimi due leader Khmer Rossi all’ergastolo per «omicidio, sterminio, resa in schiavitù, deportazione, incarcerazione, tortura, persecuzione per motivi religiosi, razziali e politici, sparizioni forzate e stupro di massa attraverso il programma statale dei matrimoni forzati», riporta Repubblica dopo la sentenza storica riconosciuta dalla Comunità Internazionale.
CAMBOGIA, GENOCIDIO RICONOSCIUTO (CON RITARDO)
Nuon Chea era il braccio destro più a stretto contatto di Pol Pot nonché vero ideologo della follia comunista applicata con un misto di Stalin, Lein e Mao Tse Tung: Samphan invece era il capo di Stato in Cambogia quando vennero commessi crimini contro l’umanità per 1,7 milioni di vite spezzate (e riconosciute solo 20 anni dopo). Il Tribunale speciale per i Khmer Rossi è stato istituito nel 2006, con un accordo tra Cambogia e Nazioni Unite, proprio per provare a dare le giuste sentenze a chi per troppo tempo era rimasto impunito anche dopo la fine dell’Unione Sovietica e della cortina di ferro. Quello di oggi è il primissimo riconoscimento con la dichiarazione di genocidio che viene imputato a due Khmer Rossi dopo la fine della dittatura di Pol Pot: nello specifico, come spiega l’Agi, Nuon Chea viene riconosciuto responsabile del genocidio contro la minoranza vietnamita, di ex funzionari Khmer e della minoranza musulmana dei Cham. Il suo “compare” invece è stato condannato per il genocidio dei vietnamiti ma assolto per lo sterminio dei Cham. Condanne giuste, corrette e dopo un lungo processo: ecco, peccato siano arrivate giusto con 20-30 anni di ritardo sulla tabella di marcia della verità storica..