Nel rapporto di Amnesty International contro i casi celati di pena di morte in Cina possiamo leggere che è stata monitorata con attenzione l’uso di questa nel corso del 2017 andando ad analizzare i casi giudiziari inseriti nel database pubblico. Il China Judgements Online della Corte suprema del popolo offre dei dettagli da poter affrontare, ma di certo non va a fondo di tutto quello che sarebbe necessario sapere per poter trarre conclusioni precise. La richiesta dell’organizzazione che tutela i diritti umani è di andare a chiedere maggiore trasparenza allo stato cinese in merito di informazioni sulla pena capitale che dovrebbero essere alla mercé di tutti. Pare infatti che nel computo delle 993 esecuzioni capitali dello scorso anno non siano presenti quelle avvenute in Cina che dovrebbero essere addirittura di più di tutte quelle verificate nel mondo intero.



L’OCCULTAMENTO DELLO STATO

Lo Stato cinese cela le reali dimensioni dell’uso della pena di morte nel paese asiatico. Amnesty International lancia un appello che sicuramente deve invitare a riflettere. Nel 2017 il paese è stato quello dove si sono eseguite la maggior parte delle condanne a morte rispetto al resto del mondo, a segnalarlo è proprio l’organizzazione alla tutela dei diritti umani in questione. Ciò che rimane davvero clamoroso è come lo Stato abbia intenzione sempre e comunque di nascondere queste situazioni per cercare di tutelarsi e di prendere le sue decisioni ignorando quello che sono appunto i diritti umani. Di certo sono situazioni molto delicate e da prendere con grande attenzione al vaglio delle analisi, ma allo stesso tempo non si può non parlare di qualcosa che avviene lontano dai fari dell’attenzione mediatica. Per questo l’impegno di Amnesty va considerato lodevole e sicuramente attento soprattutto a rispettare in prima persona l’uomo quanto tale.

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