Una tempesta di meme, ironie e battute in rete, a livello internazionale: è quella che ha fatto seguito all’audizione di Mark Zuckerberg, creatore e CEO di Facebook, al congresso Usa, con le ironie che hanno riguardato principalmente le espressioni di Zuckerberg, a metà tra l’impassibile e l’imbarazzato. Ed è stato rinominato a furor di popolo “Mr Zuckerbot”, anche per il tono monocorde delle sue risposte in Senato, per spiegare il punto di vista dell’azienda riguardo il caso Cambridge Analytica, con la violazione dei dati di decine di milioni di persone. Gif, filmati e foto riguardanti le 5 ore di Zuckerberg sotto torchio, che hanno aperto anche alla possibilità della creazione di una versione di Facebook a pagamento. E anche in questo caso, Meme a volontà per ricordare quando mr. Mark aveva detto: “Facebook sarà sempre gratuito”. (agg. di Fabio Belli)
“CAMBRIDGE ANALYTICA HA VIOLATO I MIEI DATI”
Nella sua seconda udienza in due giorni al Congresso Usa, Zuckerberg ha appena spiegato come anche i suoi stessi dati personali sono stati “acquisti” e trafugati da Cambridge Analytica durante la lunga campagna di “frode dei dati” di cui è accusato tanto l’azienda ex di Steve Bannon quanto lo stesso Facebook. «Tra i dati violati da Cambridge Analytica c’erano anche i suoi?», ha chiesto la deputata democratica della California, Anna Eshoo, e la risposta di Zuckerberg è stata senza esitazioni,«sì». Non solo, secondo il giovane fondatore di Facebook la possibilità di cambiare le regole o di elaborarne di meno soffocanti per la startup è un qualcosa «di inevitabile, ma bisogna fare attenzione a porte la necessità di alcune regole». Insomma, Zuckerberg intende andare fino in fondo e risolvere quello che è uno scandalo imbarazzante per l’immagine della sua creazione e nello stesso tempo prende “tempo” sulla possibilità di inserire regole molto più terre per evitare altri “danni” simili a quelli di Cambridge Analytica, Nell’udienza ancora in corso, è stato poi chiesto al fondatore del social network della Silicon Valley si definire al meglio cosa sia per davvero Facebook, alla luce di quanto scoperto in queste settimane: «E’ una compagnia tecnologica ma sicuramente ha delle responsabilità sui contenuti che compaiono sulle nostre piattaforme», ha spiegato Mark Zuckerberg. (agg. di Niccolò Magnani)
“SOCIAL PUÒ ESSERE L’ARMA PER LA RUSSIA”
Dopo che la prima audizione di Mark Zuckerberg davanti al Congresso americano si è conclusa con tutti gli opinionisti a decretare una buona performance del CEO di Facebook e una serie di questioni ancora inevase a proposito dello scandalo legato a Cambridg Analytica, il secondo giorno lo vede impegnato ancora a Capital Hill davanti alla Commissione Energia e Commercio della Camera. Prima del fuoco di fila delle domande che gli verranno poste, Zuckerberg leggerà una dichiarazione scritta di suo pugno in quella che si appresta a essere la seconda parte di una lunga maratona cominciata ieri e che, nonostante la pesantezza delle accuse rivolte al 33enne creatore del social network, deve ancora fare breccia nella tesi difensiva presentata. A riscaldare gli animi ci ha pensato tuttavia il senatore democratico Frank Pallone che, senza mezzi termini, ha subito tirato in ballo l’ubiquità di Facebook che, nonostante gli aspetti positivi, “può diventare una pericolosa arma nelle mani di soggetti quali Cambridge Analytica o di Paesi esteri quali la Russia di Putin”. Inoltre, sta facendo discutere sui social un “leak” diffuso dall’agenzia di stampa AP che mostra il foglio con gli appunti e le note che lo stesso Zuckerberg si era preparato per la sua prima audizione. (agg. di R. G. Flore)
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CAMBRIDGE ANALYTICA SI DIFENDE, “NESSUN HACKERAGGIO”
Cambridge Analytica risponde a tono alle accuse e difese che Mark Zuckerberg ha mostrato ieri sera al Senato nell’udienza “vinta ai punti” dal fondatore del social network più noto al mondo. In un memoriale pubblicato questa mattina, la difesa della società da cui è nato l’intero scandalo Facebook, si articola in dieci lunghi punti: «Non abbiamo hackerato Facebook nè infranto le leggi, non abbiamo influenzato il referendum sulla Brexit, raccogliamo dati solo con il consenso informato, stiamo conducendo un’indagine indipendente per dimostrare che non possediamo alcun dato, condivideremo i risultati di questa indagine non appena li riceveremo». La società americana ha spiegato di aver dato in licenza alla società di ricerca Gsr(General Science Research) che li ha ottenuti «legalmente tramite uno strumento fornito da Facebook. Centinaia di aziende di dati hanno utilizzato i dati di Facebook in modo simile», spiega ancora il memoriale di Cambridge. Intanto il 33enne padre di Facebook medita sui prossimi passi da fare e sulle risposte da “contestualizzare” che ieri invece ha glissato provocando non poche irritazioni alla Casa Bianca e al Congresso americano. Oggi è pronta la seconda parte della maratona con l’intervento nella serata italiana davanti alla Commissione Energia e Commercio della Camera. (agg. di Niccolò Magnani)
TITOLO VOLA IN BORSA DOPO L’UDIENZA AL SENATO
Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, ieri si è presentato di fronte al Congresso Usa per rispondere alla domande sullo scandalo dati e sull’attività di Cambridge Analytica, rea di aver manipolato i dati degli utenti del noto social network per influenzare le elezioni presidenziali americane del 2016. E, dopo giorni di rosso, il titolo in borsa è tornato a sorridere: guadagnato il 4,5 per cento, il miglior risultato degli ultimi due anni. Un indice importante per Mark Zuckerberg, con gli investitori che hanno dimostrato fiducia nella linea seguita dall’amministratore delegato della società, come sottolinea Il Sole 24 Ore. Terminato il primo round, Zuckerberg parteciperà a una seconda audizione in programma questa volta alla Camera dei Rappresentanti. Un nuovo confronto, con il CEO del più popolare social network che ha dimostrato di poter affrontare in maniera ottima un interrogatorio ‘istituzionale’. (Agg. Massimo Balsamo)
“PIU’ REGOLE PER TUTELARE UTENZA”
Facebook, Zuckerberg al Congresso Usa: è durata cinque ore l’audizione dell’amministratore delegato del più popolare social network al mondo al Senato americano. Iniziata alle 14.30 ora locale, si è conclusa alle 19.30: Mark Zuckerberg è stato sottoposto a una serie di domande, accuse e critiche sull’ormai famoso scandalo dati, con la violazione della privacy degli utenti e la manipolazione delle fake news a scopi politico-elettorali. I senatori del Congresso americano hanno sottolineato a più riprese la necessità di introdurre nuove normative e supervisioni, con Zuckerberg che, dopo aver ribadito le sue scuse, ha commentato: “Non è sufficiente costruire nuovi strumenti: dobbiamo assicurarci che vengano utilizzati per fini giusti. Ciò significa che dobbiamo avere un atteggiamento più attivo nel pattugliare il nostro ecosistema”. E non ha esclusa l’introduzione di nuove norme: “Non sono contrario a normative giuste: il dibattivo deve essere fatto su quali regole servano, non tra posizioni pro o contro regole”.
FACEBOOK, ZUCKERBERG AL CONGRESSO USA
Dopo l’iniziale tensione, Mark Zuckerberg con il passare delle ore si è mostrato più a suo agio di fronte alle domande dei senatori americani, anche se non sempre ha soddisfatto le richieste. tra “le farò sapere” e inesattezze, è riuscito a divincolarsi sotto ‘il fuoco’ del Congresso. Una sorta di lungo interrogatorio in cui, come sottolinea Il Sole 24 Ore, l’impianto accusatorio è sembrato troppo debole per mettere in crisi la galassia Facebook. Il fulcro è legato alla gestione della privacy, senza però andare a toccare un punto molto delicato come la trasparenza dell’algoritmo di Facebook. Un altro tema molto importante è legato all’irreversibilità dei dati, con il CEO Zuckerberg che ha latitato di fronte alla domanda: “Per quanto tempo Facebook mantiene i tuoi dati dopo aver eliminato l’account”. L’amministratore delegato del social network ha commentato: “So che cerchiamo di eliminarli il più rapidamente possibile”, il che non sempre basta…