Quando nel 2016 Trump sbaragliò la concorrenza di Hillary Clinton conquistando la Casa Bianca tutti se la presero con i sondaggi che non avevano visto arrivare il ciclone Donald. Dopo l’esperienza delle elezioni Usa, però, gli esperti hanno potuto tarare le loro conoscenze e i loro dati: conoscono un po’ di più il fenomeno Donald Trump. Questo non vuol dire che non sbaglieranno di sicuro, ma che forse si avvicineranno maggiormente all’esito del voto per le Elezioni Midterm Usa 2018. Uno dei siti più accreditati in questo senso è quello di Nate Silver, fivethirtyeigh.com, le cui previsioni aggiornate a tre ore fa sono le seguenti: per quanto riguarda il Senato, i Repubblicani hanno 5 probabilità su 6 (82%) di mantenerne il controllo; alla Camera i Democratici dovrebbero riuscire invece ad ottenere la maggioranza: i sondaggi dicono che il partito dell’asinello ha 6 probabilità su 7 di imporsi (85,8% vs 14,2%). Lo scenario apocalittico per Trump, quello per cui i Democratici controllerebbero sia Camera che Senato, secondo il portale di Nate Silver ha il 17,9% di possibilità di verificarsi. Quanto basta per non perdersi neanche un minuto dello spoglio…(agg. di Dario D’Angelo)
JAMES COMEY, EX DIRETTORE FBI: “VOTIAMO PER IL PAESE”
Cresce l’attesa per i primi exit poll, previsti per questa notte all’una italiana, del voto delle Elezioni di Midterm 2018 negli USA, intanto che le urne sono aperte in tutti gli Stati federali. E nelle ultime ore, col Senato che rimarrà certamente in mano ai Repubblicani ma con la Camera che, secondo gli stessi alleati di Donald Trump, rischia di venire riconquistata dai Democratici, pare che l’affluenza sia da record, segno di quanto è sentita questo test elettorale, primo banco di prova per The Donald dopo due anni di mandato. E nelle ultime ore, dopo l’avvertimento della dem Nancy Pelosi, che ha avvertito il Presidente che al 100% i suoi riconquisteranno quell’ala del Congresso, anche altri esponenti democratici hanno fatto sentire la loro voce, pregustando un successo a scapito del fronte repubblicano. Dopo gli inviti al voto delle due ex First Lady, Hillary Clinton e Michelle Obama, con la prima che ha detto “basta!” a Trump auspicando che il Midterm 2018 lanci un chiaro segnale alla Casa Bianca, in un lungo editoriale apparso oggi sul New York Times si è scagliato contro l’attuale amministrazione anche James Comey. L’ex numero uno dell’FBI, uno dei grandi accusatori di Trump, ha invitato milioni di americani a “votare per i valori del nostro Paese”, accusando il magnate di diffondere una cultura basata sul razzismo, le menzogne e anche la misoginia, a suo dire “valori molto più importanti di qualsiasi appassionata differenza politica”. (agg. di R. G. Flore)
NANCY PELOSI, “VITTORIA DEM AL 100%”
Lunghe file ai seggi per le elezioni Usa Midterm 2018: un segnale che viene letto da diversi osservatori come positivo soprattutto per i Democratici. Storicamente una alta affluenza ha sempre favorito i Dem e a maggior ragione in un voto che viene letto come un referendum sulla presidenza Trump, con il tycoon ai minimi storici a livello di gradimento, tutto lascia pensare che anche in questo caso un’alta partecipazione premierà il partito dell’asinello. Ne è convinta, o almeno così dice, Nancy Pelosi, la Democratica più alta in grado alla Camera che si è detta certa “al 100%” della vittoria del suo schieramento nella sua House. Pelosi, come riporta l’Ansa, non ha risposto a chi le chiedeva se sarà un’onda o uno tsunami Dem: “Molte gocce d’acqua“, si e’ limitata a dire. Pelosi ha poi assicurato che si sforzeranno i Democratici non bloccheranno il Paese: si sforzeranno di essere bipartisan e non aggrediranno i repubblicani “come loro hanno fatto con noi“. Quanto all’ipotesi di fare la speaker della Camera ha glissato: “Ne parleremo domani“. (agg. di Dario D’Angelo)
MICHELLE OBAMA, “E’ TEMPO DI VOTARE”
Lunghe file ai seggi (aperti oramai in tutti e 50 gli stati federali) per le attese Elezioni di Midterm 2018 negli USA, il primo e più importante banco di prova per Donald Trump a due anni dall’insediamento della sua amministrazione. E se il Senato pare essere ancora affare dei Repubblicani, la vera sfida si gioca all’altra Camera del Congresso, dove i tanti scranni “in palio” potrebbero portare i Democratici a rendere il resto del mandato di The Donald la classica “Lame duck”: e i sondaggi, oltre che l’elevata affluenza al voto, lasciano pensare che il miracolo sia possibile, come peraltro twittato da Hillary Clinton, convinta che il popolo americano darà un segnale forte a Trump, costringendolo a Governare con una delle due ali del Congresso a stelle e strisce in mano ai suoi avversari. E al comeback crede anche un’altra ex First Lady, Michelle Obama, che ha invitato tutti a recarsi alle urne con un perentorio “Tempo di votare”, segno che tra l’elettorato dem c’è fiducia. (agg. di R. G. Flore)
LUNGHE FILE AI SEGGI
Secondo le prime stime, mai come in questa tornata 2018 le Elezioni di Midterm negli Stati Uniti hanno richiamato così tanta gente alle urne e dunque è prevista una affluenza record per quello che si profila sempre più come un vero e proprio referendum sui primi due anni di presidenza di Donald Trump: infatti, i seggi sono aperti già in 37 Stati (i primi a chiudere tra qualche ora saranno quelli del Kentucky e dell’Indiana) anche se per i primi exit poll bisognerà attendere questa notte all’una italiana. Intanto, si cominciano a fare i primi conti e se al Senato i seggi in ballo sono pochi e quindi i Repubblicano manterranno una ampia maggioranza, per l’altra Camera del Congresso invece si potrebbe assistere a un “ritorno” dei Democratici, dati in vantaggio da un sondaggio di ieri della Cnn e lanciati anche dalle parole di Hillary Clinton che alla vigilia si è scagliata contro The Donald su Twitter dicendo che “Oggi diciamo basta, ne abbiamo abbastanza” riferendosi a quello che ha combinato l’amministrazione Trump dal 2016 a oggi. (agg. di R. G. Flore)
COME SEGUIRA’ I RISULTATI TRUMP
Nessuno può nascondere l’importanza politica delle elezioni Midterm negli Usa: dall’esito del voto di metà mandato dipenderà la seconda parte della presidenza Trump e forse l’impressione che gli americani avranno nel 2020 di tutta la sua amministrazione quando si tratterà di scegliere il nuovo inquilino della Casa Bianca. Per questo motivo il tycoon non ha sottovalutato l’impegno girando il Paese in lungo e in largo per mobilitare la sua base. E oggi attende di capire se gli Usa sono ancora dalla sua parte: per questo motivo nell’Ala Est della Casa Bianca è stata allestita una sorta di “War room” in cui il presidente Trump verrà costantemente aggiornato sul voto, consultando tabelle e proiezioni sull’affluenza in attesa dello spoglio. A riportarlo è la CNN, citando l’addetta stampa Sarah Sanders, secondo cui Trump trascorrerà la serata “facendo telefonate, monitorando la corsa al Congresso, al Senato e dei vari Stati incontrandosi con il suo team per aggiornamenti in tempo reale”. Il Presidente e la first-lady, Melania, hanno invitato “familiari e amici” a guardare con loro i risultati elettorali nella loro residenza. (agg. di Dario D’Angelo)
AFFLUENZA RECORD
Sono già elezioni Midterm da record quelle in corso oggi negli Stati Uniti: come riportato da Politico, al voto anticipato hanno preso parte 36 milioni di elettori. Una cifra che non ha eguali nella storia delle elezioni di metà mandato, e che conferma l’interesse che ruota attorno ad una tornata elettorale quanto mai sentita negli Usa come quella in corso. Con numeri così alti, scrive Politico, è lecito aspettarsi una sorpresa di qualsiasi tipo. Storicamente l’alta affluenza favorisce i Democratici, ma è da verificare se con un finale di campagna elettorale molto intenso Donald Trump sia riuscito a mobilitare o meno la sua base. Nel frattempo si registrano lunghe file ai seggi in America, dove le operazioni di voto per le elezioni di meta’ mandato sono già iniziate in 37 stati e nel District of Columbia. Anche in questo caso, nonostante il maltempo che imperversa soprattutto sulla costa orientale è prevista un’affluenza record che potrebbe mettere a repentaglio il primato registrato alla fine degli anni Sessanta. (agg. di Dario D’Angelo)
ELEZIONI MIDTERM, SEGGI APERTI
Seggi aperti nel primi stati di queste Elezioni Midterm e dunque scatta la lunga maratona in diretta verso i primi risultati di questa notte: mentre i principali candidati – oltre a Trump e Obama – si affrettano per gli ultimi appelli al voto in tutti gli Usa, diamo una rapida occhiata agli Stati che sono chiamati a rinnovare/cambiare il proprio Governatore. In molti casi, come vediamo anche nei focus qui sotto, si tratteranno di sfide decisive per capire lo “stato di salute” del mandato Trump oltre che alcuni succulenti anticipi delle prossime Presidenziali: in rigoroso ordine alfabetico, al voto per rinnovare il Governo dello Stato federale troviamo Alabama, Alaska, Arizona, Arkansas, California, Colorado, Connecticut, Florida, Georgia, Hawaii, Idaho, Illinois, Iowa, Kansas, Maine, Maryland, Massachusetts, Michigan, Minnesota, Nevada, Nebraska, New Hampshire, New Mexico, New York, Ohio, Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, South Carolina, South Dakota, Tennessee, Texas, Vermont, Wisconsin, Wyoming. Sono invece tutti e 50 gli Stati Uniti a partecipare alle Midterm per rinnovare il Congresso 435 deputati e 35 senatori, la sfida ha inizio!
SPOT RAZZISTA DI TRUMP RESPINTO DALLE TV
Con le Elezioni Midterm in corso fa discutere negli Usa lo spot prodotto e diffuso dal comitato elettorale del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, definito razzista al punto che i grandi network come CNN, NBC e persino la repubblicana Fox News, si sono rifiutati di trasmetterlo. Nella pubblicità si parla della carovana di 3.500 migranti partita dall’Honduras e diretta verso gli Stati Uniti che il presidente americano ha detto di voler bloccare a tutti i costi. Poi, come riportato da Il Post, “lo spot si concentra su Luis Bracamontes, un uomo messicano immigrato irregolarmente negli Stati Uniti che nel 2014 è stato condannato per aver ucciso due poliziotti, e collega la sua storia alla carovana”. Le immagini del criminale scorrono accompagnate da musiche e grafiche inquietanti alimentando l’idea di una terribile minaccia imminente. Lo spot in ogni caso è stato giudicato razzista poiché tra la carovana di migranti e la vicenda criminale di Luis Bracamontes non c’è alcun punto di contatto, fatta eccezione appunto per il fatto che i migranti sono latinoamericani proprio come Bracamontes. (agg. di Dario D’Angelo)
LE SFIDE CALIFORNIA, TEXAS E FLORIDA
Nelle sfide più importanti di queste Elezioni Midterm non possono essere messi in secondo piano Stati “decisivi” come il Texas e la California (i due più popolosi negli Usa) che sul fronte dei Governatori potrebbero rappresentare un “simbolo” del referendum pro-contro Donald Trump. La sfida tra Beto O’Rourke e Ted Cruz per la conquista del Texas incarna forse la sfida più importante con la possibilità, da vincente, che il candidato Dem possa poi sfidare Trump alle Presidenziali nel 2020. L’astro nascente post-Obama punta tutto sul contrasto al tycoon e sebbene in svantaggio di circa 7 punti vola negli ultimi sondaggi e si candida decisamente a sbalzare il Texas dalla guida quasi incontrastati dei Repubblicani. In California invece la sfida avviene tra Gavin Newsom, ex sindaco di San Francisco e liberal doc, e John H.Cox (repubblicano) con il primo decisamente favorito. Interessante anche lo scontro in Florida tra il sindaco di Tallahassee, Andrew Gillum, e il repubblicano trumpista da sempre, Ron DeSantis: uno degli stati più guardati con interesse da Trump e con l’esito più indeciso e incerto degli ultimi anni. Non solo Congresso insomma, è anche tra i Governatori che si capirà se l’effetto-Trump sia destinato al declino o se invece ruggisce ancora come due anni fa.
TRUMP: “L’AMERICA È DI NUOVO GRANDE”
E’ il grande giorno negli Stati Uniti, il giorno delle elezioni mid-term, di metà mandato. I cittadini a stelle e strisce dovranno decidere se rinnovare la fiducia nel presidente Donald Trump, a esattamente due anni dal suo insediamento alla Casa Bianca. Il tycoon a stelle e strisce non si è risparmiato negli ultimi giorni, viaggiando da est a ovest, da nord a sud, per provare a convincere gli elettori della bontà delle sue riforme attuate, nonché di quelle in programma: «L’America è di nuovo rispettata in tutto il mondo – ha detto, come riporta RaiNews.it, nel suo ultimo comizio – i tempi in cui si approfittavano di noi sono finiti. Ora avete un presidente che lotta per il nostro Paese, Paese che invece i democratici voglio distruggere. Ma noi non lo permetteremo, non molleremo mai e non ci arrenderemo mai. E vinceremo, perché noi siamo veri americani». Stando agli ultimi sondaggi della Cnn, i democratici sarebbero ancora in vantaggio alla camera, con 55% contro 42%, mentre in Senato dovrebbero tenere i repubblicani. Intanto si registra il blocco di nuovi account Facebook, per l’esattezza 30 (più 85 di Instagram), che avrebbero “complottato” per interferire sulle elezioni. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SI APRONO I SEGGI
Si aprono con i primi seggi sulla costa est le Elezioni Usa 2018 di Midterm, l’appuntamento degli “anni pari” che valuta come sempre l’andamento del mandato presidenziale a due anni dalle prossime Elezioni nazionali: con i primi risultati che potrebbero essere noti dopo la mezzanotte di oggi, in questa ricchissima “Midterm extralarge” si elegge non solo l’intera Camera dei Rappresentanti (435 deputati), non solo un terzo del Senato (35 seggi su 100) ma anche ben 36 Governatori sui 50 degli Stati Uniti d’America. Da ultimo, una sfilza di referendum (ben 155 in 37 Stati) con la maggior parte che riguarda l’assicurazione sanitaria: una lunghissima giornata di votazioni che già ha visto nelle scorse settimane un’alta affluenza al voto anticipato, circa 34 milioni di elettori americani. Donald Trump, Barack Obama ma non solo: lo scontro tra i due leader protagonisti degli ultimi comizi di questi giorni va ben oltre il passato e “traghetta” lo scenario Usa nei prossimi due anni dove tanto i Repubblicani quanto i Democratici dovranno scegliere le carte giuste per puntare alle Primarie del 2019.
RISULTATI ELEZIONI MIDTERM USA: NEI SONDAGGI CHI È IN VANTAGGIO?
Negli ultimi sondaggi prodotti a raffica in vista dell’appuntamento di Medio Termine, la situazione vede i Democratici in vantaggio con il 55% nei dati sul rinnovamento del Congresso: per il Gop invece un basso 42% che il Presidente Trump ha cercato in tutti i modi di far “alzare” con una frenetica campagna elettorale nel rush finale verso il voto Usa. I seggi apriranno alle 6-7 in ogni Stato americano (circa le 12-13 qui in Italia) per la costa Est e via via gli ultimi ad aprire i seggi saranno le Isole Hawaii (circa alle 18 qui da noi). La chiusura del voto di Midterm con i primissimi risultati arriverà invece tra le 18 e le 21 locali di ogni singolo stato (non prima dell’una di notte nostra del 7 novembre): si dovrà poi attendere le varie fasi dello scrutinio dei voti che avviene sì con sistema elettronico ma – visto i vari fusi orari – non arriverà prima delle 4-5 ora italiana la possibilità di scoprire se la Camera è passata o meno ai Democratici. Stando al sondaggio stilato ieri dalla Cnn, ben 7 intervistati su 10 pensano che il risultato delle votazioni sia un giudizio sull’operato del Presidente americano Donald Trump: una sorta di referendum vero e proprio, più del consueto “significato” del Midterm.
GLI ULTIMI APPELLI DI OBAMA E TRUMP
«In soli due giorni il popolo del Tennessee sta per eleggere Marsha Blackburn al Senato degli Stati Uniti: per proteggere il vostro lavoro, per difendere i costi contini e per continuare a fare grande l’America di nuovo. Votare per lei è come votare per me»: questo è solo uno degli passaggi dei comizi di Donald Trump impegnato a ridurre il più possibile il divario con i Democratici nelle Midterm in corso nelle prossime ore. Un appello che mira a mantenere salda la maggioranza al Senato (dato abbastanza certo nelle previsioni degli esperti) ma che intende “rosicchiare” più voti possibili anche alla House e nei vari Governatorati. Il nemico n.1, ancora una volta, è stato Barack Obama che ha provato a caricarsi sulle spalle il partito democratico in “assenza” di un vero leader per contrastare il contestato ma ancora apprezzato Presidente americano. Ieri sera l’ultimo appello su Twitter dell’ex due volte inquilino alla Casa Bianca: «Domani le elezioni potrebbero essere le più importanti della nostra vita. L’assistenza sanitaria di milioni è sulla scheda elettorale. Fare in modo che le famiglie possano ottenere un lavoro, è una giusta scossa sulla scheda elettorale. Il carattere del nostro paese è sulla scheda elettorale». Non solo, in un secondo Tweet Obama ha aggiunto «Quando siamo stati a tali crocevia prima, gli americani hanno fatto la scelta giusta. Non perché ci siamo seduti e abbiamo aspettato che la storia accada, — ma perché abbiamo marciato, e mobilitati, e abbiamo votato. Abbiamo fatto succedere la storia».