E’ già stato approvato dalla Camera bassa, adesso si aspetta il voto dell’Alta camera del parlamento della Tasmania, il disegno di legge promosso dal partito del Lavoro e dai verdi. Il tentativo è di farla diventare operativa anche in Australia. E’ la legge sul genere: se passa, in Tasmania chiunque chiamerà un uomo “lui” o una donna “lei” e viceversa rischierà il carcere. Tali pronomi sarà possibile usarli solo se il soggetto in questione vuole essere definito uomo o donna: insomma si tratta di una legge a favore dei transgender che potranno rifiutare la definizione sessuale avuta dalla nascita. In Tasmania la legge appena approvata permette ai genitori di decidere quale genere sessuale usare sul certificato di nascita e rende possibile a chi ha più di 16 anni di cambiare legalmente il proprio genere sessuale. E il dibattito sulla riforma dei diritti dei transgender è ormai aperto anche in Australia.



CONTRO I DIRITTI DEL SINGOLO

Secondo diversi esperti come il docente universitario Greg Walsh la proposta di legge è ammirabile, ma è inaccettabile ordinare alle persone come chiamare un’altra persona: “Sebbene sia ammirevole che i parlamentari vogliano garantire che coloro che sono transgender siano rispettati, il tentativo di usare il potere dello stato per costringere gli individui a usare un linguaggio che contraddica le loro credenze profondamente radicate è assolutamente inaccettabile”. Secondo invece il leader dei conservatori, Gerard Benedet, “Se una persona trans mi dicesse, “Preferirei che tu mi chiamassi  X”, per rispetto, lo farei. Ma il governo non ha il diritto di dirti che devi dirlo”. Ma per leader dei verdi, Cassy O’Connor, “questo provvedimento renderà le persone, di cui tutti dovremmo interessarci, più felici, più sicuri e più inclusivi”.

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