Lo scontro durissimo tra Russia e Gran Bretagna ha per il momento offuscato le importanti notizie che arrivano dall’Onu: l’ambasciatore Usa Nikki Haley al Consiglio delle Nazioni Unite ha da poco spiegato che Donald Trump che «non ha ancora preso una decisione in merito a possibili azioni in Siria, ma se gli Stati Uniti e gli alleati decidessero di agire, sarebbe in difesa di un principio su cui siamo tutti d’accordo». Quel principio è ovviamente riferito all’uso delle armi chimiche che Macron e l’Opac dicono di avere prove che siano state usate a Duma, ma non che le abbia usate Assad: «Tutte le Nazioni e tutte le persone verrebbero danneggiate se consentissimo a (Bashar al) Assad di normalizzare l’uso delle armi chimiche», ha concluso il concetto la Haley, allontanando ancora di più l’ipotesi di guerra imminente contro Damasco. Come dicevamo invece, l’attacco tra Londra e Mosca è violentissimo e nasce dalla lunga vicenda dell’ex spia avvelenata, Sergey Skripal: dopo le accuse di Lavrov contro il governo di Theresa May sull’intervento di 007 inglesi nella messinscena dell’attacco nella Ghouta est, arriva la secca smentita dell’ambasciatore britannico all’Onu, Karen Pierce «le affermazioni di Mosca sono una sfacciata menzogna». Intanto, secondo quanto emerso dalle prossime sanzioni che il governo di Putin è pronto a varare, non ci sarebbero coinvolgimenti e conseguenze per Germania e Italia, proprio le due nazioni che hanno annunciato di non voler partecipare ai raid militari presunti contro il Governo di Assad. 



MOSCA, “PROVE INCONFUTABLI SU MESSINCENA A DUMA”

Il botta e risposta tra la Russia e l’Europa sul presunto attacco chimico in Siria, prosegue. Ieri Macron aveva asserito di essere in possesso delle prove dell’uso di armi chimiche, ma oggi Mosca replica, come riferisce Corriere e parla di “prove inconfutabili” sul fatto che l’attacco sia stato una messinscena. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri Lavrov secondo il quale “i servizi segreti di uno Stato, ora desideroso di essere in prima linea nella campagna russofoba, ci hanno messo lo zampino” per proteggere i terroristi e giustificare eventuali attacchi contro Damasco dall’esterno. Ovviamente il riferimento è a Londra che avrebbe messo in atto tale provocazione per “portare gli Stati Uniti a colpire la Siria”. L’ambasciatore russo all’Onu, Usa, Francia e Gran Bretagna avrebbero solo un interesse ovvero “rovesciare Assad in Siria e a contenere Mosca”. Tra Putin e Macron inoltre ci sarebbe stato un primo contatto sulla questione nel quale il presidente russo parlando dell’attacco avrebbe commentato quanto questo potrebbe avere “conseguenze imprevedibili”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



PENTAGONO SMENTISCE MACRON SU ARMI CHIMICHE ASSAD

«Il generale James Mattis, capo del Pentagono, ha detto chiaramente davanti al Congresso Usa “stiamo ancora cercando le prove dell’uso di armi chimiche da parte di Assad”»: lo ha riferito ieri sera a PiazzaPulita l’inviato di guerra del Sole 24 ore e collaboratore dell’Ispi Alberto Negri. In qualche modo dunque gli Stati Uniti, che pure si sentono molto vicini allo scontro con Assad per volere di Donald Trump, hanno smentito tanto il loro Presidente quanto Macron che invece si sono detti sicuri di avere le prove dell’uso di armi chimiche negli attacchi di Assad a Duma. Mattis poi ha detto un’altra cosa, che vuole evitare in ogni modo l’escalation di guerra con Putin e il Medio Oriente: anche per questi ultimi due motivi la frenata della guerra in Siria è giunta nelle ultime ore, con l’esperto Negri che ha anche aggiunto – tra i pochi a ricordarlo – come dopo un anno gli Usa non hanno ancora le prove di quel altro attacco “presunto chimico” che aveva provocato la risposta netta di Trump con il bombardamento della base siriana (dopo aver avvertito i russi di andarsene preventivamente). Insomma, le certezze si minano e gli scenari si fanno ancora più complessi, con le diplomazie che continuano a lavorare sottobanco. Alle ore 16 italiane è stato convocato il Consiglio di Sicurezza dell’Onu per trovare una quadra tra Mosca e Washington sull’escalation in vista a Damasco: la Russia, dopo l’avvertimento di Lavrov sulle armi chimiche, ha aggiunto che «L’attacco americano in Siria rischierà di portare nuove ondate di profughi in Europa», lanciando così un nuovo alert questa volta all’Unione Europea che intende appoggiare l’offensiva Usa. 



SCONTRO SANZIONI RUSSIA-USA

In due giorni il livello di tensione non è sceso ma si è modificato e ora la guerra tra Usa ed esercito siriano non è più “probabilissima” ma “probabile”, ed è già una mezza conquista. Sul fronte “diplomatico”, lo scontro russo-americano prosegue ma come una sorta di battaglia di “posizionamento”, non ancora ai livelli di uno scontro militare sul campo siriano come si poteva pensare fino a poche ore fa. Il motivo abbiamo provato ad analizzarlo qui sotto, ma è difficile da scorgere specie se gli attori principali dicono una mezza verità dentro a tante “sparate” come regola generale. Intanto Mosca ha deciso di rispondere alle sanzioni americane con uno stop alle importazioni e ai motori per i razzi, ma si tratta di risposte “minime” di fronte alla possibilità di uno scontro militare su larga scala in Medio Oriente. Continua invece la battaglia sul nodo centrale, ovvero l’uso o il non uso delle armi chimiche da parte di Assad: secondo il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, «il presunto attacco con armi chimiche compiuto a Douma è stato una messa in scena organizzata con l’aiuto di un’agenzia di intelligence straniera», spiega il diplomatico del Cremlino. Gli esperti russi hanno ispezionato il sito dell’attacco e non hanno trovato tracce di armi chimiche, spiega ancora Lavrov, «Mosca ha informazioni inconfutabili che si trattava di un’altra invenzione. Le agenzie di intelligence di uno stato che ora sta cercando di guidare una campagna russo-fobica sono state coinvolte nella fabbricazione». 

TRUMP “FRENA” LA GUERRA?

Il gioco degli scacchi? Non proprio, forse più il gioco dell’oca: tiri i dadi e un giorno la Siria sembra sull’orlo di un raid missilistico degli Stati Uniti. Il giro dopo però di nuovo tutti fermi, con delle “prove diplomatiche” che fanno stare fermi un turno alcuni dei principali giocatori. L’attesa è estenuante e la “metafora” del gioco resta tale ovviamente fino a che non pensiamo che in quella terra non è da ieri che si sta combattendo ma è 7 anni che l’Occidente, il Medio Oriente e l’Asia in maniera diversa con interessi diversi ma si “dimenticano” della Siria. Un gioco molto poco pulito, va detto, di cui solo adesso si “paga il conto” di scelte (o mancate) scellerate nel passato. Trump attende e con lui gli alleati a sostegno, finora convinti solo Macron e May, mentre l’Onu prova in extremis un tentativo di diplomazia su larga scala per provare a trovare un canale comune per Russia e Usa, i veri protagonisti del possibile attacco su larga scala al regime di Assad. L’attesa può essere sinonimo di due elementi, distantissimi tra loro: cercare altre sponde per un compatto fronte anti-Damasco, oppure l’attesa per provare a delineare un regime-change senza ulteriori spargimenti di sangue e con la sponda giusta del Cremlino. In un vertice telefonico tra Usa e Uk, i due leader hanno fatto sapere che «Il regime di Assad ha stabilito un modello di comportamento pericoloso in relazione all’uso di armi chimiche. Siamo concordi che sia vitale impedire ad Assad di usare nuovamente” questo tipo di armi», spiega Downing Steeet dopo la telefonata tra May e Donald Trump.

GENTILONI E MERKEL, “NON COLPIREMO IN SIRIA”

La telefonata lunga più di due ore ha visto i due leader confrontarsi sul problema delle armi chimiche – ad oggi sappiamo solo che l’attacco di Duma è stato fatto con armi di distruzione di massa, ma ancora non sappiamo chi le abbia lanciate, se il regime siriano o i ribelli islamisti – e sull’inevitabile prossima situazione che si apre, specie dopo che Trump in quel tweet di due giorni fa aveva detto alla Russia che si doveva attendere i missili di lì a stretto giro. «Un atto scioccante e barbaro, un ulteriore esempio dell’erosione del diritto internazionale sull’uso di armi chimiche e in seguito all’incontro e alla discussione con il contributo di tutti i membri presenti, il governo concorda che sia vitale che l’impiego di armi chimiche non resti impunito», si legge nel report finale Usa-Regno Unito. Di contro, l’Italia (col Governo uscente) e la Germania hanno espresso la loro contrarietà nell’attacco contro Assad, non tanto per motivi di appoggio al regime di Damasco ma per non chiudere del tutto i rapporti con la Russia di Putin. «Non parteciperemo ad interventi armati in Siria e non entreremo a far parte di una Coalizione contro Assad e i suoi alleati», questo il frutto di una telefonata tenutasi questa mattina tra Paolo Gentiloni e Angela Merkel, concordi nel tenere un fronte “diverso” aperto in Europa a differenza dell’interventismo di Macron e May. «Una posizione «pacifista» che si accompagna con la totale condanna per l’uso delle armi chimiche in Siria, piena fedeltà alle alleanze, e un appello alla diplomazia delle Nazioni Unite», spiega il retroscena della Stampa che riporta anche il contenuto delle telefonata tra i due leader di Italia e Germania. Palazzo Chigi ha poi fatto sapere che Roma fornisce «supporto logistico alle attività delle forze alleate a garanzia di sicurezza e protezione delle forze medesime». Le basi Usa in Italia dunque per ora hanno via libera e funzionare ma resta il nodo delle prossime settimane: per ora infatti, per decidere su Aviano e Sigonella non serve il voto del Parlamento perché si tratta di missioni aeree difensiva; se però dovesse scattare il conflitto allora la vicenda si complicherebbe e si arriverebbe al voto in un Parlamento che al momento risulta ancora sprovvisto di un Governo in carica..