“Non chiamiamoli ribelli, fa solo comodo alla falsa indignazione di noi occidentali: a Goutha Est da anni ci sono terroristi che bombardano Damasco e colpiscono la popolazione civile, soprattutto i cristiani”. Non ha dubbi al proposito Marco Bertolini, ex comandante del Coi, a capo di operazioni speciali nei Balcani e in Afghanistan, nell’affrontare la questione siriana, alle prese con la guerra ai curdi a nord e con l’ultima sacca di terroristi: “Per la Siria quella di Goutha è una battaglia irrinunciabile, non molti qui da noi hanno capito che stiamo parlando della periferia di Damasco in mano da anni a terroristi che usano la popolazione civile come scudi umani mentre bombardano i civili della capitale”. Intanto a nord Erdogan continua la sua offensiva contro i curdi, annunciando la vittoria ormai prossima e minacciando di andare poi a occuparsi dei curdi iracheni. Un quadro che potrebbe coinvolgere russi e americani.



Dalle poche notizie che arrivano dalla Siria, si deduce soltanto che a Goutha continuano a morire i civili. Dal punto di vista militare a che punto siamo?

Questa è una battaglia irrinunciabile per i siriani, stiamo parlando della periferia di Damasco da anni sotto controllo dei terroristi. I siriani con l’aiuto russo stanno producendo una offensiva che sembra risolutiva e che sta ovviamente costando un alto numero di vite umane, non solo tra i civili ma anche tra russi ed esercito siriano. C’è poi un altro quartiere periferico di Damasco sotto controllo addirittura dello stato islamico, ma quello cadrà automaticamente quando cadrà Goutha.



Sui media occidentali si legge solo scandalo e indignazione per le vittime civili, quando in realtà il governo siriano ha offerto più volte una via di uscita ai civili, rifiutata dai ribelli.

Questa è un’area che minaccia la popolazione della capitale. Tutti parlano delle vittime di Goutha Est ma nessuno dice che da anni arrivano continuamente bombe sulla popolazione civile di Damasco. Anche le autorità cristiane delle varie chiese siriane hanno denunciato il fatto che noi occidentali siamo degli ipocriti che vanno a vedere la pagliuzza negli occhi dei siriani senza vedere la trave che abbiamo nei nostri di occhi. I terroristi islamisti usano i civili come scudi umani esattamente come facevano ad Aleppo, ma nessuno denunci. Dal punto di vista militare, seppure a caro prezzo, sembra di capire che russi e siriani avranno presto la meglio. 



Intanto a nord i turchi continuano ad assediare Afrin ed Erdogan annuncia di volersi poi occupare dei curdi iracheni.

I curdi sono il suo nemico numero uno, quello che teme di più. Oltre l’enclave di Afrin c’è tutta l’area siriana sulla riva sinistra dell’Eufrate sotto controllo curdo, dove però c’è anche una forte presenza americana che Erdogan non osa menzionare. 

Erdogan intende risolvere una volta per tutte il problema curdo?

I curdi iracheni in buona parte sono riconducibili al Pkk, il problema curdo potrebbe essere quell’elemento che spariglia le carte a tutti, sia ai turchi, ma anche agli americani.

Americani che fino ad oggi tacciono.

La Casa Bianca tace perché le fa comodo che i siriani non riescano a tornare in controllo dei territori oggi occupati dai curdi. Dal loro punto di vista, Erdogan che contende il controllo di Afrin ai siriani fa comodo anch’esso. C’è una logica anche se non giustificabile.

Ma quando Erdogan attaccherà i curdi iracheni, gli americani dovranno prendere una posizione, no?

Non credo che Erdogan possa permettersi di attaccare i curdi iracheni, non più di quanto abbia già fatto in passato. Anche ai tempi di Saddam i turchi intervenivano in Iraq per attaccare i curdi invisi a entrambi. La sua è una affermazione di principio e di propaganda interna. Anche poco tempo fa era entrato in territorio iracheno. Il pericolo è piuttosto che questa pressione ad Afrin possa portare a uno scontro con i russi, con i rischi che comporta. 

(Paolo Vites)