La guerra a suon di dazi e contro-dazi tra Usa e Cina è ufficialmente iniziata, ma a quanto pare Pechino non ha nessuna intenzione di tirarsi indietro. Nel mirino delle sue contromosse ci sarebbe soprattutto il settore agricolo e gli aerei Boeing, come spiega Agi.it. “La Cina non auspica di essere in una guerra commerciale, ma non ha paura di essere coinvolta”, ha asserito il Ministro del Commercio. Non meno dura la reazione dell’ambasciatore cinese a Washington. La Cina ha fatto sapere di essere comunque disposta a combattere “fino alla fine per difendere i suoi interessi legittimi con tutte le misure necessarie”. Sono ripicche reciproche, dunque, quelle che volano in queste ore tra Usa e Pechino. Nel frattempo, ad essere spaventate dai Dazi sembrano essere le Borse estere. Quelle del Vecchio Continente, come spiega Il Messaggero, restano ancora su un terreno negativo a causa dei timori dei venti di guerra commerciale con la Cina dopo l’annuncio di Trump. L’euro resta comunque in lieve rialzo sul dollaro a 1,2336 a Londra. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



JUNCKER “ESENZIONE PERMANENTE PER UE”

Il caos dei dazi in queste lunghissime 48 ore di decisioni e importanti “strappi” tra Donald Trump e la Cina ha portato ai dei sostanziali “contro-dazi” come già spiegato nel dettaglio qui sotto lungo tutta la giornata di oggi: sono sostanzialmente divisi in due punti, con Pechino impegnato a rispondere a tono alle sanzioni Usa. Gli ormai famosi 120 prodotti soggetti a tariffe del 15%, e che comprendono la frutta, il vino e i tubi di acciaio, verranno imposti se Pechino e Washington non troveranno una soluzione alle dispute; in secondo luogo, verrà imposta dalla Cina una seconda fase di tasse al 25% su 8 prodotti tra cui l’importazione di carne di maiale e di alluminio riciclato. Mentre i contro-dazi vengono studiati nel dettaglio, tiene ancora aperta la discussione in Europa la possibilità di ulteriori dazi senza un vero accordo fra Trump e la Ue. Per questo motivo i due vertici europei – il Presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, e il il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk – hanno richiesto che sui dazi Usa su acciaio e alluminio le esenzioni per l’Europa «devono essere permanenti e non temporanee. La data del primo maggio fissata dagli americani per concludere i negoziati su dazi e relazioni commerciali non sembra molto realistica, quindi la Commissione sostiene una soluzione in cui le esenzioni per la Ue siano permanenti e non solo temporanee».



TRUMP: “SE CI TASSANO, NOI FACCIAMO LO STESSO”

Emergono nuove dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, in merito ai dazi che entrano in vigore oggi nei confronti dei prodotti cinesi esportati in America del nord. L’uomo più potente al mondo ha confessato: «Se ci tassano, noi tassiamo loro – si legge su IlGiornale.it – la parola chiave è reciprocità, a specchio». Secondo l’inquilino della Casa Bianca, la politica economica precedente è costata agli USA «la perdita di 60mila imprese in pochi anni e almeno 6 milioni di posti di lavoro». Inoltre, Trump sottolinea come vi sia uno squilibrio commerciale nei confronti della Cina, un disavanzo di più di 500 miliardi di dollari, che «è il più ampio mai registrato da un Paese ed è fuori controllo. Abbiamo un tremendo problema di furti di proprietà intellettuale, centinaia di miliardi di dollari su base annuale». Ovviamente il presidente a stelle e strisce ci tiene a precisare che la Cina è «un Paese amico, ci stanno aiutando molto in Corea del Nord e ho un enorme rispetto per il presidente Xi con cui ho parlato». A breve è attesa la replica degli stessi cinesi: quasi tutti escludono una guerra commerciale, anche perché la Cina non è in grado di sostenerla, ma la cosa certa è che gli equilibri economici mondiali hanno subito un duro colpo da qualche ora a questa parte. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



IL COMMENTO DI THERESA MAY

Dopo i “controdazi” minacciati dalla Cina contro chi li ha messi all’angolo con l’ondata di sanzioni degli ultimi giorni, anche l’Europa comincia a commentare le decisioni di Trump che pure hanno “salvato” l’Ue fino al prossimo 9 maggio. Al termine della prima giornata dei lavori nel Consiglio Europeo – dove è presente il nostro Gentiloni – si attende ancora l’ufficialità di conferma degli States: nel frattempo, la premier inglese Theresa May ha fatto sapere «Abbiamo lavorato duro per un’esenzione temporanea dell’Ue dai dazi Usa che abbiamo ottenuto, stamattina discuteremo di come poter assicurare un’esenzione permanente e quindi di quali saranno i prossimi passi da fare. Vogliamo assicurare ai nostri lavoratori della siderurgia il loro posto di lavoro». Dal premier del Belgio invece arrivano invece parole molto più dure e rivolte contro l’aggressione economica che Trump sta esercitando: «dagli ultimi sviluppi sui dazi Usa emerge sempre più una volontà del presidente degli Stati Uniti di negoziare con l’Ue mettendole una pistola alla tempia e questo non è un modo leale di negoziare con un partner così solido sul piano storico quale è l’Europa», spiega davanti ai cronisti a Bruxelles il primo ministro Charles Michel. (agg. di Niccolò Magnani)

NEL MIRINO 28 PRODOTTI USA

Gli Stati Uniti impongono nuovi dazi alla Cina e la paura di una guerra commerciale influenza le borse. Dopo il tonfo di Wall Street, chiudono in netto calo anche Tokyo e Shanghai. La risposta della Cina comunque non si è fatta attendere: nel mirino sono finiti 128 prodotti americani per un totale di 3 miliardi di dollari. Il ministero del Commercio cinese ha spiegato in una nota che queste misure sull’import di prodotti Usa potrebbero essere adottate in mancanza di un accordo, quindi ha preannunciato l’ipotesi di ricorso e azioni legali, in linea con le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Pechino, come riportato dall’Ansa, ha dunque sollecitato gli Stati Uniti «a risolvere le preoccupazioni cinesi il prima possibile», ribadendo l’apertura al dialogo. Tra i prodotti americani nel mirino ci sono carne di maiale, frutta, tubi di acciaio, scarti in alluminio, vino ed etanolo. I beni sarebbero divisi in due gruppi di cui uno sottoposto ai dazi del 15% (la stessa percentuale fissata dagli Usa per l’import di alluminio) e un secondo con aliquota al 25% (come le misure Usa per l’acciaio). L’approccio cinese è morbido, ma in caso di inasprimento dei rapporti Pechino potrebbe colpire anche il settore agricolo, la voce più importante dell’export Usa verso la Cina. (agg. di Silvana Palazzo)

BORSE ASIATICHE A PICCO, IN CALO ANCHE L’EUROPA

“America first” aveva promesso Donald Trump in campagna elettorale e così sta facendo. L’aumento dei dazi nei confronti della Cina per un valore di circa 60 miliardi di dollari è una mossa vuole aiutare l’economia americana, fino a oggi aggirata dalla produzione e dalle pratiche commerciali cinesi spesso sleali, come ben sappiamo anche noi in Italia. Il giorno dopo l’annuncio però le borse asiatiche sono sprofondate, soprattutto per quanto riguarda i listini cinesi: l’indice Composite di Shanghaiha chiuso a -3,39%,, mentre quello di Shenzhen ha perso anche di più, -4,49%. Sprofonda anche Tokyo, con il Nikkei che ha perso il 4,51%. Anche le borse europee che hanno appena aperto cominciano male: Milano cede lo 0,88%, Londra lo 0,99%,Francoforte lo 0,84% e Parigi perde lo 0,35%. Stesso risultato per le valute: il dollaro è sceso sotto i 105 yen per la prima volta da quando Trump è alla Casa Bianca (Agg. Paolo Vites)

DAZI CONTRO PECHINO

Il presidente Trump ha preso la sua decisione, firmando il Section 301 action con il quale applica tariffe ed altre sanzioni contro la Cina per un valore di 60 miliardi di dollari. Ad essere risparmiata è invece l’Unione europea e con lei tutti i Paesi alleati di Washington, mentre con Bruxelles Trump avrebbe annunciato una trattativa in corso. L’intento della Casa Bianca, con questa mossa, è quello di mettere fine alla cosiddetta “concorrenza sleale” e “furto di proprietà intellettuale” di cui è accusato Pechino. Come riporta TgCom24, Peter Navarro, direttore del National Trade Council ha spiegato in merito: “Ciò che gli Stati Uniti stanno facendo è difendersi strategicamente dall’aggressione economica della Cina”. Con questa azione, gli Usa andrebbero a “compensare i guadagni realizzati dai cinesi attraverso pratiche commerciali sleali”, ha aggiunto un alto funzionario della Casa Bianca. Nei prossimi 15 giorni saranno spiegati nel dettaglio prodotti e imposte previste a carico della Cina, ma non si esclude che a subire un maggiore impatto saranno principalmente settori come quello dell’abbigliamento, delle scarpe e dell’elettronica. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

NEGOZIATI POSITIVI CON UE

Il presidente degli Usa ha confermato e ufficializzato le sanzioni sul commercio alla Cina: i dazi sul settore tecnologico e commerciale divengono così realtà effettiva con 60 miliardi di dollari in ballo che nel memorandum “301action” vengono legittimati dall’aggressione cinese nei mesi scorsi che mina alla pace commerciale. «Pechino ha rubato agli Usa segreti tecnologici e commerciali, privando le società americane di ricavi per miliardi di dollari e cancellando migliaia di posti di lavoro»: per questi motivi Trump intende colpire l’import cinese in circa cento categorie commerciali, con numerose restrizioni agli investimenti di Pechino negli Stati Uniti. «Tutti i partner commerciali degli Usa vogliono negoziare con noi. Siamo nel bel mezzo di negoziati importanti, positivi», ha osservato il presidente americano sostenendo che ridurre il deficit commerciale «renderà gli Usa una nazione più forte e più ricca». La guerra commerciale continua e sebbene con l’Ue i negoziati su alluminio e acciaio siano a buon punto, l’escalation in negativo con la Cina non promette “mari tranquilli” nelle prossime settimane di discussioni nella comunità internazionale. (agg. di Niccolò Magnani)

VERSO LE SANZIONI ALLA CINA

Se finora si è parlato di Terza Guerra Mondiale tra Usa e Corea del Nord, adesso più che mai si parla di guerra commerciale. Protagonista è sempre Washington da una parte e Pechino dall’altra, almeno secondo le intenzioni del presidente americano Donald Trump che ha annunciato nuove tariffe e sanzioni contro la Cina per un valore di 50 miliardi dollari. Stando a quanto riporta Il Fatto Quotidiano, sarebbero queste le cifre che Trump avrebbe contenuto nel memorandum che potrebbe vedere la firma proprio nella giornata odierna. La mossa degli Stati Uniti contro la Cina è motivata dalle intenzioni di “punire” Pechino proprio per il furto di segreti tecnologici e commerciali e le sanzioni previste andrebbero a colpire in modo particolare l’import cinese in cento differenti categorie commerciali che spaziano dalle calzature all’elettronica, punto forte del Paese orientale. Inoltre, sono previste anche importanti restrizioni agli investimenti cinesi negli Stati Uniti. La notizia giunge esattamente in concomitanza con l’entrata in vigore dei dazi su acciaio e alluminio. La Cina, intanto, sta pensando alle contromisure da adottare ed il ministero del Commercio ha emesso in via preventiva un avvertimento in cui si annuncia che Pechino è pronta a prendere “tutte le misure necessarie per difendere in modo risolutivo i suoi diritti e interessi legittimi”.

TRUMP, EUROPA ESCLUSA DAI DAZI

Qual è invece la situazione sul fronte europeo? Il timore dei dazi imposti da Donald Trump anche all’Ue potrebbero essere evitati, o almeno è questa la speranza del ministro tedesco dell’Economia, Peter Altmaier della Cdu che all’emittente Ard ha asserito: “Credo che abbiamo davvero ancora una chance di evitarne l’entrata in vigore se gli Stati Uniti e la Germania siano disposti a riconoscere entrambi che è importante”. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Ansa, gli Stati Uniti al momento esenteranno dai dazi su acciaio e alluminio in vigore stanotte alcuni alleati tra cui anche l’Europa così come Australia, Corea del Sud, Argentina e Brasile. La conferma è giunta direttamente dal rappresentante al commercio Usa Robert Lighthizer, che ha spiegato alla commissione Finanze del Senato: “Il presidente Donald Trump ha deciso di sospendere l’imposizione dei dazi rispetto a questi paesi”.