In attesa di conoscere i contenuti del mini vertice tra Theresa May e Jean Claude Juncker, la premier “prende tempo” in merito al voto sulla ratifica o meno del divorzio da Bruxelles: «tranquilli, siamo solo agli inizi» ha sottolineato la n.1 dei Tory parlando al suo arrivo in Belgio, poi aggiunge «Abbiamo cominciato le discussioni con altri leader dell’Europa su questo tema – dice – e naturalmente abbiamo la data del 21 gennaio indicata dal Parlamento, per questo dobbiamo affrontare questa questione prima di quella scadenza». A far discutere poi è stato il tweet del Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk che in maniera franca ammette al termine del suo mini vertice con la leader inglese, «è stata una discussione lunga e franca con la premier Theresa May, prima del summit sulla Brexit. E’ chiaro che i 27 Paesi Ue vogliono aiutare, la domanda è come».



IL “TOUR” DELLA MAY

Il Parlamento inglese è ai limiti dell’implosione: l’impressione è che non si arriverà fino al 21 gennaio, data termine per votare l’eventuale ratifica all’accordo sulla Brexit (non si sa ancora bene se rinegoziato oppure no). Tory e Labour, per motivi diversi, hanno dell’astio verso la premier May che non riesce a trovare la quadra in una situazione che sembra sempre più “ingombrante” per Downing Street e preoccupante per il popolo inglese. Nel frattempo, la May vola lontano dall’Inghilterra per provare una insperata riapertura del negoziato Bruxelles-Londra: prima il premier olandese Rutte, poi la Merkel e stasera-domani il n.1 della Commissione Ue Jean Claude Juncker. Un tour di “consultazioni” che per ora non trova l’aggancio giusto e che rischia di far tornare indietro la premier nella “tana del lupo” che ormai è diventato il Parlamento Uk, sempre più “polveriera” dopo il voto sulla Brexit slittato a gennaio.



CORBYN VS MAY: “UMILIA IL SUO UFFICIO E SCAPPA DAL VOTO”

E’ arrivata la conferma di Downing Street: si voterà nuovamente sull’accordo sulla Brexit entro il 21 gennaio 2019. Questa l’intenzione del primo ministro Theresa May, un nuovo voto di ratifica del Parlamento britannico in attesa di qualche rassicurazione ulteriore dall’Unione Europea sulla controversia “backstop”, ovvero il meccanismo di garanzia sulla salvaguardia di un confine aperto tra Irlanda e Irlanda del Nord. E Theresa May deve fare i conti con le forti contestazioni dell’opposizione, a partire dal laburista Jeremy Corbin: «Sono stato spesso in disaccordo con la May, ma non ho mai visto un disastro simile: lei sta umiliando il suo ufficio scappando dall’accordo proposto. Ha deluso tutti i parlamentari e le persone che rappresentiamo su entrambi i lati di questa aula. Questo è un modo straordinario di non-gestione di un governo, è una perdita di tempo e uno spreco di denaro pubblico». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



NUOVO VOTO ENTRO IL 21 GENNAIO 2019

All’interno del “mare magnum” Brexit due sono le novità delle ultime ore in arrivo da Londra e da Berlino: se la May immaginava un possibile nuovo asse con Juncker e Merkel per rinegoziare parti dell’accordo di divorzio, dopo il “niet” della Commissione Ue arriva ora anche il “nein” della Cancelliera. «Spero che May e Merkel si augurino Buon Natale, ed un felice anno nuovo. E’ sempre un bene parlare, ma non ci sarà alcuna rassicurazione sulla riapertura del negoziato», ha dichiarato il Ministro tedesco agli Affari Europei Michael Roth in merito al possibile incontro tra May e Merkel delle prossime ore. La prima novità invece arrivava da Downing Street con la premier in pressing da tutte le forze politiche che ha fatto sapere la possibile data-termine del voto di ratifica della Brexit in Parlamento: i deputati inglesi voteranno un nuovo accordo sulla Brexit entro il 21 gennaio, ha spiegato un portavoce della Primo Ministro britannica. Resta però da capire se e come l’Ue, che si è già espressa contro la nuova rinegoziazione, accetterà un “nuovo margine” di intesa con la leader Tory.

3 SCENARI, MA È SEMPRE CAOS

Il caos regna sovrano in Gran Bretagna complice la Brexit e complice le dichiarazioni di Juncker. Stando alle ultime indiscrezioni circolanti, la premier Theresa May sarebbe pronta a chiedere all’UE di rivedere l’accordo siglato nelle scorse settimane, per ottenere maggiori garanzie sul “backstop”, il regime speciale di commercio per l’Irlanda del Nord e il Regno Unito, che di fatto legherebbe fino a data da destinarsi la stessa nazione all’Unione Europa. Una soluzione che non piace a nessuno, così come non piace il fatto che si ritorni alle divisioni fisiche fra Belfast e la Repubblica d’Irlanda, causa tutte le ruggini del passato. A questo punto è difficile immagine lo scenario, anche se in realtà sono solamente tre le piste percorribili. La prima, mantenere l’accordo attuale con tutti gli scontenti del caso, ma che rischia di non essere approvato dal parlamento: verrebbe chiesta la testa della May, gettando il paese in un ulteriore caos. La seconda strada, forse quella più sensata ora come ora, indire un nuovo referendum, che probabilmente regalerebbe un voto diverso rispetto a quello di due anni fa, proprio a seguito delle enormi complicazioni emerse. Infine, la terza pista, quella di rinunciare alla Brexit: in ogni caso sarà l’apocalisse, o quasi… (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

BREXIT, JUNCKER GELA LA MAY

Il prossimo 13 dicembre (con “anticipo” già questa sera, ndr) la Premier inglese Theresa May e il Presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker si vedranno a Bruxelles, un giorno prima del Consiglio Europeo previsto per il 14 dicembre sul tema, ancora una volta, dell’immigrazione: discuteranno di Brexit i due leader, specie dopo il caos avvenuto ieri in Parlamento per il voto rinviato sull’accordo raggiunto dalla Premier Tory con i 27 Paesi dell’Ue. Il divorzio “semplice” tra Europa e Londra non s’ha da fare, o quantomeno con la May anche la stessa maggioranza ha diversi problemi che al momento impediscono di trovare un “deal” nel breve tempo: per questo motivo ieri, con una mossa considerata da molti assai «codarda», Theresa May ha deciso di cancellare il voto previsto per oggi 11 dicembre «perché non ci sarebbero stati i voti necessari». Sorvolando sui principi cardine della democrazia per un giorno “dimenticati” da quella che è considerata la Patria delle democrazie moderne, il nodo politico resta e anche bello forte: «L’accordo raggiunto con l’Ue sulla Brexit resta il migliore possibile», diceva ieri la May davanti alla House of Commons imbufalita per la decisione di rinviare il voto sulla Brexit.

BREXIT, JUNCKER: “IMPOSSIBILE RINEGOZIARE L’ACCORDO RAGGIUNTO”

L’intenzione della May, nel vertice con Juncker, è quella di trovare un punto di contatto per provare a rinegoziare se non tutto quantomeno parti dell’accordo in modo che la maggioranza del Parlamento inglese lo possa votare nei prossimi giorni: ecco, al momento sembra però che i conti fatti dalla Premier siano stati compiuti senza tener conto dell’”oste” in questione che abita ancora per qualche mese a Bruxelles. «Tutti devono sapere che non riapriremo l’accordo di ritiro del Regno Unito dall’Ue, questo non accadrà. L’accordo raggiunto è l’unico possibile», sentenzia nettissimo e indispettito il Presidente Juncker intervenendo alla sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo. «Sono stupito – prosegue e conclude Juncker – perché ci eravamo messi d’accordo con il governo britannico il 25 novembre. Sembra che ci siano dei problemi di fine corsa: vedrò il primo ministro Theresa May stasera e devo dire davanti a questo Parlamento, come ho già fatto, questo accordo è il miglior accordo possibile, l’unico possibile: non c’è alcun margine per una rinegoziazione. Ma naturalmente, questo lasso di tempo, se usato in modo intelligente, può essere usato per chiarimenti e delucidazioni».