Lo scatto che la ritraeva in condizioni pietose, col suo corpo scheletrico offerto all’obiettivo del reporter, aveva fatto il giro del mondo dopo essere stato pubblicato dal New York Times e a distanza di alcuni giorni si apprende che anche la piccola Amal Hussain ce l’ha fatta: la bimba di 7 anni, ricoverata in un centro sanitario e poi tornata a casa, è morta a causa della fame e della denutrizione tipica di molti dei suoi coetanei costretti oggi a crescere nello Yemen, in un campo profughi del Paese asiatico e rappresenta solo l’ennesimo caso, forse uno dei pochi noti, della tragedia umanitaria in atto in una zona del mondo martoriata da una guerra che Iran e Arabia Saudita combattono “per procura” da circa tre anni. Secondo fonti delle Nazioni Unite, sarebbero quasi 2 milioni i bimbi yemeniti che versano nelle condizioni della povera Amal, e tanti sono quelli che muoiono ogni giorno nel silenzio del mondo occidentale. (agg. di R. G. Flore)



AMAIL HUSSAIN E’ MORTA

Amal Hussain è morta: a soli 7 anni, la bambina diventata qualche tempo fa, a sua insaputa, il simbolo della lunga e sanguinosa guerra che si combatte in Yemen e che sta provando una vera e propria emergenza umanitaria non ce l’ha fatta, stroncata da fame e denutrizione nel campo profughi in cui viveva assieme alla sua famiglia. La bambina infatti è tuttavia solamente l’ultima di centinaia di migliaia di vittime di cui i media occidentali praticamente non parlano mai e che vede la popolazione dello Yemen inerme, stretta tra due fuochi, ovvero l’Arabia Saudita e l’Iran che si fronteggiano da tempo col supporto ciascuno dei propri partner occidentali. “Il mio cuore adesso è infranto” ha detto Mariam Ali, la madre di Amal e che adesso si trova a dover cercare dalla stessa sorte della bimba gli altri suoi figli.



LO SCATTO DEL NEW YORK TIMES

La vicenda di Amal Hussain era divenuta di pubblico dominio grazie a un reportage nello Yemen realizzato dal New York Times e in cui campeggiava la foto della piccola col suo corpicino ridotto a uno scheletro e gli occhi nel vuoto. Quello scatto è diventato ben presto il simbolo di un conflitto praticamente “rimosso” e di cui molti neppure sono a conoscenza ma che tocca ben 1,8 milioni di bambini: quando il fotografo premio Pulitzer Tyler Hicks aveva realizzato quello scatto, Amal si trovava in un centro sanitario di Aslam, e già versava in gravi condizioni nonostante il personale della struttura cercasse di prendersi cura di lei dandole del latte. A differenza della madre, ricoverata in quei giorni anche lei, Amal però non ce l’ha fatta, costretta alle dimissioni dato che mancavano i posti per ricoverare pazienti in condizioni più gravi di lei. Da lì, il ritorno a casa dove la bambina è spirata a soli 7 anni, nel silenzio generale se non fosse stato per quel pietoso scatto su cui spesso si era interrogato sulla legittimità anche lo stesso autore.