Nuovo paradosso per Asia Bibi, la ragazza cristiana assolta dall’accusa di blasfemia dalla Corte Suprema in Pakistan, la stessa che l’ha costretta a trascorrere in prigione gli ultimi 10 anni con la prospettiva dell’impiccagione come spada di Damocle, è costretta a restare in carcere. A riportarlo è l’agenzia vaticana Fides, sottolineando che in seguito alla sentenza di assoluzione il governo pakistano si è visto costretto a piegarsi dinanzi alle proteste del partito estremista islamico Tehreek-e-Labbaik Pakistan (TLP), che ha messo fine alle rimostranze soltanto dopo aver siglato un accordo con l’esecutivo. I cinque punti dell’intesa prevedono tra le altre cose una “revisione della sentenza” davanti alla Corte Suprema e in seconda istanza l’inclusione del nome di Asia Bibi nella Lista di uscita controllata (Exit Conctrol List), ovvero nell’elenco che contiene i nomi dei cittadini pakistani ai quali non è permesso espatriare.



ASIA BIBI, AVVOCATO COSTRETTO A LASCIARE IL PAKISTAN

La decisione di far restare dietro le sbarre Asia Bibi, la ragazza accusata falsamente di aver offeso Maometto, nonostante sia una persona tecnicamente libera, è stata motivata – spiega Fides – come una misura di garanzia per la sua protezione e per evitare che possa essere vittima di una esercizione extragiudiziale. Nel frattempo, come riportato da Rai News, l’avvocato Saif-ul-Mulook che ha salvato la giovane dall’impiccagione è stato costretto a lasciare il Pakistan in seguito alle minacce ricevute. Il legale ha spiegato:”Nello scenario attuale, mi è impossibile vivere in Pakistan. Devo restare vivo per continuare la battaglia giudiziaria di Asia Bibi”. L’avvocato ha poi definito “dolorosa ma non inattesa” la risposta del governo ma quel che è più doloroso, ha detto, “è la risposta del governo”.

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