Prosegue lo scontro fra i giudici degli Stati Uniti e l’amministrazione Donald Trump. Nelle ultime ore, come potete leggere qui sotto, due uomini della legge hanno emesso delle ordinanze che hanno di fatto bocciato alcune recenti mosse del tycoon a stelle e strisce. Prima è stato bloccato il divieto di richiesta di asilo, poi è stata ordinata la scarcerazione pressoché immediata di alcuni detenuti iracheni. Su questa seconda vicenda è ancora attesa la reazione della Casa Banca, che si è però espressa invece sul tema della richiesta d’asilo, dicendo di volersi opporre alla decisione del giudice californiano. Secondo la portavoce della White House, Sarah Sanders, la sentenza sarebbe «contraria alla legge federale, alla discrezione dell’attorney general e del segretario alla sicurezza interna». La stessa ha poi aggiunto, commentando la decisione del giudice: «Un altro esempio di giudici attivisti che impongono le loro preferenze per una politica dei confini aperti, rifiutata dalla stragrande maggioranza del popolo americano, e interferisce con l’autorità della branca esecutiva per amministrare il sistema dell’immigrazione in modo da assicurare la sicurezza nazionale e il ruolo della legge». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



TRUMP “BOICOTTATO” DAI GIUDICI

I giudici si stanno mettendo di traverso al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Dopo che Jon S. Tigar di San Francisco, ha bocciato la norma introdotta dallo stesso tycoon in merito ai richiedenti d’asilo, è arrivato un altro “avviso”, questa volta da parte di un collega del Michigan. Come riportato dai principali organi di informazione online, il numero uno degli USA dovrà rilasciare più di 100 detenuti iracheni, che sono detenuti da più di sei mesi, in attesa di espulsione. Secondo il giudice il governo ha agito in maniera ignobile anche perché ha presentato delle dichiarazioni “palesemente false”. Stando a quanto sostenuto da Mark Goldismith (il giudice in questione), nel 2017 le autorità degli Stati Uniti avevano detenuto una serie di cittadini iracheni, combattendo la lotta all’immigrazione: su di loro pendeva un ordine di espulsione da anni per attività criminali precedente, ma agli stessi era stato comunque consentito di rimanere nel territorio degli Stati Uniti. Entro 30 giorni i suddetti dovranno essere rilasciati a meno che non si dimostri un valido motivo per trattenerli. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



GIUDICI SFIDANO TRUMP: NO AL DIVIETO D’ASILO

Un giudice federale ha messo i bastoni fra le ruote al presidente Donald Trump, in tema di immigrazione. Sulla questione della nota carovana che ormai da settimane è in viaggio dall’Honduras e dall’America centrale, per raggiungere il confine fra Stati Uniti e Messico, è intervenuto il giudice Jon S. Tigar di San Francisco, che ha ordinato l’amministrazione di accettare le domande di asilo presentate dai migranti, senza prendere in considerazione il luogo dove le stesse sono state presentate. L’uomo della legge è intervenuto dopo che lo scorso 9 novembre, pochi giorni fa, il presidente americano aveva vietato l’accettazione di richieste d’asilo se queste non fossero state presentate a un punto di ingresso ufficiale negli Stati Uniti. In poche parole, il tycoon vietata l’ingresso a tutti gli irregolari, favorendo invece l’entrata legale. L’uomo più potente al mondo si era “giustificato” dicendo di voler proteggere il suolo americano, invocando i poteri a lui conferiti.



GIUDICI CONTRO TRUMP

Ovviamente si trattava di una norma pensata per respingere i migliaia di migranti che hanno raggiunto, o che stanno per raggiungere, il confine messicano, e che puntano ad entrare nel territorio a stelle e strisce per trovare fortuna. «Qualunque sia l’autorità del presidente – le motivazioni della sentenza del giudice di San Francisco, come riporta l’edizione online di Repubblica non può riscrivere le leggi sull’immigrazione facendo passare norme che il Congresso ha espressamente condannato». A questo punto si attende il ricorso da parte della stessa Casa Bianca, altrimenti i migranti potranno tranquillamente presentare domanda di asilo negli Stati Uniti. Il giudice ha emesso un provvedimento restrittivo temporaneo accogliendo il ricorso presentato dall’American Civil Liberties Union e dal Center for Constitutional Rights, che subito si era appellata contro la decisione di Trump di inizio mese. E’ attesa altresì la controreplica del presidente USA che senza dubbio non sta vivendo un periodo troppo fortunato.