“Con questa decisione di Roberto Fico siamo tornati a quando l’Italia voleva ritirare il suo ambasciatore in Egitto: dal punto di vista delle indagini sul caso Regeni non si ottiene niente, ma si rovinano invece i rapporti politici ed economici fra i due paesi”. Così dice il corrispondente egiziano Sherif el Sabaie a ilsussidiario.net, dopo che il presidente della Camera d’accordo con tutti i capigruppo parlamentari ha dichiarato la sospensione delle relazioni diplomatiche con il parlamento egiziano.
Cosa pensa della decisione di Roberto Fico?
Ha tutta l’aria di una decisione a titolo personale, non nel senso che è stata presa da Fico da solo, ma di una singola istituzione in contrasto con l’atteggiamento degli ultimi tempi da parte dello Stato italiano. Vorrei ricordare soltanto come Conte abbia accolto con tutti gli onori il presidente egiziano in occasione del summit sulla Libia e tutti sappiamo come lo stesso presidente egiziano abbia giocato un ruolo importante nel far sì che questo vertice non sfumasse per l’assenza di Haftar.
Che ricadute avrà la decisione del presidente della Camera sui rapporti tra i due paesi?
Puramente simboliche, non ci sarà alcuna conseguenza pratica. E’ una mossa in controtendenza con quello che è l’atteggiamento generale degli altri organi dello Stato. La domanda che viene da porsi è se il presidente Mattarella o il ministro degli Esteri fossero al corrente di questa presa di posizione, o siano almeno stati consultati.
C’è però anche il caso della procura di Roma che ha iscritto nel registro degli indagati cinque sospetti egiziani per omicidio e depistaggio. Di questo cosa dice?
Anche questa è una mossa simbolica. Primo, perché non si vede che cosa si possa ottenere con l’iscrizione sul registro degli indagati italiano di queste persone quando in Egitto nessuno li sta accusando o denunciando. Né mi sembra ci sia la possibilità di sottoporre queste persone a interrogatorio o estradarle. In assenza di passi concreti del Cairo, l’iscrizione finirà con l’archiviazione.
Lei è a conoscenza di progressi da parte egiziana sul caso?
Si sa che ci sono alcuni nominativi segnalati dall’Italia, presumo stiano facendo le loro indagini, non è che ci siano molte informazioni aggiuntive sull’indagine.
Dunque l’atteggiamento di alcuni organi di Stato italiani, anche se non tutti, potrebbe essere giustificata, no?
Questa faccenda la vedo come tutte le faccende complicate che hanno segnato anche la storia dell’Italia stessa. Diversi attori, diversi organismi statali e parastatali, è difficile risalire alla verità. In Italia ci sono casi in cui trent’anni dopo si parla di riaprire le indagini senza venirne mai a capo. Purtroppo anche quello Regeni è un caso analogo, bisogna prenderne atto e non pretendere di ottenere a ogni costo ciò che la storia ci ha insegnato non essere possibile.
Secondo alcuni esponenti politici italiani, la via diplomatica con l’Egitto inaugurata dal governo Gentiloni e seguita da quello gialloverde è fallita. Se è così, che altra via resta?
Non so, dichiarare guerra all’Egitto? Battute a parte, ci dicano loro che via intraprendere se quella diplomatica è fallita. Direi piuttosto che la strada della rottura diplomatica con il ritiro dell’ambasciatore è stata quella assolutamente fallimentare. Adesso con Fico stiamo tornando a quel punto fallimentare, non si ottiene alcun progresso in questo modo, ma solo danni per gli interessi politici ed economici tra i due paesi.
(Paolo Vites)