NEW YORK — E questa volta cosa si scrive? è il quarto “school shooting” del 2018. In neanche un mese e mezzo quattro angoli di questo paese che non riesce a non essere violento sono stati squassati dalle armi da fuoco. Questa volta siamo nel sud della Florida, a Parkland, da qualche parte a mezza strada tra Palm Beach e Miami. Ancora una volta una scuola, ancora una volta vittime e carnefice sono i nostri giovani. Tanti morti (mentre scrivo sono 17), tanto sangue e dolore per le famiglie coinvolte. Ma anche, siamo sinceri, il rischio di rimanere indifferenti. 



O addirittura la scelta di farlo. Possiamo rabbuiare il volto per un istante, and then move on, avanti con le nostre cose. Un po’ è istinto di conservazione, un po’ è la pelle della sensibilità che si fa callosa. A furia di batterci sopra si indurisce, impara a non sentire, perché sentire darebbe dolore, farebbe troppo male, farebbe venire le vertigini e porrebbe un’infinità di domande che rischierebbero di cambiarci la vita. 



Perché tutto ciò di cui stiamo parlando, questa ennesima esplosione di violenza, nasce e si consuma nel mondo dei giovani, nel mondo dei nostri figli, nel mondo che abbiamo creato. Come si fa a non interrogarsi sulla vita propria quando nella società che ognuno di noi ha contribuito e contribuisce a generare ci sono cosi tanti figli che sembrano essere di nessuno, giovani che per affermare la vita propria riescono solo a rubare quella altrui? 

Ci sono tanti modi per farlo, non solo le armi da fuoco. C’è il bullismo, c’è lo spaccio di droga… E’ brutto dirlo — molto brutto — ma ci si abitua, e tutto sommato ci sta bene così. Possiamo bandire il commercio di armi, persino mettere in galera tutti i membri della National Rifle Association, piazzare metal detectors anche nei bagni pubblici e trovare un magico metodo che ci permetta con certezza di armare solo persone buone, con il solo scopo di difenderci. Ma se non ci chiediamo seriamente che cosa tutta questa barbarie che ci circonda ci stia gridando, che voce sia questa incapacità di avere una voce, se non ci chiediamo seriamente cosa significhi essere padri e madri, non c’è speranza. Non solo per i nostri ragazzi, ma anche per noi. 



Barricarsi, cedere all’indifferenza e lasciarsi coltivare da essa ci rende vittime inconsapevoli di quella violenza che vorremmo ignorare. God Bless America.