Lunedì 5 marzo scade negli Stati Uniti il DACA, il Deferred Action for Childhood Arrivals, il provvedimento esecutivo dell’ex presidente Obama con il quale, dal 2012, i minorenni arrivati negli Stati Uniti con i genitori, ottenevano lo status di immigrato regolare. Di fatto, con quel decreto, un ordine esecutivo del presidente che non ha bisogno del voto del Congresso, Obama era riuscito a bypassare il Dream Act che il Congresso non aveva mai approvato. Da quest’ultimo è arrivato il termine “dreamers” dato a tutti quei giovani che potevano appunto coronare il sogno di diventare americani senza più la paura di essere cacciati in quanto clandestini. Il fatto è che questi ordini esecutivi possono essere cancellati dal presidente successivo, e così ha fatto Trump appena preso il potere. In questo modo, circa 690mila dreamers anche se si calcola che in tutti gli Stati Uniti ce ne siano quasi due milioni, dal 5 marzo potranno essere deportati e cacciati dal paese. Per protestare contro questo atto razzista e disumano un gruppo di cattolici fra cui anche suore e religiosi, hanno manifestato di fronte al Campidoglio. Il 25 febbraio i vescovi americani avevano dichiarato la giornata di sostegno ai dreamers, dunque la Chiesa cattolica è apertamente coperto la decisione di Trump, lo stesso presidente che un mese e mezzo fa si era unito alla Marcia per la vita organizzata dai movimenti cattolici contro l’aborto.



Trump, si sa, usa la religione solo per scopi elettorali: protestare contro l’aborto porta voti, cacciare gli immigrati pure. Così la polizia non ha avuto problemi ad arrestare 40 manifestanti, tra cui otto suore: “Non sono mai stata arrestata in vita mia, ma con la benedizione della mia comunità mi unisco ad altre due dozzine di suore cattoliche e alleate per rischiare l’arresto come atto di solidarietà con i meravigliosi ‘sognatori’ della nostra Nazione” aveva dichiarato la suora domenicana Elise Garcìa, che infatti è stata arrestata. “Arrestate una suora, non un dreamer” ha detto ancora la religiosa. Tra i manifestanti anche un gesuita, padre Thomas Reese: “I dreamers sono i nostri studenti, quelli che siedono nelle nostre aule, sono i nostri fedeli, inginocchiati nelle nostre chiese” ha commentato aggiungendo che si tratta di una questione morale. “È ora che le persone che lavorano nel parlamento si rendano conto che si tratta di una questione morale. È un fatto di giustizia, e il gioco politico deve fermarsi”. Dopo alcune ore i manifestanti arrestati, accusati di condotta disordinata e ostruzionismo, sono stati liberati.

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