Due fratellini che litigano per il controllo del telecomando di un videogioco: normale, succede in tutte le famiglie. Ma se è una famiglia americana, le conseguenze non sono una ramanzina dei genitori. Le conseguenze, come successo nella cittadina di Okolona nello stato del Mississippi, è che il fratellino di 9 anni spari a bruciapelo con la pistola del padre alla testa, da dietro, alla sorella di 13 anni e la ammazzi sul colpo. Ennesima tragedia della libertà nell’uso e consumo delle armi negli Stati Uniti: stragi nelle scuole e omicidi in famiglia, per sciocche ragioni, anche tra piccolissimi bambini. Mentre i due fratellini litigavano, la mamma si trovava in cucina a dar da mangiare agli altri figli. Adesso la polizia si aggrappa agli specchi, dicendo che nessuno è  in grado di dire quanto il bambino fosse consapevole della pericolosità dell’arma, e che probabilmente aveva visto gesti analoghi nei videogiochi.



Ma nei videogiochi i personaggi colpiti da una pistola muoiono, dunque doveva essere in qualche modo consapevole di quello che stava facendo. Inutile poi dire a un americano che se in casa non ci fossero state pistole, per quanto il bambino potesse essere influenzato da un videogioco (quelli violenti, la maggior parte, andrebbero vietati ai minori esattamente come le pistole), il dramma non ci sarebbe stato. Tanto è vero che la polizia non sa come muoversi, lo ha ammesso lo stesso sceriffo della cittadina: “Non abbiamo mai avuto a che fare con un caso di un bambino di 9 anni autore di un omicidio, non sappiamo neanche se verrà accusato di quello che ha fatto”. Nel solo 2018, negli Stati Uniti 137 ragazzini di 11 anni sono stati uccisi o feriti da armi da fuoco mentre 564 ragazzini tra i 12 e i 17 anni sono stati uccisi o feriti sempre nei primi tre mesi del 2018.

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