Si allarga a macchia d’olio il numero dei Paesi che, per solidarietà alla Gran Bretagna dopo lo scandalo legato all’assassinio dell’ex spia del KGB sul proprio territorio nazionale, stanno procedendo a notificare dei decreti di espulsione a diplomatici russi. Seguendo quanto fatto proprio dal Governo di Theresa May (a cui aveva risposto il Cremlino con un identico provvedimento), le diplomazie non solo europee hanno deciso di dare un segnale forte nel cosiddetto spia-gate: tuttavia, se c’è chi come gli Stati Uniti ha deciso di usare il pugno duro (tanto è vero che da Mosca si è parlato di “pretesto” e di futura “rappresaglia”), al centro delle polemiche è finita l’Italia per la sua posizione ambigua e persino la Nuova Zelanda. Infatti, nelle ultime ore, è arrivata notizia che anche l’Australia ha aderito a questa raffica di espulsioni, notificando la decisione a due diplomatici russi, mentre appare più curioso proprio il caso della vicina Nuova Zelanda. Il Paese guidato dalla premier Jacinda Ardern avrebbe voluto partecipare a questa sorta di “ritorsione simbolica” nei confronti di Mosca ma, di fatto, “non ha trovato alcuna spia o agente dell’intelligence da espellere”. Per questo motivo, il primo ministro locale si è scusato con gli omologhi europei e americani spiegando che la Nuova Zelanda appoggia le misure contro Putin e, si legge in una nota, “si riserva di espellere dei funzionari russi in futuro se ce ne sarà l’occasione”. (agg. di R. G. Flore)
“DIPLOMATICI ESPULSI PER RICATTI DI TRUMP”
Scatta la rappresaglia della Russia e le accuse del ministro degli Esteri Lavrov sono alquanto importanti: «espulsi diplomatici russi per ricatti degli Usa, alcuni Paese ci hanno già chiesto scusa». Un siluro sui rapporti diplomatici già compromessi nelle ultime settimane del caso Skripal: secondo il primo portavoce all’estero di Vladimir Putin, «Quando uno o due diplomatici vengono invitati a lasciare questo o quel paese, e ci sussurrano nelle orecchie le scuse, sappiamo per certo che questo è il risultato di pressioni e ricatti colossali da parte di Washington», riporta la Tass dopo l’intervento di Lavrov. Osa ancora di più l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, quando attacca «La portata dei danni, la preparazione e il supporto delle informazioni precedenti dimostrano che è stato probabilmente pianificato in anticipo, ma è stato semplicemente posticipato in previsione di un’occasione adeguata. L’assenza di fatti che provino le accuse di Washington e Londra non può non suscitare sospetti di stretto coordinamento e pianificazione congiunta di quanto accaduto», ha scritto in una nota pubblicata su Facebook. Insomma un “pretesto” sembra essere la parola d’ordine della Russia contro tutti quei Paesi che si sono fatti “convincere” da Usa e Uk nel cacciare ambasciatori e diplomatici russi.
A RISCHIO RAPPORTI ITALIA-RUSSIA
Anche l’Italia ha reagito alle espulsioni in massa di diplomatici russi delle ultime settimane. Dopo che è scoppiato il caso Skripial, fra est e ovest è partita una guerra di spie, e anche il Bel Paese ha detto la sua, rimandando nella fredda Russia due diplomatici. Giampiero Gramaglia, giornalista de Il Fatto Quotidiano, si domanda quest’oggi se la strategia del Bel Paese sia quella giusta. Fino ad ora, infatti, solo Matteo Salvini ha espresso delle perplessità, visto che è sempre meglio essere in buoni rapporti con Putin e i suoi sudditi. Tra l’altro l’Italia ha sempre avuto dei legami positivi con l’ex Unione Sovietica, nazione dove tra l’altro si è creato il più grande Partito comunista dell’occidente, il famoso Pci. Come dimenticarsi dell’Eni, azienda che operava in nome “dell’est”, mettendo il bastone fra le ruote alle Sette Sorelle del petrolio, o della Fiat, che durante gli anni ’70 si stabilì a Togliatti (città russa chiamata così in onore proprio del compianto segretario del Pc). In seguito alla caduta del blocco comunista, è stato quindi Berlusconi a cercare di intavolare ottimi rapporti prima con Ieltsin e poi con il grande amico Putin, ed ora, invece, si rischia di far crollare questo lungo periodo di pace: siamo sicuri che sia la strada giusta? (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
L’ATTACCO DEL NYT
Come sta affrontando l’Italia la “guerra diplomatica” ingaggiata dall’Europea con la Russia in risposta all’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal e della figlia? Nonostante l’espulsione di due funzionari dell’ambasciata russa a Roma, Farnesina e Palazzo Chigi intendono seguire la linea della prudenza. Stando a quanto riportato dall’Huffington Post, l’Italia vuole fermarsi alle due espulsioni, che peraltro hanno colpito due funzionari che non sono proprio “apicali”. La ragione dietro il “freno” non è dettata solo da interessi economici e commerciali. Fonti diplomatiche spiegano che “la Russia è un partner cruciale per la stabilizzazione di aree esplosive come il Nord Africa e il Medio Oriente, e a questo va aggiunto che le conseguenze negative della corsa al riarmo ingaggiata da Usa e Russia ricadrebbero soprattutto sull’Europa”. E infatti le maggiori forze politiche italiane ritengono che Vladimir Putin sia un interlocutore che non può essere messo all’angolo. Questo punto di vista non sarebbe gradito nelle altre cancellerie europee, ma comunque non è sfuggito al New York Times. Il giornalista Frank Bruni ha scritto in un editoriale che la Casa Bianca è preoccupata dallo spostamento dell’asse di riferimento dagli Stati Uniti alla Russia: “L’Italia ha abbandonato l’America. Per la Russia”, titola l’autore firma del NYT. (agg. di Silvana Palazzo)
BORIS JOHNSON ESULTA SU TWITTER
Mentre dal Cremlino si annunciano “rappresaglie” dopo l’espulsione di massa di diplomatici russi avvenute nelle ultime ore anche negli Stati Uniti e in altri Paesi occidentali (tra cui l’Italia) a seguito dello scandalo legato alla morte della spia russa Sergei Skripal su suolo britannico, le diplomazie europee esultano. In particolare, nonostante alcune voci di dissenso (tra cui, in Italia, quella dello stesso Matteo Salvini), tra quelli che esultano c’è pure lo stesso Ministro degli Esteri UK, Boris Johnson, che su Twitter ha lodato l’ondata di espulsioni decise in solidarietà con quanto fatto da Londra nei giorni scorsi: La straordinaria risposta internazionale dei nostri alleati rappresenta la più grande espulsione collettiva di agenti dell’intelligence russa nella storia” ha cinguettato Johnson, aggiungendo che tale svolta “ci aiuterà a difendere la nostra sicurezza” dal momento che la Russia, a suo dire, ha violato “impunemente” le norme internazionali. (agg. di R. G. Flore)
Today’s extraordinary international response by our allies stands in history as the largest collective expulsion of Russian intelligence officers ever & will help defend our shared security. Russia cannot break international rules with impunity
— Boris Johnson (@BorisJohnson) March 26, 2018
SALVINI CRITICA LE SANZIONI
Mentre l’Occidente plaude alla varie decisioni di espellere i diplomatici russi come contromossa al terribile caso Skripal, la rappresaglia di Mosca si preannuncia intensa e altrettanto dura: «Si capisce che questo passo ostile di questo gruppo di Paesi non passerà senza conseguenze, reagiremo», spiega un comunicato del Ministero degli Esteri. Secondo il Cremlino la posizione di Londra sul caso Skripal è strettamente “ipocrita”, con Mosca che continua a ritenere insufficienti le prove finora presentate contro il Cremlino, al netto di tutte le ripetute offerte di collaborazione giunte dal capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov. La May, in poche parole, ha sposato la tesi del complotto russo e su quello spinge l’acceleratore: dall’Italia i possibili nuovi “proprietari” del Governo, dalla Lega a FdI fino ai Cinque Stelle, guardano con critica forte alla decisione anche della nostra Farnesina di passare all’espulsione di alcuni diplomatici russi. «Isolare e boicottare la Russia, rinnovare le sanzioni economiche ed espellerne i diplomatici non risolve i problemi, anzi li aggrava», scrive Salvini su Facebook, mentre Giorgia Meloni attacca «Inaccettabile che un Governo dimissionario decida di espellere due funzionari dell’ambasciata russa. Sono gli ultimi colpi di coda di un governo asservito alla volontà di Stati esteri che per fortuna sarà messo presto nelle condizioni di non nuocere più agli interessi nazionali italiani».
ESPULSIONI A VALANGA DI DIPLOMATICI RUSSI
Il caso della ex spia russa avvelenata in Regno Unito crea una prevedibile ondata di avversità diplomatiche dopo le “promesse” fatte gli scorsi giorni con il passare delle indagini che vedevano la Russia di Putin sempre più nel mirino. Per il caso “Skripal” – in fin di vita assieme alla figlia Yulia per un avvelenamento da gas nervino – anche l’Italia, come altri Paesi europei e gli stessi Stati Uniti hanno prodotto una serie di esplosioni programmate di diplomatici del Cremlino dalle proprie ambasciate. L’assalto diplomatico contro Mosca arriva al termine del Consiglio Europeo che ha visto entrare in difesa del Regno Unito tale disposizione che di certo rende i rapporti tra Putin e i principali leader Ue e Usa non proprio semplicissimi. L’Italia ha deciso di espellere entro una settimana due funzionari dell’ambasciata di Roma: lo ha annunciato la Farnesina, «a seguito delle conclusioni adottate dal Consiglio Ue e in coordinamento con partner europei e alleati Nato». Assieme a Roma infatti sono ben 14 i Paesi Ue che aderiscono alle dure misure per il caso Skripal. Così Donald Tusk, presidente della Commissione: «Come deciso al vertice Ue della settimana scorsa, in risposta all’attacco di Salisbury, già 14 Stati membri hanno deciso di espellere diplomatici russi, altre espulsioni non sono da escludere nei prossimi giorni e settimane».
LA REAZIONE DI MOSCA
Gli Stati Uniti hanno deciso di espellere ben 60 ambasciatori del Cremlino, intervenendo in soccorso del proprio alleato più vicino, ovvero il Regno Unito di Theresa May: Trump ha firmato stamane l’ordine di espellere le “spie russe” con anche “la chiusura del consolato di Seattle. funzionari russi dovranno lasciare gli Stati Uniti entro sette giorni”. Addirittura la Casa Bianca accusa quesi 60 diplomatici di aver approfittato della copertura diplomatica per lavorare negli Stati Uniti. A fare da eco alla clamorosa girandola di espulsioni in tutto l’Occidente per un caso ancora tutto da chiarire, Mosca ha deciso di non starsene zitta e di reagire con lo stesso, medesimo, pugno di ferro: «daremo una risposta speculare all’esplosione dei nostri diplomatici nei prossimi giorni», dichiara sibillino il Cremlino. Per ora Putin resta in silenzio ma è ovvio che al prossimo Consiglio Onu tale argomento sarà tra le primissime tematiche da affrontare per evitare uno scontro diplomatico su tutti i fronti tra Occidente e Russia.