Il paradosso: una multa per divieto di sosta va in prescrizione dopo vent’anni, un danno (truffa, frode) alle casse pubbliche derivante dalla decisione di un ministro non è oggetto di indagine parlamentare se si superano i tre anni e se, nel frattempo, si sono svolte le elezioni. Questo forse il vero scandalo nello “scandalo Novartis” (di cui parleremo). L’immunità parlamentare è protetta dall’articolo 86 della Costituzione, votato nel 2001 dai due partiti maggiori (destra e sinistra) e aggiornato nel 2011 (Syriza e comunisti si astennero).
Che cosa significa lo scudo dell’articolo 86? Oggi per lo scandalo Novartis nessun ex primo ministro, nessun ministro della Sanità varcherà la soglia di un tribunale. A meno che i giudici non trovino nei suoi conti denaro sospetto (improbabile). Come dimostrato dalla “assoluzione parlamentare” dell’ex ministro socialista all’Economia, Jannis Papantoniu, e dalla condanna, perché si sono trovati milioni ingiustificati, dell’ex ministro socialista alla Difesa, Hakis Tsokatsopulos.
E allora perché tanto rumore? Sembra di essere ritornati al lontano 1989, quando Andreas Papandreu venne portato davanti a un tribunale speciale per rispondere di aver ricevuto tangenti. Quale fu il risultato? Una polarizzazione politica in un momento critico per la politica estera (leggi Balcani e Turchia) ellenica. Atene perse su tutti i fronti. Oggi come allora su Atene aleggia la disputa sul nome “Macedonia”. Storia lunga e mal gestita (il 70% dei greci è contrario che venga usato il nome “Macedonia” per indicare il piccolo stato di Fyrom). E così dopo la manifestazione di Atene, per sviare l’attenzione, ecco spuntare lo scandalo Novartis, ovvero le presunte tangenti pagate nel corso di un decennio dal colosso svizzero a numerosi politici (destra e sinistra) di primo piano – tra loro gli ex premier Antonis Samaras e Panajotis Pikramenos (primo ministro per venti giorni), il Commissario europeo Dimitris Avramopulos (ex ministro della Sanità) e l’attuale governatore della Banca di Grecia Yannis Sturnaras. Il premier Alexis Tsipras ha dichiarato che: «Il nostro obiettivo è la verità e solo la verità», aggiungendo che il governo ha la responsabilità di bloccare lo sperpero di fondi pubblici e far luce sui casi di corruzione.
Che corruzione ci sia stata, che le spese farmaceutiche siano una delle voci che hanno imposto il primo memorandum è dimostrato dai numeri. Resta da capire se la Commissione parlamentare potrà revocare l’immunità e se la magistratura riuscirà a trovare qualche conto “off-shore” sospetto. Secondo il governo, le casse statali, nel periodo 2000-2009, hanno subito un danno di 23 miliardi (oltre il 13% del Pil). Se a queste si aggiungono le spese olimpiche, un intenso programma di riarmo e un’endemica evasione fiscale si arriva ai 150 miliardi di aumento della spesa pubblica (fine 2009).
Dal 2001 al 2009, la spesa farmaceutica è aumentata del 159%, le spese pensionistiche del 100% e le retribuzioni nel settore pubblico del 95%. Totale: più del 56% del Pil. Ed è vero, come sostiene il governo, che il settore farmaceutico è stato un “party” della bustarella e della tangente. Ma la Novartis si è mossa, come tante altre multinazionali, in un ambiente favorevole alla corruzione. Come finirà? In una bolla di sapone come lo scandalo Siemens?
Di certo, il pallino è in mano a Tsipras che alimenta la polarizzazione. Elezioni anticipate? Ma neanche a parlarne (forse nel maggio 2019 abbinate a quelle europee). Si aspetta la fine del terzo memorandum – sarà sicuramente indetta una festa “popolare” – nel frattempo si demolisce la presunta “onestà” dei due vecchi partiti (socialisti e conservatori) che parlano di “cospirazione” e si resta in attesa delle percentuali dei sondaggi che sono alquanto sfavorevoli a Tsipras.