Si è conclusa, con un giorno di ritardo, la Cop24 di Katowice – la conferenza sul clima organizzata dall’Onu – con alcuni risultati strappati in extremis che lascia però più dubbi che altro nella lunga sfida al riscaldamento globale da parte dei Paesi internazionali: ognuno ha le proprie ragioni per rifiutare impegni “forti” e “choc” a favore del clima e di un maggiore rispetto ambientale, tanto i “grandi Paesi produttori” quanto quelli più piccoli schiacciati dai costi ingenti che ci vorrebbero per abbandonare carbone e petrolio nei prossimi anni. Stamattina la firma finale a Katowice in Polonia dà comunque il via libera alle regole per applicare l’accordo di Parigi sul clima: 200 Paesi impegnati, più di due settimane di conferenze e un accordo finale che non convince appieno. «I Paesi che avevano siglato l’accordo di Parigi nel 2015 hanno concordato che aggiorneranno i rispettivi piani climatici entro il 2020 mentre il vertice Onu sul clima del 2019 sarà l’occasione per i capi di Stato di dimostrare di voler rafforzare gli sforzi entro il 2020», rilancia l’Ansa con le proprie fonti dalla Polonia.



CONFERENZA CLIMA POLONIA, I GIUDIZI DI WWF E GREENPEACE

Il ‘Rulebook‘ firmato – ovvero il regolamento che rende operativo l’accordo di Parigi – mette tutti i paesi in condizioni di parità nel «rendere conto sull’azione in campo per contenere il global warming»: limitazioni della CO2 e battaglia contro il riscaldamento, ma la COP24 non trova l’accordo pieno tra l’Ue e i delegati di Arabia Saudita, Kuwait, Russia e Stati Uniti. Si è riconosciuto la bontà dello studio di Intergovernmental Panel on Climate Change dell’Onu (l’IPCC) ma questi ultimi Paesi hanno rifiutato di estendere le misure richieste nell’accordo finale della conferenza polacca. «Un aumento medio della temperatura globale di almeno 1,5°C sui livelli pre-industriali è ormai inevitabile – avverrà nei prossimi 12 anni – e che per tenersi entro i 3°C di aumento complessivo sarà necessario tagliare le emissioni di anidride carbonica del 45 per cento entro il 2020», si leggeva nel rapporto IPCC, ma poco verrà svolto dopo questa COP24 (almeno per il momento). «Un anno di disastri climatici e il terribile monito lanciato dai migliori climatologi dovevano condurre a risultati molto più incisivi», attacca Jennifer Morgan, Direttrice Esecutiva di Greenpeace International. «Invece i governi hanno deluso i cittadini e ignorato la scienza e i rischi che corrono le popolazioni più vulnerabili», conclude l’associazione ambientalista. Più “possibilista” il WWF che comunque afferma con Manuel Pulgar-Vidal (Leader internazionale Clima ed Energia), il Libro delle Regole della COP24 «rende operativo accordo di Parigi ma ancora non siamo al livello di accelerazione dell’azione necessario per affrontare l’emergenza climatica […]. Abbiamo bisogno che tutti i paesi si impegnino a innalzare i propri obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2020, perché è in pericolo il futuro di tutti».

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