Ha destato scalpore quanto accaduto in queste ore in Polonia, precisamente ad Auschwitz, nel noto campo di concentramento. Un italiano che vive a Cracovia da undici danni, Diego Audero, originario di un paese in provincia di Cuneo, è stato minacciato da un gruppo di ultranazionalisti, che hanno apposto delle scritte sulla sua abitazione “No alle guide straniere ad Auschwitz”. In questi ultimi mesi sta montando un forte senso di nazionalismo in quella zona dell’Europa, e sono molte le persone che lo appoggiano, come ad esempio Barbara Nowak, responsabile dell’educazione della regione di Malopolska, che proprio pochi giorni prima l’accaduto, aveva pubblicato sul proprio profilo Twitter che trovava scandalosa la presenza di guide straniere nel museo di Auschwitz, e che lo stesso avrebbe dovuto avvalersi solo di guide polacche, “affinché rappresentino il punto di vista reale della storia e proteggano l’integrità della Polonia. La Polonia – ha aggiunto – ha la responsabilità di scrivere la propria storia e di difenderla dalle falsità dei comunisti occidentali». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



LE MINACCE A DIEGO AUDERO

Il tristemente noto campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, diventa teatro di un caso di razzismo. La vittima è tale Diego Audero, 35enne originario di Faule, in provincia di Cuneo, che da undici anni risiede a Cracovia, la capitale della Polonia. Il suo lavoro è quello di guida del Museo di Auschwitz, con il compito di accompagnare i visitatori nel famoso campo di sterminio nazista. Peccato però che nelle ultime ore lo stesso Diego sia stato preso di mira da un gruppo di neo-nazisti: tornando a casa dal lavoro, sulla porta, ha infatti trovato la scritta «Auschwitz per le guide polacche», con tanto di stella di David e svastica. «Più che spaventato sono triste – spiega il nostro connazionale, come riportato dal quotidiano La Stampa il vero obiettivo di queste minacce non sono io, ma il direttore del Museo di Auschwitz».



“ANCHE ALLA CASSA DEL SUPERMERCATO…”

Stando a quanto ha svelato Audero, in Polonia ci sono dei gruppi di persone (probabilmente di estrema destra), che attaccano la nazione, colpevole a loro modo di vedere di raccontare solamente la storia degli ebrei, e quindi il museo di Auschwitz è terreno su cui scontrarsi. «Le guide sono dei professionisti – ha aggiunto il lavoratore di origini piemontesi – abbiamo tutte le autorizzazioni, nessuno è indottrinato. Siamo 300 che collaboriamo con il Museo, di cui 6 stranieri, due italiani. Avendo la partita Iva è facile trovare dove abito. Ma è il clima in generale che è cambiato nell’intero Paese». La Polonia, che in passato è sempre stata una nazione che si è schierata apertamente contro gli estremismi, sia di destra quanto di sinistra, si sta nazionalizzando, come testimoniato anche da un altro paio di brutti episodi di razzismo, accaduti allo stesso Diego: «Mi è successo che alla cassa di un supermercato un polacco mi è passato davanti perchè ero straniero. Un’altra volta una guida accompagnatrice non ha voluto affiancarmi nella visita alla Fabbrica di Schindler, quando ha visto dal mio nome che ero italiano».

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