Sono, e sarò sempre, una grande estimatrice di Angela Merkel, per la sua capacità di visione e di rinnovamento sia della politica nazionale che internazionale, nonostante il precipitare delle crisi economiche che hanno attraversato i suoi mandati e messo a dura prova la sua granitica autorevolezza.
Al congresso della Cdu, e ancora pochi mesi fa alle ultime elezioni che hanno non di poco indebolito l’alleanza di governo, la cancelliera ha dimostrato la sua tempra e le sue capacità di politica equilibrata davanti agli eventi tumultuosi che stanno investendo il mondo intero.
E’ così che Merkel mette insieme la storia dei partiti, le evoluzioni, le proprie identità, certo faticosamente ma tenacemente, senza strappi e nell’alveo del rinnovamento, come fece quando accolse con discernimento arguto quel milione di siriani che ha saputo integrare nella Germania popolata ancora da rigurgiti settari, dimostrando che l’immigrazione può essere un’opportunità, dando continuità a quel patrimonio di ricostruzione e riunificazione che rischiamo di perdere anche in Italia. Scegliendo anche di avvalersi di una vera squadra multicolore di governo, che aveva un Dna di classe dirigente incontestabile.
La politica Merkel, così come la persona Merkel, non ha mai prestato il fianco a un sistema mediatico, agli spot, attenta e caparbiamente capace di rappresentare, con calma e competenza, una nazione benestante, nonostante le cadute del sistema bancario, sempre tenuto al riparo da assalti speculativi che andavano oltre i limiti continentali. E’ stata ed è la promotrice del più innovativo e liberalizzato mercato del lavoro a sistema duale, premiato dalla rete delle imprese che ne detengono una struttura produttiva straordinaria e da un sostegno di welfare potente – si pensi che in Germania sono 2 i mesi che il lavoratore padre può concedersi, retribuito, quando nasce il bambino e noi siamo appena ai 4 giorni strombazzati – che fa sì che la nazione sia sempre libera, democratica e cristianamente forte.
Il congresso della Cdu è un vero consesso, dove si mettono a confronto strategie, vendette politiche e consenso delle proposte articolate in materia di proposte fiscali, monetarie, sociali, economiche, internazionali, dove vince l’autorevolezza dei programmi concreti realizzabili di crescita e stabilità. E Annegret Kramp-Karrenbauer è colei che raccoglie maggiori consensi genuini, sconfiggendo il potente miliardario Merz, che assomiglia drammaticamente al presidente Usa, e il giovanotto Spahn, famoso per aver osteggiato Merkel insieme ad altri, animati dal furore del mettersi sempre e comunque contro la cancelliera per distruggere l’esistente senza un minimo di responsabilità.
Dunque, il programma di Annegret – rafforzato sia dalla sua esperienza politica, abbastanza conservatrice e propensa a un’immigrazione selezionata, decisa a rafforzare la politica fiscale che fa da contraltare all’ambizioso miliardario destrorso che rincorre i populisti conservatori in opposizione ai centristi liberali del partito – vince e dalla sua virtuosa maestra, chiamata in Germania affettuosamente Mutter, nel vero senso della parola, trae i natali e la forza dell’intelligenza politica e della costanza del dialogo e del confronto senza strappi, ma con ragionevole autorità.
In Italia sia maggioranza che minoranza hanno ancora da imparare molto da Berlino.