MOSCA — Oggi la Russia vota per la rielezione del presidente: letteralmente la “rielezione”, perché, salvo imprevedibili cataclismi, non c’è alternativa alla riattribuzione dell’incarico al presidente attuale: qualche oppositore è stato ucciso (Nemcov), qualcun altro è finito in carcere e poi è emigrato (Chodorkovskij) e qualcun altro è stato eliminato dalla competizione elettorale con il pretesto di una condanna molto discussa (Naval’nyj).
E così sembra che non ci sia alcuna differenza rispetto all’occidente dove, tra scandali che non finiscono, elezioni che non risolvono niente ed eletti che deludono tutti, le votazioni paiono soltanto un rito formale che non serve assolutamente a nulla.
E se qualcuno fa osservare che comunque una certa differenza c’è tra “non sapere chi scegliere” e “non avere chi scegliere”, questa osservazione semplicemente non viene raccolta; sembra che si parlino due lingue assolutamente intraducibili o, addirittura, che una sia la lingua della verità (che descrive il formalismo ormai insopportabile della democrazia) e l’altra la lingua della propaganda russofoba.
E se fosse il contrario? Se la vera russofobia fosse di chi dice che la democrazia è un lusso superfluo?
Perché sarebbe meglio non sapere cosa scegliere, piuttosto che non avere cosa scegliere? Cosa cambia nell’avere uno in più da scegliere se sono tutti uguali? Che guadagno c’è, in effetti, nell’avere chi scegliere, quando non serve a nulla? Perché sarebbe meglio una debole democrazia formale dove si rischia di eleggere uno che poi si rivela peggio del peggio che ci si potesse immaginare?
Qualcuno risponde che la libertà è sempre meglio di qualsiasi forma di dittatura, di autoritarismo o comunque di qualsiasi forma di governo nel quale il potere resta da decenni nelle mani della stessa persona per il semplice fatto che proprio non hai alternative.
Qualcun altro — e c’è l’impressione che sia la maggioranza — risponde che queste deboli democrazie, con tutta la loro libertà senza freni, rischiano di far crollare le società nelle quali hanno il sopravvento, rischiano di minarne tradizioni, valori, principi irrinunciabili. E allora meglio la Russia che ha un uomo che ha messo ordine nel paese, che gli ha dato irrinunciabili punti di riferimento, che difende i valori tradizionali, che sta facendo qualcosa di reale per l’instaurazione della pace mondiale.
Dunque, che se ne fa la Russia delle elezioni? Dopo il crollo dell’Unione Sovietica aveva perso ogni prestigio internazionale, era un paese in crisi, adesso, invece… Che se ne fanno i russi della democrazia? Forse non sono adatti alla democrazia…
Ma dove sta, allora, la vera russofobia?
È russofobia dire che uno che minaccia il mondo perché ha il missile più grosso di tutti non è meglio di quell’altro che è disposto a fare “fuoco e furia” su un paese nemico? È russofobia dire che preoccupa la ricomparsa del culto di Stalin perché, come si dice, nonostante tutti i morti che ha fatto, comunque, ha vinto la guerra e ha reso grande il paese?
Speriamo la prossima volta di poter andare a votare senza sapere chi scegliere, ma avendo chi scegliere. Non cambierà nulla, forse, tranne una cosa: potremo dire che “è colpa nostra” e ricominciare a costruire qualcosa di nostro, qualcosa in cui sentirci liberi e responsabili.
In fondo è quello che fa l’occidente, è quello su cui dice di aver edificato la sua società. Forse, oltre alla democrazia, vi è venuta a noia la libertà? Davvero sareste disposti a farne a meno in tutto? Lasciando perdere i principi che forse vi sembrano un peso, ma pensando alle cose pratiche e concrete, davvero siete disposti a rinunciare a scegliere chi e come lotterà contro la corruzione e la delinquenza, chi deciderà della vostra pensione, del modo e del luogo in cui farvi curare e in cui educare i vostri figli?
Qui forse la maggioranza non sarà così decisa nel rinunciare a questi pesi. E allora lasciateci la possibilità di scelta. A quel punto forse ritroveremo insieme anche un’altra libertà, quella di scegliere bene e, magari, anche la libertà di scegliere il bene.