Che l’attività di Marielle Franco per il sociale e per i poveri l’avesse resa invisa alle forze di polizia, per le tante accuse lanciate anche sui social, era purtroppo risaputo. E il giorno prima dell’omicidio, Marielle su Twitter aveva rivolto gravi parole alle forze dell’ordine, chiamate spesso e volentieri “un battaglione della morte che uccide i nostri giovani.” Questo il testo del Tweet di Marielle: “Ancora un omicidio che potrebbe entrare nel conto di quelli compiuti dalla polizia militare. Matheus Melo stava uscendo dalla chiesa. Quanti altri devono morire prima che finisca questa guerra?” L’attivista non poteva sapere che la vittima successiva di questa orribile guerra nelle strade di Rio de Janeiro sarebbe stata proprio lei, appena ventiquattro ore dopo. (agg. di Fabio Belli)



I PROIETTILI SONO QUELLI IN DOTAZIONE ALLA POLIZIA

Emergono ulteriori dettagli in merito all’omicidio dell’attivista Marielle Franco, uccisa ieri in un agguato avvenuto nel cuore di Rio, insieme al suo autista. Come riporta una fonte della polizia di Rio citata dalla Tv Globo e ripresa da Repubblica.it, i proiettili usati per uccidere la 38enne farebbero parte di un lotto venduto dall’azienda CBC alla polizia federale di Brasilia nel dicembre del 2006. Si tratterebbe di munizioni originali calibro 9. In tutto, i colpi esplosi dai sicari sarebbero stati ben 13, di cui 7 sono andati a segno. In merito all’auto usata dai killer, una Cobalt, aveva una targa di Nova Iguacu corrisponde ad un altro veicolo, quindi sarebbe stata clonata. Sul “barbaro omicidio”, il ministro brasiliano della Sicurezza pubblica si è preso l’impegno di seguire personalmente le indagini attualmente in corso. “faremo giustizia, a qualsiasi costo”, ha annunciato, rivolgendosi non solo ai familiari della consigliera uccisa ed a tutti coloro che la conoscevano e lottavano insieme a lei ma all’intero popolo carioca. Non si esclude inoltre che l’inchiesta, annunciata dal procuratore generale della Repubblica, Dodge, possa passare di competenza della polizia federale. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



RABBIA CONTRO LA POLIZIA E IL PRESIDENTE TEMER

Non si placa in Brasile l’ondata di indignazione e cordoglio dopo il brutale assassinio di Marielle Franco, 38enne politica e attivista freddata a Rio de Janeiro assieme al suo autista: a finire nel mirino delle proteste delle migliaia di persone scese in strada c’è soprattutto la polizia militare, coinvolta da una delle inchieste che la stessa Franco, che attualmente rivestiva anche la carica di consigliera municipale, portava avanti nell’ultimo periodo assieme a quella sull’escalation di omicidi nelle favelas. Oltre ai tantissimi messaggi che continuano a essere postati sul suo profilo Twitter, la rabbia di alcune personalità non solo della politica ma anche del mondo dello spettacolo corre sui social. Tra questi, si segnalano quelli della conduttrice di colore Joy-Ann Reid che ha ricordato come “il nome di Marielle Franco deve essere conosciuto e la sua morte va considerato come un campanello d’allarme”, mentre Glenn Greenwald, avvocato e giornalista statunitense nonché amico della stessa attivista brasiliana, ha spiegato che “l’assassinio di Marielle avrà delle ripercussioni non solamente nel suo Paese ma a livello internazionale” soprattutto in relazione al tema degli abusi perpetrati dalle forze di polizia e contro determinate minoranze razziali, chiamando indirettamente in causa non solo le forze dell’ordine ma anche quello stesso presidente Michel Temer che è uno dei fautori della politica che vuole l’invio dell’esercito nelle favelas per rispondere colpo su colpo alla guerra che lì si consuma. Nonostante il suo tweet di cordoglio (“Un atto di codardia, puniremo i responsabili di questo crimine”), il successore di Dilma Rousseff è finito nel mirino delle critiche e ora dovrà dare prova di essere in grado di usare il pugno duro contro quello stesso esercito su cui la Franco indagava e che potrebbe addirittura essere l’esecutore materiale del crimine. (agg. di R. G. Flore)



L’EX PRESIDENTE LULA, “BARBARO ASSASSINIO”

Migliaia di persone sono scese in piazza a Rio de Janeiro per protestare contro l’omicidio di Marielle Franco, freddata da alcuni colpi d’arma da fuoco in pieno centro mentre tornava da un corteo a favore della causa delle donne di colore. Al coro del popolo, sdegnato per quanto accaduto, si è unito anche l’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva che ha chiesto al governo e alle forze armate di procedere immediatamente alle indagini su quanto accaduto: “Voglio rendere omaggio alla famiglia di Marielle, combattente per i diritti umani, barbaramente assassinata la notte scorsa assieme al suo autista. Condanniamo con veemenza la mancanza di sicurezza che vive una larga parte della popolazione brasiliana e offriamo la nostra solidarietà alla famiglia e agli amici. Tutto ciò è abominevole, esigiamo che il governo di Rio e le forze armate rendano conto alla società, trovando i colpevoli. Se è stata la polizia, sarà ancora più facile scoprirli”. Anche l’attuale presidente Michel Temer ha definito inammissibile il delitto, considerato “un attentato alla democrazia e allo stato di diritto”. [Agg. di Dorigo Annalisa]

L’OMICIDIO A RIO DE JANEIRO

Una violenza inaudita, quella che ha travolto ed ucciso oggi Marielle Franco, popolare attivista dei diritti umani colpita in pieno giorno da cinque proiettili mentre era nel cuore di Rio de Janeiro. Come spiega Repubblica.it, il drammatico agguato sarebbe accaduto mentre Marielle si trovava in auto, insieme al suo autista Anderson Pedro Gomes anche lui rimasto ucciso ed alla consigliera del Partido Socialismo e Libertade (PSOL), rimasta fortunatamente e miracolosamente illesa. La Franco stava per dirigersi ad un appuntamento di lavoro quando è stata vittima di quello che, secondo Marcelo Freixo, deputato del PSOL e suo amico ha definito una vera e propria “esecuzione”. I sicari attendevano l’arrivo dell’auto sulla quale viaggiava la nota attivista lungo la trafficatissima rua Joaquim Palhares, a Estácio. Una serie di colpi esplosi in successione avrebbero letteralmente crivellato la vettura e cinque di questi raggiungono l’attivista, altri due il suo autista. Altri colpi sono stati esplosi da almeno quattro soggetti con pistole in pugno, prima di darsi alla fuga e lasciare la scena dell’incredibile crimine. Le prima immagini dell’agguato ovviamente hanno trovato prontamente spazio proprio sui social, dove non è mancato un moto di rabbia nei confronti dell’inaudita violenza che si è scatenata in un tranquillo mercoledì mattina.

MARIELLE FRANCO E LA SUA BATTAGLIA CONTRO LE VIOLENZE NELLE FAVELAS

Marielle Franco era un’attivista molto nota, quinta tra le più votate alle ultime amministrative del paese nonché consigliera del PSOL. In tanti la ricordano per le sue battaglie, l’ultima proprio qualche giorno fa quando aveva aspramente criticato gli interventi della polizia militare e dei soldati a Acari, grande favela a nord di Rio De Janeiro. Qui lo scorso lunedì si era verificato un’incursione dei corpi speciali nel corso della quale erano rimasti uccisi cinque ragazzi. Su Facebook scriveva la Franco: “Dobbiamo raccontare cosa sta accadendo a Acari. Dobbiamo gridare al mondo e far sapere a tutti l’azione brutale e selvaggia della polizia”, prima di lanciare una pesante accusa. Secondo l’attivista infatti, un battaglione della polizia militare di Rio stava seminando il panico stuprando e uccidendo i residenti della favela. Per Acari la consigliera si era battuta per anni e la sua denuncia aveva colpito anche il decreto che affida la sicurezza del paese all’esercito. Dopo l’agguato è intervenuta anche Amnesty International che ha chiesto l’avvio di un’inchiesta per fare chiarezza sul drammatico omicidio: “Mirella era una figura riconosciuta per il suo impegno in difesa dei diritti umani, specialmente a sostegno delle donne nere e meticce delle favelas e nella denuncia della violenza poliziesca”, si legge in una nota. La sua battaglia per i diritti delle donne di colore e delle minoranze era nota a tutti. Laureata in pubblica Amministrazione la Franco si era specializzata nelle Unità di pacificazione e lascia una figlia di 19 anni.