L’allarme è ormai globale, probabilmente è anche troppo tardi per porvi rimedio. L’ultimo caso del genere riguarda un grosso capodoglio spiaggiato sulla costa di Kapot Island in Indonesia. Il corpo dell’animale era già in fase di decomposizione quando sono intervenuti i ranger del parco nazionale di Wakatobi con le autorità marine locali e volontari del WWF. Lo stomaco, ormai sfasciato, è stato esaminato e dentro la scoperta scioccante: sei chili di plastica suddivisa in 115 bicchieri monouso, 25 sacchetti di plastica, alcune bottigliette, resti di corda di nylon e vari materiali sintetici. Tutto materiale indistruttibile che animali come questi ingoiano senza rendersene conto mentre ingoiano i pesci di cui si nutrono. E che infine ne provocano la morte.
ALLARME INQUINAMENTO
Gli oceani sono pieni di plastiche sotto varie forme, galleggiano per decine di anni, per colpa dell’incuria e del menefreghismo dell’uomo, ma basta anche una tempesta per trascinare in mare di tutto. “Sebbene non siamo ancora in grado di conoscere la causa della morte, i fatti che vediamo sono davvero terribili”, ha dichiarato Dwi Suprapti, coordinatore della conservazione delle specie marine del Wwf Indonesia. Poco tempo fa un altro cetaceo era morto con 80 pezzi di rifiuti plastici nello stomaco. L’Asia è il continente che più produce spazzatura di plastica: ogni anno oltre 8 milioni di tonnellate di plastica. Il governo indonesiano finalmente ne ha preso atto e promette di ridurre il 70% dei rifiuti di plastica entro il 2025. Una battaglia costosissima ma soprattutto tardiva.