È caos in India, nella parte del Kashmir, per il rapimento, lo stupro, la droga e alla fine l’uccisione di una bimba di 8 anni: si chiamava Asifa Bano e in questo momento rappresenta il simbolo di una violentissima rivolta e scontro tra la parte musulmana e quella Indù dell’India orientale. Lo scontro ormai dura da diverse settimane, o meglio dal 10 gennaio quando l’orrore è giunto nel Kashmir per la morte della piccola Asifa. Il suo corpo è stato trovato una settimana dopo e otto uomini sono stati subito arrestati: in sei sono stati accusati di essere direttamente coinvolti mentre altri due sono addirittura dei poliziotti che avrebbero cercato di compromettere delle prove durante l’indagine, ancora per motivi tutti da verificare. « stupro di gruppo, la tortura e la morte», questo è “bastato” per scatenare una rivolta che vede migliaia di persone scese in piazza per protestare contro l’arresto degli uomini indù radicali, accusati di aver ucciso una piccola musulmana appartenente ad una tribù nomade. «Jammu e Kashmir è l’unico stato indiano a maggioranza musulmana, ma nel sud, dove è avvenuto il delitto, dominano gli indu», spiega l’Askanews nel dare la notizia dei nuovi scontri avvenuti quest’oggi anche a Delhi per chiedere questa volta giustizia per la piccola Asifa e in generale per proteggere il genere femminile da attacchi e umiliazioni da parte delle comunità indù.



LE REAZIONI POLITICHE

«Il mio cuore duole stasera, come quello di milioni di indiani. L’India non può continuare ha trattare le sue donne in questo modo», ha detto ieri sera il leader dell’opposizione Rahul Gandhi, guidando una marcia a lume di candela accese per la memoria della piccola Asifa. Brutalità orrenda e motivi “futili” di odio razziale e religioso sarebbero dietro all’orrendo stupro e omicidio di gruppo avvenuto a gennaio; la politica indiana è in subbuglio con le divisioni che già sono notevoli in quelle regioni. Il partito del premier Narendra Modi ha spiegato in una nota che il delitto di Asifa è «è una vergogna per l’umanità» ma si attende ancora il giudizio e il commento del presidente finora silente forse per non alimentare nuovi scontri ulteriori tra le tribù indiane del Kashmir. Negli scorsi giorni, Ranjana Kumari, attivista e direttrice del Centro per le ricerche sociali dell’India, ha fatto sapere che il « il silenzio da parte dei leader politici nazionali sull’assassinio di Asifa è orrendo» e ha anche ipotizzato che ci sia un legame con le elezioni che si terranno nel 2019.

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