Bande di ribelli anglofoni operano con violenza e si rendono responsabili di rapimenti nei confronti degli appartenenti alla Chiesa, per lo più quella presbiteriana di rito anglicano, anche se il Camerun è una ex colonia francese. Ed è proprio nelle zone anglofone del Camerun che si registra il maggior numero di azioni violente contro la popolazione civile. E’ infatti la minoranza di lingua inglese che vuole l’indipendenza dal resto del paese. Molti sono i missionari inglesi che da tempo operano nel paese africano. A ottobre nella stessa zona era stato ucciso un missionario americano.  Ieri si è registrata una azione terroristica di un gruppo di ribelli che ha fatto irruzione in una scuola protestante presbiteriano in un villaggio del nord ovest, dalle parti del confine con la Nigeria, nei pressi del capoluogo di regione Bamenda (Agg. Paolo Vites)



I RIBELLI ANGLOFONI

È purtroppo ancora l’Africa, in questo caso il Camerun, a rappresentare un pericolo per le comunità di studenti cristiani sottoposti alla furia delle tribù ribelli islamiste: Deben Tchoffo, il Governatore della Regione a Nord Ovest del Camerun (l’area anglofona), ha fatto sapere che purtroppo 78 studenti sono scomparsi dalla scuola cristiana di Bamenda (il capoluogo) dopo un blitz – pare – di alcuni gruppi ribelli separatisti dell’area anglofona. Secondo le primissime informazioni, tra le persone rapite ci sarebbero anche il preside, l’autista e diversi altri membri del corpo docenti dell’istituto “Presbyterian secondary school”: al momento ancora non è chiaro chi siano i veri responsabili del blitz criminale ma diverse fonti internazionali danno come possibile l’ipotesi per l’appunto dei ribelli separatisti di lingua anglofona che da decenni si scontrano spesso violentemente con gli avversari francesi.



CAMERUN, “LA STRADA VERSO LA DEMOCRAZIA È MOLTO LUNGA”

Gli studenti sequestrati hanno un’età compresa tra gli 11 e i 17 anni e tra l’altro – come spiega il reverendo Samuel Fonki Forba a capo della chiesta presbiteriana del Camerun – pare non sia stato richiesto un normale ricatto per il rapimento: «vogliono la chiusura della scuola» e non sarebbe neanche la prima richiesta del genere per quel istituto cristiano prestigioso. Di recente in Camerun ci sono state le convulse elezioni politiche che hanno purtroppo confermato truffe, brogli e violenze anti-democratiche in mezzo Paese compiute dal semi-dittatore Paul Biya (85 anni): come spiega proprio oggi all’Agenzia Fides Ludovic Lado, sacerdote gesuita camerunense, «Il risultato di queste elezioni – osserva in un colloquio con l’Agenzia Fides – era ampiamente prevedibile per diversi motivi. Il primo è che il Camerun ha uno dei sistemi elettorali peggiori del continente». In secondo luogo, spiega ancora il sacerdote ai colleghi vaticani, «il regime di Biya controlla l’intero processo elettorale dagli scrutatori fino alla Corte costituzionale. In terzo luogo, Biya ha fatto approvare, negli scorsi anni, una serie di leggi draconiane, giustificate dalla lotta al terrorismo, che ora vengono applicate per violare i diritti umani, in particolare la libertà di espressione e quella di manifestare. Infine, l’opposizione non ha avuto una strategia unica e coerente per smantellare il sistema dominante».

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