La premier Theresa May è nell’occhio del ciclone per via di un accordo ritenuto da molti in patria al ribasso sulla Brexit, ma in vista del “deal” tra Regno Unito e Unione Europea a mettersi di traverso potrebbe essere la Spagna, dal momento che al centro delle trattative c’è anche la questione o meglio la “grana” di Gibilterra, quel piccolo lembo di terra britannico situato a sud della penisola iberica. L’esecutivo spagnolo infatti minaccia di bloccare l’accordo preliminare sulla Brexit, nonostante l’intesa raggiunta tra la May e la Commissione Europea, infatti, da Madrid vengono richieste maggiori garanzie sul fatto che l’accordo non valga proprio per Gibilterra, pena i veto posto dalla Spagna che non ha mai fatto mistero di voler tenere separata questa questione dal resto dei negoziati che riguardano il Regno Unito. (agg. di R. G. Flore)



VERSO FIRMA REGNO UNITO-UE

Nella tarda serata di ieri la Premier Theresa May ha provato l’ultimo “affondo” per convincere il Parlamento inglese a votare il “suo” accordo sulla Brexit portato a casa in due documenti distinti (il primo da 600 pagine vincolante, il secondo da 26 pieno di propositi ma non vincolante): «Se il Parlamento britannico tentasse di fermare la Brexit, sarebbe un tradimento della fiducia di quegli elettori a cui le stesse Camere avevano affidato la decisione sull’uscita dall’Ue con il referendum del 2016». Suona quasi come una minaccia l’attacco della Premier Tory davanti al Regno Unito che ribolle ancora dopo settimane di scontri politici e sociali sugli effetti di una Brexit che al momento non sembra convincere quasi nessuno. La May l’ha chiamato un «accordo nell’interesse nazionale», mentre per l’opposizione «è una Brexit bendata, senza garanzie e dunque da respingere assolutamente», sospira il leader del Labour Jeremy Corbyn.



BREXIT, IL NODO DI GIBILTERRA E SPAGNA

Londra e l’Unione Europea hanno trovato un accordo nelle scorse giornate ma il Parlamento Uk al momento non sembra entusiasmare più di tanto: va detto che la n.1 di Downing Street in tutte le salse ha provato ad appianare i contrasti interni alla sua stessa maggioranza sui punti considerati ancora irrisolti. Su tutti l’Irlanda, dove pare che la May abbia trovato una “quadra”: rispetto al confine, verranno prese «misure facilitative e tecnologie che consentano di evitare il ritorno a un confine fisico». Come spiega il Giornale, in questo modo la leader Tory ha provato ad utilizzare le stesse parole formulate dai brexiters più accaniti: se poi i vari Johnson & Co decideranno di ammorbidirsi, questo è però tutto un altra vicenda. Il problema di oggi però si chiama Gibilterra: «Sulla Brexit i dossier relativi a Gibilterra e alla pesca devono ancora essere risolti», ha fatto sapere il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas. Il nodo riguarda la sovranità di Gibilterra e i rapporti tra la Spagna e la colonia britannica una volta che la Brexit sarà questione affermata e avviata sul serio. Ieri il premier spagnolo, Pedro Sanchez, avvertiva che «senza novità su Gibilterra porrà il veto sul voto della Brexit»: il primo ministro Fabian Picardo ha poi spiegato in Parlamento, nell’attesa che May e Governo spagnolo trovino un accordo (questo weekend anche grazie al pranzo con Juncker?) «Nonostante le voci che si sono rincorse circa l’occasione, la migliore negli ultimi 300 anni, offerta dalla Brexit alla Spagna per acquisire sovranità, anche solo parzialmente, sul nostro territorio, chiariamo che Gibilterra, a dispetto di tutto, sarà parte integrante di qualsiasi accordo, se mai verrà raggiunto, che riguardi l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea».

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