Secondo la premier May l’accordo sulla Brexit è «un’ampia, profonda, ambiziosa e flessibile relazione, un brillante futuro per il Regno Unito»: secondo il leader del Labour Jeremy Corbyn invece questo accordo tra Londra e l’Unione Europea «è una Brexit bendata, senza garanzie e dunque da respingere assolutamente». La discussione in Parlamento è stata piuttosto tesa e non sono mancati momenti di difficoltà del Governo che tenta in tutti modi di convincere il proprio stesso gruppo alla Camera (con gli Hard-Brexit che ormai puntano a voler sfiduciare la Premier Theresa May) oltre che parte dell’opposizione. Il nodo intanto che rimane ancora irrisolto è quello di Gibilterra: la Spagna “punta i piedi” e minaccia infatti di votare contro la bozza Ue-Uk se non verrà chiaramente specificato che lo status della Rocca non rientra negli accordi. Il primo ministro Fabian Picardo ha spiegato, riferendo in Parlamento: «Nonostante le voci che si sono rincorse circa l’occasione, la migliore negli ultimi 300 anni, offerta dalla Brexit alla Spagna per acquisire sovranità, anche solo parzialmente, sul nostro territorio, chiariamo che Gibilterra, a dispetto di tutto, sarà parte integrante di qualsiasi accordo, se mai verrà raggiunto, che riguardi l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea».



MAY: “STOP LIBERTÀ DI MOVIMENTO”

In questi minuti la Premier Theresa May sta difendendo davanti al Parlamento riunito a Londra i dettagli dell’accordo tra Regno Unito e Unione Europeo raggiunto nelle scorse ore tra i negoziatori della Brexit. Parlando alla Camera di Comuni, il primo ministro Tory ha spiegato che questo accordo «metterà una volta per sempre fine alla libertà di movimento, alla giurisdizione della Corta europea sul Regno Unito e all’invio di vaste somme di denaro verso Bruxelles e che onora la volontà espressa dal popolo britannico nel referendum in vista dell’uscita dall’Ue il 29 maggio 2019». Allo stesso tempo, la Premier May ha assicurato che nella nuova bozza – che discuterà ancora con il Presidente della Commissione nel weekend – verranno preservati la cooperazioni coi 27 Paesi Ue sulla sicurezza e sui rapporti commerciali: in poche parole, non dovrebbero essere previsti dazi nei vari scambi commerciali tra i Paesi europei e il Regno Unito nell’era post-Brexit.



RESTANO I NODI GIBILTERRA E PESCA

Il Presidente del Consiglio Ue Donald Tusk ha da poco twittato che i diplomatici al tavolo della Brexit hanno raggiunto un accordo di massima: «c’è l’intesa per il documento sui futuri rapporti tra Regno Unito e Ue». I negoziatori avrebbero trovato un punto di contatto utile per proseguire nei rapporti in vista del vertice straordinario sulla Brexit di domenica prossima e dei prossimi incontri May-Juncker dopo i colloqui tenutisi ieri al telefono. «Ho appena inviato ai 27 una bozza della dichiarazione politica sulla relazione futura tra l’Ue ed il Regno Unito. Il presidente della Commissione europea mi ha appena informato che è stata concordata a livello di negoziatori e di principio, anche a livello politico, ma condizionata all’endorsement dei leader», ha scritto poi ancora Tusk sui social per annunciare il possibile “via libera” a proseguire i dettagli di un accordo tra i più tribolati della storia europea. Secondo il portavoce capo della Commissione Ue, Margaritis Schinas – rispondendo alle domande durante il briefing dell’Esecutivo – ha però sottolineato quali siano al momento i nodi ancora irrisolti: «Le questioni relative allo statuto di Gibilterra e alla pesca devono ancora essere risolte nel negoziato che continua fra gli Stati membri sul testo della dichiarazione politica sulle relazioni future fra l’Ue e il Regno Unito che dovrà essere approvata dal Consiglio europeo straordinario di domenica prossima».



I DETTAGLI DELLA BOZZA

Il Regno Unito rischia un periodo pericoloso di recessione in caso di no-deal, ovvero di mancato accordo con l’Unione Europea in merito ai termini per negoziare la Brexit: è questo l’allarme di molti economisti che a oltre due anni dal referendum che ha segnato un vero e proprio spartiacque nella storia dell’isola britannica intravedono i rischi di una situazione di stallo. Tuttavia, secondo alcuni ci sono forti probabilità che a passare alla fine sia la bozza di pre-accordo con la Ue anche se il timore è che dopo il 29 marzo 2019, ovvero la data concordata per l’uscita dell’UK dall’Unione dalle parti di Londra la sterlina potrebbe restare troppo volatile e le prospettive economiche per il Paese non sembrano certo delle migliori. I termini della bozza di accordo consentirebbero alla premier Theresa May si incassare un piccolo bonus e una vittoria personale, vale a dire il poter godere ancora fino al 2020 di alcuni benefici derivanti dall’appartenenza alla UE ma va detto pure che resterebbe pure il vincono a partecipare al budget comunitario. Anche per questo, al di là della scadenza a breve termine tra soli quattro mesi, tutti sono concordi nel dire che gli effetti a lungo termine della Brexit e la definizione dei nuovi accordi commerciali tra il Regno Unito e il Vecchio Continente richiederanno molti anni. (agg. di R. G. Flore)

RISCHIO RECESSIONE PER IL REGNO UNITO

Nel giorno in cui si incontreranno il Presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e la Premier Uk Theresa May sulla bozza di accordo della Brexit, arrivano le parole non proprio ben auguranti dei vertici europei dopo la riunione della Commissione (la stessa dove è stata bocciata poco fa la Manovra del Governo italiano, ndr). «Sulla dichiarazione politica congiunta per le relazioni future tra l’Ue e il Regno Unito non ci siamo ancora», ha spiegato il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis dopo il vertice di aggiornamento con il capo negoziatore della Brexit, Michel Barnier. Domenica 27 è previsto un vertice straordinario, ma lo status delle trattative non vede ancora significativi passi avanti dopo la mezza crisi di Governo degli scorsi giorni (con la May che ha rischiato la mozione di sfiducia del suo Gabinetto Tory, poi scongiurata).

BREXIT, OGGI VERTICE JUNCKER-MAY

Secondo un lungo reportage compiuto da FinanciaLounge per Repubblica, è stato studiato il periodo di due anni in cui si è svolta l’intera vicenda della Brexit tra promesse, accordi, bozze fallite e punti nodali mai risolti: ebbene, secondo Azad Zangana, (Senior European Economist and Strategist di Schroders) «Le prospettive immediate per il Regno Unito dipendono dalla capacità del Primo Ministro di riuscire a spiegare e far passare l’accordo in Parlamento e presso l’opinione pubblica. In caso contrario, si rischia una Brexit no-deal, e una recessione nel Regno Unito l’anno prossimo», sostiene l’economista intervistato dai colleghi di FinanciaLounge. Se dovesse arrivare l’incubo del no-deal, come già anticipato giorni fa dagli stessi diplomatici dell’Unione Europea, potrebbero apparire tre opzioni: nuove elezioni generali, un possibile nuovo referendum in Gran Bretagna e in terza e meno probabile via un altro periodo di trattative con ancora la May in sella che prepari la Brexit senza accordo.