Continua a tenere banco la notizia dell’arresto di Meng Wanzhou, numero due di Huawei, avvenuto il primo dicembre in Canada. Sulla vicenda si è espresso anche il primo ministro canadese, Justin Trudeau, che in merito ad alcune indiscrezioni circa una sua interferenza, ha spiegato: «Posso assicurare a tutti che siamo un Paese con un sistema giudiziario indipendente e che le autorità competenti hanno preso le decisioni su questo caso senza alcun coinvolgimento o interferenza politica». Trudeau ha altresì aggiunto di essere stato informato con qualche giorno d’anticipo in merito appunto all’intenzione delle autorità canadesi di arrestare la figlia del boss del colosso cinese. Il caso ha creato non poco scalpore anche perché la Cina è convinta che gli Stati Uniti stiano semplicemente cercando di sopprimere la grande ascesa di Huawei, che sta minacciando l’egemonia di Apple nel campo degli smartphone. Restano comunque dei dubbi in merito alla tempistica di tale notizia, che arriva a pochi giorni dall’accordo siglato fra Trump e Xi Jinping al G20 di Buenos Aires: tutto calcolato o un errore di valutazione? (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ARRESTO DELLA NUMERO 2 DI HUAWEI: LA REAZIONE DELLA CINA
Oggi si terrà l’udienza per il rilascio su cauzione di Meng Wanzhou, numero due di Huawei, arrestata lo scorso primo dicembre a Vancouver, in Canada, su mandato degli Stati Uniti. Le accuse nei confronti della figlia del boss del colosso cinese sono ancora molto vaghe, e pare che la stessa abbia messo a punto una struttura finanziaria, scrive Repubblica, per fare affari con l’Iran aggirando il blocco imposto dagli USA. Fatto sta che il caso ha destato scalpore a livello internazionale, e secondo la Cina si tratta di un semplice tentativo degli americani per contenere l’ascesa della multinazionale orientale, e nel contempo, della nazione cinese stessa: «Washington è ricorsa a un deprecabile approccio da canaglia – scrive oggi il Global Times – per fermare l’avanzamento di Huawei». Simile il pensiero del China Daily: «Gli Stati Uniti stanno facendo tutto quello che possono per contenere l’espansione di Huawei nel mondo perché la società è la punta più avanzata delle tecnologie cinesi». Un arresto che ha complicato i già delicati rapporti fra le due nazioni, che tra l’altro avevano appena siglato un accordo al G20 di Buenos Aires. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ARRESTO DI MENG WANZHOU, NUMERO 2 DI HUAWEI: COINVOLTA ANCHE LA HSBC
Stanno emergendo nuovi dettagli sul caso Huawei dopo lo scandalo relativo all’arresto di Meng Wanzhou, vicepresidente e figlia del fondatore del colosso tecnologico cinese. Stando a quanto riportato il Wall Street Journal, il gruppo bancario Hsbc ha segnalato agli inquirenti americani transazioni sospette realizzate dal secondo produttore al mondo di smartphone, dietro Samsung e davanti ad Apple. Secondo il giornale, la banca britannica con cui Huawei ha lavorato non è finita nell’inchiesta e sta collaborando con le autorità americane. Fino a non molto tempo fa, le attività di Hsbc sono state monitorate da una figura ad hoc, come previsto nell’accordo siglato nel 2012 quando emerse lo scandalo relativo al riciclaggio di denaro. Proprio quel supervisore ha segnalato le transazioni sospette di Huawei, accusato di aver violato le sanzioni Usa legate all’Iran. Ora Washington punta all’estrazione di Meng Wanzhou. (agg. di Silvana Palazzo)
“HA VENDUTO TECNOLOGIA AMERICANA ALL’IRAN”
La notizia dell’arresto di Meng Wanzhou, numero due di Huawei nonché figlia del boss della multinazionale cinese, ha fatto in breve tempo, come era prevedibile, il giro del web. Secondo le indiscrezioni circolanti nelle ultime ore, poche a dire la verità, il Ceo di Huawei avrebbe venduto tecnologie americane all’Iran, violando quindi le sanzioni in corso fra i due paesi. Un’accusa che ovviamente andrà dimostrata in tribunale, e domani si terrà l’udienza di convalida del fermo. La Cina e soprattutto la stessa Huawei sono convinte che alla fine la verità salterà fuori, sicuri che la signora Meng sia innocente. Il problema principale è il caso diplomatico che si sta creando fra i cinesi e gli Stati Uniti, le cui relazioni sono già precarie. La convinzione è che siano stati sbagliati i tempi, visto che l’indagine nei confronti della Meng, presumibilmente, sarà iniziata tempo fa. Peccato però che le conclusioni della stessa, quindi il fermo in Canada, siano giunti proprio nei giorni successivi alla tregua firmata da Xi Jinping e Donald Trump al G20 di Buenos Aires. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
BORSE IN AGITAZIONE
La notizia dell’arresto del Ceo di Huawei, Meng Wanzhou, figlia del fondatore del colosso cinese, ha mandato in agitazione i mercati internazionali, ed in particolare la borsa di Tokyo, con l’indice Nikkei in negativo di 1.91%. Su questa scia in calo anche le borse europee, oggi penalizzate per via dei forti dubbi sulla tregua commerciale fra gli Stati Uniti e la Cina, alla luce anche delle ultime notizie circolanti. A Milano l’indice Ftse Mib ha perso l’1.42% a quota 19.053, mentre lo spread fra i Btp e i Bund tedeschi è risalito leggermente a 282 punti, comunque sotto la soglia “psicologica” dei 300, con rendimento del decennale del 3,079%. La peggior borsa europea è al momento Francoforte, che cede l’1.87%, mentre Parigi segue a ruota a 1.70, con Londra invece a 1.51. Per quanto riguarda il rapporto euro-dollaro, infine, rimane stabile a quota 1.133. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CRISI DIPLOMATICA
La figlia maggiore del boss di Huawei, Meng Wanzhou, è stata bloccata all’aeroporto di Vancouver, Canada, e arrestata su ordine degli Stati Uniti. Un episodio che risale allo scorso primo dicembre ma che è stato reso pubblico solamente nelle scorse ore, e domani, 7 dicembre, si terrà l’udienza di convalida dell’arresto. Meng è stata fermata per presunte violazioni delle sanzioni all’Iran da parte della società cinese, una vicenda che ovviamente ha fatto infuriare la Cina: «Abbiamo presentato rimostranze formali a Canada e Stati Uniti – ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Geng Shuang, durante una conferenza stampa – chiedendo che entrambi chiariscano immediatamente le ragioni dell’arresto e liberino subito l’arrestata per proteggere i diritti legali della persona». La notizia ha fatto crollare i principali indici asiatici, con Tokyo e Shanghai che sono in perdita di quasi due punti percentuali, in attesa delle prossime novità. Intanto il tema della cyber security e della possibile “intrusione” della tecnologia cinese, è arrivato anche in Italia. Nei giorni scorsi il Copasir, comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica, ha interpellato il ministro Di Maio: «Come intendiamo tutelare l’Italia dal rischio di spionaggio da parte dei cinesi? Stiamo valutando con attenzione la situazione – ha risposto – le nostre agenzie di intelligence, Aisi e Aise, devono provvedere a fare le certificazioni di sicurezza che rappresentano i nostri strumenti di garanzia». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
HUAWEI, FIGLIA DEL BOSS FERMATA IN CANADA
Meng Wanzhou, direttrice finanziaria di Huawei nonché figlia del fondatore dello stesso colosso cinese, è stata arrestata in Canada, precisamente a Vancouver, a seguito di un mandato di arresto emesso negli Stati Uniti. Come riferisce Repubblica, gli Usa hanno chiesto l’estradizione del manager della multinazionale cinese, e per domani è stata fissata l’udienza. In base a quanto si apprende dai media, l’arresto di Wanzhou sarebbe dovuto alle violazioni alle sanzioni americane contro l’Iran, e c’è il rischio che si crei un clamoroso caso diplomatico. La Cina ha infatti contattato immediatamente le autorità canadesi, chiedendo che la direttrice di Huawei venga liberata perché in corso «una seria violazione dei diritti umani». Anche il colosso dell’informatica è uscito allo scoperto, spiegando: «Non siamo a conoscenza di alcun illecito commesso dalla direttrice finanziaria». Una situazione che rischia di riallontanare Stati Uniti e Cina, dopo che le due nazioni si erano riavvicinate negli scorsi giorni a seguito dell’incontro fra Trump e Xi Jinping al G20 di Buenos Aires.
MENG WANZHOU ARRESTATA
Ian McLeod, portavoce del Dipartimento di Giustizia del Canada, ha confermato le indiscrezioni spiegando: «Wanzhou Meng è stata arrestata a Vancouver il 1 dicembre. È ricercata per l’estradizione dagli Stati Uniti e l’udienza per la cauzione è stata fissata per venerdì». McLeod ha aggiunto che la signora Meng ha impedito che venissero pubblicati i dati giudiziari, di conseguenza è impossibilitato a fornire ulteriori dettagli sulla vicenda. Un nuovo durissimo colpo per Huawei, alla luce del recente attacco diretto del presidente Trump che di fatto ha chiesto di boicottare i prodotti della multinazionale cinese per il rischio di cyber intrusioni. Una notizia che tra l’altro offusca il debutto nell’alta società di Annabel Yao, l’altra figlia del numero uno di Huawei, Ren Zhengfei, che ha partecipato al prestigioso Ballo delle Debuttanti di Parigi, estasiando i presenti con la sua eleganza e la sua bellezza.