L’avanzata turca delle truppe di Erdogan non si ferma dopo la presa di Afrin: nella testa del dittatore sunnita l’eliminazione del “pericolo curdo” è il primo punto emergenziale e non si ferma davanti a niente e, soprattutto, a nessuno. I civili curdi denunciano la condizione imbarazzante e drammatica che circa 200mila persone innocenti, tra cui donne, anziani e civili sono costrette a subire da mesi ormai. «Si trovano in tanti senza rifugio né accesso a cibo e acqua», denunciano le autorità civili curde in contrapposizione allo schiacciante uso della forza delle truppe siriane e turche. Gli attivisti dell’Osservatorio libero siriano segnalano che a essere presi di mira sono vetture, case e negozi. I civili in fuga sono migliaia; ora Ankara punta su Manbij, l’altra città a maggioranza curda, per provare ad aggiudicarsi un’altra enclave siriana per il “protettorato turco”. Per ora la diplomazia Usa ed Europea non è riuscita a convincere Erdogan che  i curdi rappresentano il migliore deterrente nei confronti del sedicente Stato Islamico, come già dimostrato nella liberazione di Kobane. Per ora il progetto “folle” di Erdogan continua con nessuno che realmente abbia provato a fermarlo sul serio nella sua avanzata militare e ideologica. 



LA PRESA DI AFRIN

Con il completo disinteresse delle potenze occidentali i turchi hanno prima invaso la Siria del nord e dopo due mesi di battaglia hanno espugnato Afrin capitale del territorio curdo. La scusa ufficiale: paura che i curdi, definiti sostenitori del Pkk, l’organizzazione politico-terrorista dei curdi che vivono in Turchia, avessero un territorio a loro disposizione proprio al confine con Ankara. Secondo le notizie che arrivano dalla zona, dopo aver provato a resistere a lungo, i curdi si sarebbero ritirati improvvisamente sulle colline circostanti, probabilmente per evitare il massacro, ma anche per organizzare la resistenza contro i nuovi occupatori che per coprirsi dal punto di vista diplomatico (l’operazione lanciata da Erdogan è stata chiamata in modo vergognoso “Ramoscello d’ulivo”)si sono alleati con i siriani dell’Esercito libero, gli iniziatori della guerra civile sostenuti da sempre dagli Stati Uniti e poi scopertosi essere in gran parte terroristi islamici legati ad Al Qaeda.



IL “NODO” DELLA NATO

Inutilmente Damasco aveva provato a mandare milizie in sostegno dei curdi, a cui Assad aveva promesso che quel territorio sarebbe stato concesso come regione autonoma. Secondo quanto si legge sui media americani ad esempio il Washington Post, la vittoria turca è stata possibile grazie alla concessione da parte russa dello spazio aereo da loro controllato in quella regione. E’ l’ennesima dimostrazione del rovesciamento di alleanze e dei doppigiochi in questa sporca guerra: Mosca è infatti alleata con Damasco e ha contribuito alla liberazione di città importanti come Aleppo, ma vuole anche tenere buoni rapporti con Erdogan. I civili di Afrin, circa 150mila su un totale di due milioni, intanto per una piccola parte sono riusciti a rifugiarsi ad Aleppo grazie ad alcuni corridoi umanitari anche se i morti in questi mesi tra i civili sono stati migliaia, soprattutto donne e bambini. La paradossale situazione siriana adesso apre un nuovo fronte: la zona controllata dai curdi iracheni che secondo alcune indiscrezioni Erdogan vorrebbe attaccare anche quella. Ma qua i curdi sono alleati con gli americani che in questa zona hanno diverse basi militari: che succederà? Due paesi della Nato in guerra tra loro?

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