RALEIGH (North Carolina) — Se non mi avessero chiamato dall’Italia, probabilmente non mi sarei accorto della tragedia, con diverse vittime, di un ponte crollato in quel di Miami in Florida. Non che la notizia non ci fosse, ma a parte un giornale on line, su tutti gli altri, qui in America, risultava come una delle tante notizie di cronaca. Si, insomma, bisognava cercarla per capire cosa era successo. Niente a confronto di quello che ho visto sui giornali italiani, incluso titoli giganteschi e anche notizie non proprio precise. Certo, non c’era il solito “America in ginocchio” citato ad ogni tromba d’aria o uragano, ma il messaggio era “Tragedia negli Usa”.



La prima cosa che ho fatto è stata quella di pregare per le vittime e non mi sono stupito di vedere la stessa reazione da parte dei costruttori, riportata fedelmente dai giornali a stelle e strisce: “Our entire team mourns the loss of life and injuries associated with this devastating tragedy, and our prayers go out to all involved” (La nostra intera azienda piange i morti e i feriti associati a questa devastante tragedia e le nostre preghiere vanno a tutte le persone coinvolte).



Ma la seconda è stata ricordarmi di un giudizio che avevo focalizzato sugli Stati Uniti dopo alcuni mesi dal mio trasferimento dall’Italia: pensai allora, e lo penso anche adesso, che questa sia la Nazione Impaziente. Anche se all’inizio ero affascinato dell’innovazione, della voglia di cambiare, della rapidità con cui realizzavano le cose  — niente a confronto coi tempi biblici di realizzazione di ogni cosa in Italia — piano piano ho ribilanciato il mio giudizio, riconoscendo alcuni limiti di questa dottrina tipicamente americana: volere tutto e subito.

Non e’ un caso che il fast food, il self check-out, la dieta della settimana, etc.  siano nati qui. Si voglio sempre risposte immediate ad ogni problema. Ma vale la pena essere cosi impazienti? Vale la pena introdurre un nuovo metodo di costruzione veloce se poi ci sono dei morti? Allargando un po’ la prospettiva, vale la pena lanciare due bombe atomiche per terminare in fretta una guerra sanguinosa al prezzo di centinaia di migliaia di vittime? Certo guardando i pro e i contro sembra sempre tutto accettabile e fisiologico, soprattutto in un paese pragmatico come questo, ma mi sembra evidente che non è una domanda di facile soluzione. 



Ecco, forse ci focalizziamo troppo sulla ricerca di una risposta, ci stupiamo, ci arrabbiamo, piangiamo se qualcosa va storto, ma di fatto non ci accorgiamo che il problema è un Altro.