Sembrava di assistere a un film, tipo “Assassinio sull’Oriente Express” o un episodio di James Bond. Quando c’è di mezzo la Corea del Nord e il suo dittatore assoluto Kim Jong-un sembra sempre di trovarsi davanti a una cartolina vintage: un treno blindato che sembrava uscire dagli anni 60 invece di usare come tutti un jet, nessun comunicato ufficiale prima della partenza. Mistero, agenti segreti: in realtà la visita di Kim Jong-un a Pechino, la sua prima all’estero da quando è a capo del suo paese, come ci spiega Carlo Jean, ha motivazioni molto pragmatiche: “Da una parte Pechino dimostra la sua fedeltà alle decisioni della comunità internazionale, dall’altra la Corea del Nord la sua subordinazione alla Cina”. Il tutto come viatico all’incontro che tutto il mondo attende, quello di Kim Jong-un con Donald Trump.
Secondo lei questa improvvisa visita a Pechino di Kim Jong-un cosa rappresenta? E’ andato a prendere istruzioni su come comportarsi con Trump o è la conferma al mondo della nuova linea di Pyongyang, il dialogo?
Come sempre in situazioni come questa le motivazioni sono molteplici. La Cina ha voluto mostrare alla comunità internazionale che si dà da fare per applicare quanto è stato deciso sulla Corea del Nord, e cioè la strada del dialogo. E la Corea ha voluto dimostrare di essere obbediente a Pechino, dopo un lungo periodo in cui i rapporti fra i due paesi erano diventati quasi inesistenti.
Essere obbedienti o riaprire il rapporto di stretta collaborazione che era venuto a mancare?
Kim Jong-un ha dichiarato di aver avuto “colloqui di successo” con Xi Jinping, il che sta a significare che la Corea del Nord ha dovuto riprendere per forza l’amicizia con la Cina, perché la sua situazione economica dopo le sanzioni è disastrosa e disperata. In cambio di una riduzione almeno delle sanzioni, il dittatore deve obbedire alla richiesta di Cina e Usa di stop ai test nucleari e speriamo anche la denuclarizzazione della penisola. E’ significativo di tutto questo che Kim Jong-un sia corso a Pechino, seppur in treno, su chiamata di Xi.
Tutto questo ci dice che l’incontro con Trump è sempre più realistico?
Ci dice che è in corso un processo di distensione fortemente spinto dalla Cina. Ricordiamo che prima della decisione di ospitare la Corea del Nord ai giochi olimpici, il presidente sudcoreano si era recato a Pechino a discutere la cosa.
Trump ha accolto con molta soddisfazione la notizia di questo incontro, che ne pensa?
Trump sta già dicendo che grazie alle sue minacce e alle sue pressioni ha allentato il comportamento di Pyongyang, che la sua linea dura ha funzionato più di quella diplomatica di Tillerson.
In sostanza continuano i passi verso la distensione?
Sembra proprio di sì. Nei colloqui con Xi, sono piuttosto certo che comunque Kim abbia chiesto di poter conservare almeno un missile nucleare. Io stesso se fossi in lui non butterei via tutto: le armi nucleari sono una sorta di assicurazione sulla vita, un deterrente purtroppo fondamentale oggi più che mai.