Premier a vita: così è stato definito Xi Jinping il quale secondo quanto stabilito dal parlamento cinese, resterà a capo del Paese anche dopo il 2023. Come sottolinea l’Agi, dai tempi di Mao non era mai stato affidato tanto potere nelle mani di un solo uomo, ma gli osservatori internazionali cosa ne pensano? A rispondere è stato uno massimi esperti del sistema politico cinese, Giovanni Andornino, che ha commentato: “La speculazione secondo cui l’abrogazione del limite dei due mandati implichi la presidenza a vita è tutta da verificare”. A sua detta, tale emendamento rappresenta la conseguenza di quanto emerso nel corso del 19esimo Congresso del PCC che andrebbe “verso il rafforzamento della capacità di governance del partito”. Senza tale modifica costituzionale, dunque, “nel giro di tre anni l’intero sistema si disporrebbe a individuare il successore di Xi, limitando così la capacità del presidente cinese di implementare la propria agenda nell’arco di tempo ritenuto necessario per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che si è posto”, spiega l’esperto. Ma Xi sarà davvero il nuovo Mao? “Non lo è nel senso che non vi sono oggi in Cina le forme di costrizione totalitarie utilizzate da Mao”, ha aggiunto Adornino, ma non si può non osservare come la libertà di espressione in Cina si sia ristretta rispetto alle precedenti amministrazioni. “E gli strumenti con cui il Partito-Stato cinese controlla e condiziona la società cinese nell’era digitale pongono sfide, anche concettuali, inedite”, prosegue l’esperto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



PIÙ POTENTE DI MAO

Xi Jinping rimarrà presidente della Cina, a vita. Quest’oggi, modificando la costituzione, il congresso del Partito Comunista ha confermato l’attuale numero uno alla guida del paese, che potrà continuare a svolgere il suo incarico fino a che ne avrà le forze. Una rivoluzione in Cina, ma anche un ritorno al passato. Dopo l’era di Mao Zedong, o più comunemente noto come Mao Tse Tung, storico presidente cinese dal ’45 alla sua morte del ’76, la Cina aveva modificato la legge, inserendo la regola dei due mandati da cinque anni ciascuno. Ora, il ritorno al passato, con Xi Jinping, segretario generale del Partito comunista, presidente della Commissione centrale militare e a capo di altri svariati organismi di governo, che potrà rimanere sulla propria poltrona praticamente a vita. Sul web sono già scattate le proteste di chi si oppone a questo nuovo “regime”, subito censurate dal governo. Wang Chenguang, professore di diritto dell’università di Tsinghua, fra le più prestigiose della nazione, ha voluto precisare: «Non si tratta di presidenza a vita, perché sono stati aboliti solo i limiti temporali per la carica presidenziale, non quelli del Congresso che dovrà rieleggerlo». Solo il tempo dirà se la decisione presa è stata ottima o disastrosa. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



XI JINPING PRESIDENTE A VITA

E alla fine arriva il quasi plebiscito sulla decisione di Xi Jinping di proporre modifica della Costituzione; il premier cinese, da oggi, potrà essere presidente a vita della Cina comunista. Il via libera arriva dalla Grande Sala del Popolo con l’applauso torrenziale di circa 20 secondi dei delegati del partito che hanno appena modificato la Costituzione della Repubblica Popolare Cinese per poter consentire l’abolizione del vincolo di 2 mandati come presidente. Tradotto per comuni mortali, da oggi Xi Jinping potrà essere ad eterno il premier cinese: ne dà notizia l’inviato di Repubblica Filippo Santelli, che racconta come la riforma della Costituzione cinese sia avvenuta con voti contrari 2 e astenuti 3. I favorevoli? «Duemilanovocentocinquantotto», scrive il collega da Pechino. Xi sarebbe dovuto decadere il prossimo 2023 dopo due mandati in cui ha oggettivamente cambiato la Cina dal punto di vista commerciale, economico, militare e diplomatico, ma non dal punto di vista legale o sociale, visto che il “vizietto” della Dittatura rimane ancora tutt’altro che lontano. La presidenza “in potenza” a vita viene approvata dall’Assemblea Nazionale del Popolo Cinese con una maggioranza mai vista anche in questo “parlamento fantoccio” che pure esiste solo per “approvare” le scelte decise dai vertici del Partito Comunista.



SCATTA LA “DITTATURA GENTILE”?

Una dittatura, anche se “gentile” nei modi e garbata nelle relazioni estere (a differenza del vicino Kim Jong-un in Corea del Nord, con il quale resta comunque sodale nonostante tutto, ndr) quella di Xi Jinping: l’emendamento usato per approvare la modifica costituzionale include «il pensiero di Xi Jinping come ruolo guida del Partito Comunista Cinese» nel primo articolo. Un esempio di dittatura? Quando sono emerse settimane fa sulla proposta del Pcc a questa rivoluzione costituzionale, i social sono stati messi a tacere e cancellato ogni qualsivoglia polemica contro Xi Jinping. Come giustamente ricorda Tg Com24, «Il limite di due mandati presidenziali fu imposto nella Costituzione del 1982 dall’uomo forte del tempo, Deng Xiaoping, per evitare un ritorno al regime dittatoriale dell’era di Mao Tse-tung (1949-76)». L’Afp ha provato a raggiungere il dissidente Hu Jia che ha commentato, «Quarantadue anni dopo, nell’era di Internet e della globalizzazione, un nuovo grande leader, un nuovo tiranno alla Mao risorge in Cina». Tiranno gentile, ma pur sempre tiranno.