«L’Arabia Saudita resta un grande alleato per gli Usa, nonostante l’omicidio di Jamal Khashoggi»: parole, quelle dette dal Presidente Donald Trump, che faranno certamente discutere dopo il lungo caso diplomatico sulla morte del giornalista saudita avverso al regime dei Salman. Con quelle parole il presidente Usa di fatto non assolve né condanna Mohamed Bin Salman ma tiene fede all’interesse economico e strategico con Riad: «Può essere che il Principe della Corona sapesse molto bene di questo evento tragico; può essere, come non può essere», prova a “difendersi” in una lunga nota molto complessa per l’evidente imbarazzo dettato dalla situazione, «le agenzie di intelligence americane stanno valutando tutte le informazioni sul caso, ma è possibile che non sapremo mai tutti i fatti intorno alla morte di Khashoggi». Di fatto, meglio assicurarsi l’alleato giusto per combattere l’Iran piuttosto che “rompere” per un fatto pur grave ma “isolato” come l’omicidio all’interno del consolato in Turchia del povero Jamal Khashoggi.

NUOVE OMBRE SU MBS DOPO L’OMICIDIO KHASHOGGI

«Gli Stati Uniti intendono restare un partner costante dell’Arabia Saudita, affichè siano mesi in sicurezza gli interessi della nostra nazione, di Israele e dei nostri partner nella regione», ha poi concluso Trump nella lettera in cui ammette da un lato che il re Salman e il principe ereditario hanno da sempre negato ogni conoscenza di piano per l’esecuzione dell’omicidio Khashoggi, dall’altro «rappresentanti dell’Arabia Saudita hanno definito Khashoggi un nemico dello Stato e membro della Fratellanza Islamica». Infine, capolavoro di equilibrismo, Trump conclude «crimine orribile ed inaccettabile, che il nostro Paese non può condonare». Mohamed Bin Salman al momento è “salvo” ma sono già diverse altre le ombre che si addensano sul futuro che solo qualche mese fa sembrava roseo nel rivoluzionare l’impianto “fondamentalista” del suo Paese. Come spiega oggi Amnesty International in una denuncia mondiale, cariche elettriche, frustate con i fili del telefono, molestie sessuali sono solo alcune delle torture a cui sono andate incontro le attiviste dell’Arabia Saudita arrestate fra maggio e luglio per «aver lottato per il diritto di guida nel Regno e per l’abolizione della regola del guardiano». MBS sempre più nell’occhio del ciclone, con il caso Khashoggi che come potete osservare non è l’unico a mettere in crisi il suo ruolo di “innovatore”.