Le dimissioni del Generale Jim “Cane pazzo” Mattis, oramai ex Segretario alla Difesa, a seguito della decisione di Donald Trump di ritirare le truppe americane dalla Siria dopo l’Afghanistan, rappresentano solo l’ultimo episodio di una vera e propria ecatombe, politicamente parlando, per i collaboratori dell’inquilino della Casa Bianca. Infatti, anche se si vocifera che il capo del Pentagono sia stato “dimissionato” dal Presidente degli Stati Uniti, e che il suo abbandono per via delle diverse visioni sulla politica estera sia stato solo un atto conseguente, Mattis va ad aggiungersi a una già lunga schiera che conclude questo 2018 col botto, dopo che solo qualche giorno fa a dire addio era stato il Generale John Kelly. Anche per questo motivo, quello che appare come un frenetico turnover in seno all’amministrazione guidata da The Donald rischia di mietere nuove vittime, visto il vulcanico carattere del Presidente che a qualcuno ricorda il modus operandi con cui, durante il celebre reality show “The Apprentice”, licenziava i concorrenti uno dietro l’altro. Chi sarà il prossimo? (agg. di R. G. Flore)
NUOVA DEFEZIONE ALLA CASA BIANCA
Ennesima defezione alla Casa Bianca dopo che il Segretario alla Difesa, il Generale Jim “Cane Pazzo” Mattis ha annunciato le sue dimissioni a seguito dell’annuncio di Donald Trump che le truppe USA si ritireranno anche dalla Siria dopo l’Afghanistan. Insomma, l’amministrazione americana rinuncia a fare il “poliziotto” del Medio Oriente e lascia l’incombenza agli altri Paesi occidentali, decisione che non è affatto piaciuta a Mattis che, pur ricordando con piacere quanto fatto nel corso dei suoi due anni di mandato, ha fatto sapere che “il Presidente merita ora qualcuno più allineato alle sue posizioni”. Tuttavia, rimane il giallo dato che lo stesso Trump aveva twittato poco prima di fatto dimissionando uno dei suoi più stretti collaboratori: fonti del Pentagono fanno sapere che la svolta in politica estera del magnate newyorchese non è piaciuta e che vi sarebbero malumori per il ritorno a casa di circa 2000 soldati entro i prossimi trenta giorni. Anche perché, con le forze a stelle e strisce che lasciano il campo, avranno via libera quelli che sono gli interessi di Russia e Turchia, spesso su posizioni avverse a quelle USA e che potrebbero portare anche a un cambio degli equilibri geopolitici in quelle aree. (agg. R. G. Flore)
ORA TRUMP COSA FARA’?
E ora cosa succederà nel complicatissimo piano diplomatico in Medio Oriente? Difficile prevederlo anche perché le dimissioni del capo del Pentagono sono giunte da un giorno all’altro, nonostante le distanze tra Jim Mattis e Trump fossero note e mai nascoste da tempo. L’accelerata dopo l’annuncio (su Twitter) del ritiro delle truppe americane dalla Siria e forse anche dall’Afghanistan non era ovviamente prevista e il ciclone ora scatenato è di difficile “previsione”: come ben spiega Formiche.net in un focus questa mattina, a rischio è non solo il Medio Oriente ma anche l’Europa nel periodo medio-lungo, «L’assertività della Casa Bianca sulla necessità per i partner europei di aumentare le spese in difesa e portarle al 2% del Pil come prevedono le intese Nato potrebbe infatti aumentare (l’ormai ex numero uno del Pentagono era stato, su questo come su altri dossier, un efficace pontiere)». Libia, Israele, spese militari e ovviamente Iran, Iraq e Siria: il “caos” dopo l’addio del n.1 della Difesa potrebbe non essere solo “politico” ma rischia di avere ripercussioni su tutto l’aspetto strategico, sociale e militare delle missioni Usa all’estero. Come spiega il viceministro degli esteri russo, Mikhail Bogdanov «Dobbiamo osservare come verrà attuata questa decisione, perché finora una delle conseguenze dirette della mossa del presidente Donald Trump è stata l’allontanamento del segretario alla Difesa Usa, James Mattis».
NUOVO CICLONE SU TRUMP
A seguito della decisione del presidente degli USA di ritirare le truppe militari dalla Siria e dall’Afghanistan, nella giornata di ieri lo stesso Donald Trump ha tenuto un colloquio con il premier dello stato di Israele Benjamin Netanyahu. A riferirlo è stato l’ufficio dello stesso primo ministro israeliano secondo cui i due capi di stato «hanno discusso delle maniere per continuare la cooperazione tra Israele e Usa contro l’aggressione iraniana». Non viene specificato altro sul vis a vis ma è logico pensare che si sia parlato principalmente del ritiro dell’esercito USA dalla Siria, che ovviamente rappresenta una minaccia per le nazioni vicine, a cominciare proprio da Israele, che confina a nord con la nazione terreno di un terribile conflitto fra l’Isis e il resto del mondo ormai da troppo tempo. Ma ad essere maggiormente preoccupati del ritiro delle truppe degli Stati Uniti sono i curdi, che temono un’invasione da nord dalla Turchia, già tra l’altro annunciata da Erdogan, che possa spazzare via non soltanto i terroristi dello stato islamico ma anche le stesse milizie che da tempo combattono a fianco dei militari americani. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
USA: ADDIO ALLA SIRIA, VIA IL CAPO DEL PENTAGONO
Le truppe Usa sono pronte a ritirarsi dalla Siria e dall’Afghanistan, una decisione comunicata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, attraverso Twitter, ma che non è stata accolta in maniera positiva da parte della sua stessa amministrazione. E’ infatti notizia di poche ore fa la decisione di Jim Mattis, ministro della difesa e capo del Pentagono, di dimettersi dal proprio incarico, viste le divergenze con i vertici. Per l’ennesima volta il tycoon a stelle e strisce prende una decisione “di petto”, contro tutto e tutti e nonostante i pareri negativi delle persone che gli stanno a fianco: «Gli Stati Uniti – ha detto Trump – non vogliono essere il poliziotto del Medio Oriente. Ora tocca agli altri combattere». Entro 30 giorni 2000 soldati dovranno lasciare il proprio posto per tornare a casa, mentre Jim Mattis aveva idee differenti, convinto che l’Isis non sia ancora stato sconfitto e che le forze militari Usa siano fondamentali per l’instaurazione di un governo democratico in Siria.
USA VIA DA SIRIA E AFGHANISTAN
Stando alle indiscrezioni riportate da Rai News, pare che Mat Dog, così come viene soprannominato l’ormai ex capo del Pentagono, non fosse stato nemmeno informato in merito al ritiro delle truppe, compresi i 7000 militari che a breve dovranno lasciare l’Afghanistan. Ovviamente deluso Jim Mattis che sperava di essere almeno informato dei fatti prima di prendere una decisione riguardante i suoi “dipendenti”. Nelle lettere di dimissioni, lo stesso si è tolto qualche sassolino dalle scarpe, scrivendo in maniera ironica che lascia il posto a qualcuno che sia più in sintonia con le decisione di Trump. L’ennesimo ciclone si abbatte quindi sull’amministrazione Trump, con i curdi che da anni combattono a fianco degli USA nella lotta all’Isis, che si sono detti preoccupati, mentre Putin ha approvato la decisione del collega americano, conscio che da ora in avanti avrà campo libero su quelle terre dove nessuno vuole mettere piede, ma che sono strategiche dal punto di vista economico (petrolio) e politico.