Nel giorno in cui, come preannunciato in tono pomposo e attraverso un post su Twitter che, in parte, dà ragione al presidente iraniano Hassan Rouhani quando parla di un “bullo”, scattano le nuove sanzioni degli Stati Uniti nei confronti di Teheran (o meglio tornano in vigore quelle pre-2105 dopo che l’amministrazione americana ha deciso di uscire dall’accordo sul nucleare firmato da Obama), lo scontro tra i due Paesi è ai massimi livelli. Nella Repubblica islamica infatti i toni contro il Presidente degli Stati Uniti sono minacciosi e come gesto dimostrativo Rouhani ha dato il via alle esercitazioni militati: tuttavia, come anticipato, sono otto i Paesi che Trump ha scelto di esentare dagli effetti negativi del divieto di commercializzare petrolio con l’Iran e tra questi c’è anche l’Italia. A confermarlo è stato il Segretario di Stato a stelle e strisce, Mike Pompeo, nel corso di una conferenza stampa in cui ha spiegato che il Bel Paese, assieme ad altri sette Stati, avrà altri sei mesi di tempo per “mettersi in regola” coi vertici di Teheran e tagliare i rapporti commerciali; privilegio questo che Trump inoltre ha deciso di concedere a un solo altro Paese del Vecchio Continente, ovvero la Grecia. (agg. R. G. Flore)
TEHERAN AVVIA LE ESERCITAZIONI DI GUERRA
Il giorno delle sanzioni è arrivato. L’Iran da oggi è chiamata a far fronte alle pressioni di Washingnyon, con il presidente Usa, Donald Trump, che non a caso ha assicurato:”Le sanzioni all’Iran sono le più dure che il nostro Paese abbia mai imposto, vedremo cosa succede”. Dal canto suo Teheran non è disposta ad arretrare di un millimetro, con il presidente Rouhani che non a caso dopo aver dato del “bullo” al tycoon newyorchese ha parlato di sanzioni “illegali e ingiuste”, che l’Iran tenterà di aggirare con il sostegno dei firmatari dell’accordo nucleare contrari a stracciarlo, Russia, Cina e paesi europei. Intanto a testimonianza del clima di tensione, Teheran ha risposto alle sanzioni lanciando esercitazioni della difesa militare aerea che coinvolgeranno l’esercito e le Guardie Rivoluzionarie. (agg. di Dario D’Angelo)
ROUHANI, “SIAMO IN UNA SITUAZIONE DI GUERRA”
Scattano oggi le sanzioni americane contro l’Iran con una decisione alquanto divisiva del Presidente Trump che ha acuito la “distanza” (o meglio l’odio) tra i due storici Paesi rivali: «Siamo in una situazione di guerra. Siamo contro un nemico prepotente e dobbiamo rimanere uniti per vincere» ha fatto sapere questa mattina alla tv di Stato il Presidente iraniano Hassan Rouhani. La Repubblica islamica è veramente sul “piede di guerra” con le manifestazioni di odio e “inni per la morte di Trump” scattate ieri in piazza a Teheran (e non solo). «Oggi l’Iran è in grado di vendere autonomamente il proprio petrolio, e continueremo a farlo», ha proseguito Rouhani nell’attesa di sapere quale sarà la lista di Paesi “esenti” dalle sanzioni sull’export di petrolio da Teheran. Saranno in tutto 8 e dovrebbero essere di sicuro India, Cina, Corea del Sud e Giappone e forse anche l’Italia, ma ancora tutto è oscuro fino a che Trump non diramerà la lista ufficiale. Plaude all’intera operazione l’altro storico nemico dell’Iran, il Governo d’Israele che con il Ministro della Difesa Avigdor Lieberman annuncia «è un cambiamento radicale che il Medio Oriente aspettava da tempo, che assesterà un colpo decisivo alla presenza iraniana in Medio Oriente».
POMPEO CONVINTO “PROGRAMMA NUCLEARE NON LO FARANNO”
«A morte gli Stati Uniti d’America»: il grido risuona tanto oggi quanto 39 anni fa, sembra che non sia passato neanche un giorno da quei tragici tempi di “sfida” aperta della Rivoluzione iraniana contro l’Occidente. Secondo la diplomazia siriana, giunta in soccorso all’alleato Teheran dopo le sanzioni emesse da Trump «Questa decisione riflette nuovamente l’incapacità degli Stati Uniti di rispettare i propri obblighi in conformità con il Piano d’azione globale congiunto sul programma nucleare iraniano del 2015» rilancia il dicastero degli Esteri di Damasco. Di contro, va detto, lo stesso board della Casa Bianca è convinto che una soluzione si potrà trovarla visto che l’accordo sul nucleare potrebbe essere “superato” nei prossimi mesi: «Siamo fiduciosi che non lo faranno» ha spiegato Mike Pompeo ai cronisti che chiedevano se temeva ripercussioni dopo la reintroduzione delle sanzioni anti-Iran.
LE 3 CONDIZIONI DELLA CASA BIANCA
In occasione del 39esimo anniversario del sequestro dell’ambasciata americana e soprattutto alla vigilia della reintroduzione delle sanzioni Usa nei confronti dell’Iran, migliaia di persone e studenti sono scesi in piazza davanti all’ex sede diplomatica a stelle e strisce a Teheran. Bandiere americane bruciate e slogan come ‘abbasso gli Usa’ e ‘abbasso Israele’ l’hanno fatta da padrone in una manifestazione che secondo i partecipanti è la prova che l’attacco economico di Washington non ha fatto altro che rinsaldare un Paese profondamente dilaniato da divisioni interne. Come riportato dall’Ansa, l’amministrazione di Donald Trump, col Presidente finito nel mirino dei contestatori, ha fissato i paletti affinché le sanzioni vengano fermate. Il segretario di Stato Mike Pompeo e quello al Tesoro Steve Mnuchin hanno infatti spiegato che le sanzioni resteranno in vigore fino a quando Teheran non smetterà di sostenere il terrorismo, rinuncerà al suo coinvolgimento militare in Siria e fermerà completamente i suoi programmi nucleare e missilistico. Tre condizioni, visti i rapporti attuali con Washington, che la Casa Bianca difficilmente otterrà. (agg. di Dario D’Angelo)
IRAN, BRUCIATE BANDIERE USA
Come ogni 4 novembre, anche oggi si celebra in Iran l’anniversario della rivoluzione khomenista durante il quale si ricorda anche i giorni del sequestro dell’ambasciata americana a Teheran nel 1979. Quest’anno però, la protesta sarà ancora più sentita poichè la giornata arriva a distanza di pochi giorni dall’annuncio del ripristino delle sanzioni economiche al Paese e fortemente volute dal presidente Usa, Donald Trump. Anche per questo in migliaia sono scesi in piazza dove sono state bruciate le bandiere americane e quelle dello stato ebraico, dando fuoco anche, simbolicamente, a dollari Usa. Secondo le dichiarazioni di una insegnante riportate anche da TgLa7, le sanzioni contro il popolo iraniano avrebbero contribuito a rendere il Paese unito. “Non abbiamo paura degli Stati Uniti e metteremo il presidente Donald Trump in ginocchio. Non abbiamo paura delle sanzioni”, ha invece aggiunto uno studente universitario. A criticare ieri aspramente Trump era stato anche il generale delle Guardie rivoluzionarie, Qassem Soleimani, il quale aveva pubblicato sul suo profilo Instagram una sorta di locandina in stile ‘Trono di Spade’, con la scritta ‘Ti affronterò”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
NUOVE SANZIONI TRUMP E ANNIVERSARIO RIVOLUZIONE
La giornata del 4 novembre si apre in Iran con l’ennesima protesta contro gli Stati Uniti d’America degli ultimi 40 anni: bandiere Usa bruciate, cartelli contro Trump e sfida dell’ala più radicale contro l’Occidente colpevole di aver peggiorato i rapporti diplomatici negli ultimi due anni. Le sanzioni di nuovo imposte dal Presidente americano contro Teheran di certo non hanno aiutato in questa giornata che rappresenta un importante anniversario storico: si celebra infatti il 39esimo ricordo del sequestro avvenuto dalla piazza iraniana (sostenuta dall’Esercito dell’Ayatollah Khomeini) dell’ambasciata Usa a Teheran. La chiamarono “crisi degli ostaggi”, ovvero quelli americani, arrestati dall’Iran che superò i limiti diplomatici dell’Ambasciata nei giorni dopo la Rivoluzione anti-Occidente e anti-America. Se ci aggiungiamo che un anniversario del genere arriva il giorno prima del rientro in sanzione da parte della Casa Bianca, si può capire perché in queste ore le piazze principali del Paese mediorientale offrano lo “spettacolo” di ira e protesta contro il popolo e la politica americana.
IRAN-USA, NUOVO SCONTRO SULLE SANZIONI
«Gli Stati Uniti non sono il mondo, e Trump non è gli Stati Uniti. Trump fa mosse radicali, ma noi non cadremo nella trappola di reazioni radicali come il ritiro dall’accordo sul nucleare e entrare in una guerra con gli Stati Uniti che metta in pericolo le vite di donne e bambini», spiega il Capo della Commissione Esteri e Sicurezza Nazionale del Parlamento in Iran Heshmatollah Falahatpisheh. Le nuove sanzioni imposte da Trump seguono la decisione della Casa Bianca di interrompere gli accordi sul nucleare firmati da Obama nel 2015: le sanzioni, entrate in vigore in queste ore, riguardano i settori dell’energia, del trasporto marittimo e quello finanziario. «Il presidente americano ha messo tutto all’asta e ha sperperato la credibilità che rimaneva dell’America e della democrazia liberale», ha tuonato l’ayatollah Khamenei dopo il nuovo annuncio di Trump, e aggiunge «L’obiettivo americano con le sanzioni è paralizzare e frenare l’economia dell’Iran, ma il risultato è che la spinta all’autosufficienza si è espansa nel paese: negli anni la nazione iraniana si era abituata a importare tutto, ma ora è abituata a cercare di produrre tutto».