Nel nuovo venerdì di sangue nella Striscia di Gaza, il bilancio di vittime e feriti non può che peggiorare drammaticamente. Ai morti delle scorse settimane, oggi si aggiungono almeno altri 700 feriti, stando alle stime del ministero della Salute della Striscia, tra i manifestanti palestinesi, tra cui almeno 16 farebbero parte del personale medico e giornalistico. L’esercito israeliano è intervenuto anche in questo venerdì contro la folla con gas lacrimogeni e colpi di arma da fuoco. Sarebbero almeno cinque le località prese d’assalto dall’esercito lungo la Striscia. Gli scontri sono riesplosi oggi, nel terzo venerdì consecutivo per la Marcia del ritorno che vede la protesta di migliaia di palestinesi. Ma la posizione del portavoce dell’esercito israeliano Jonathan Conricus, come riferisce il Corriere: “Non lasciatevi ingannare dalla cortina fumogena e dai civili. Le cosiddette dimostrazioni non sono un altro tentativo di Hamas di terrorizzare Israele”. Al momento nessun palestinese sarebbe entrato in territorio israeliano. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



TERZO VENERDÌ DI FOLLIA

È il terzo venerdì consecutivo di sangue, di scontri e di follie sulla Striscia di Gaza, al confine tra Israele e i territori dei palestinesi: altissima la tensione per l’ennesimo giorno di manifestazione “Marcia del ritorno” con la quale i residenti di Gaza protestano contro l’occupazione israeliana e il numero di morti elevatissimo che continua a crescere in questa tormentata terra in guerra da 60 anni. Sono ben 528 i manifestanti feriti tra i palestinesi: tra spari, proiettili di gomma e intossicazioni da gas lacrimogeni, la situazione è sempre più insostenibile con la parallela contestata scelta di Hamas di far “avanzare” uomini, donne e bambini per provocare le reazioni di Israele e ottenendo in cambio le stragi contro gli “scudi umani”. La verità e la colpa non stanno da una parte sola ma si mischiano in una delle più cruenti e irrisolvibili guerre civili: la comunità internazionale ora “distratta” dalla vicenda siriana, continua a rimanere immobile davanti ai continui scontri e spari dell’esercito israeliano contro i manifestanti che vengono davanti al confine a protestare contro il governo di Tel Aviv.



AMBASCIATORE ISRAELE IN ITALIA: “NON TOLLERIAMO VIOLAZIONI”

Tra le persone rimaste coinvolte negli scontri figurano anche alcuni giornalisti e membri dello staff medico, ma non è ancora chiaro il numero esatto di feriti (circa 500) e le eventuali vittime, già numerose nelle precedenti due settimane: «Non lasciatevi ingannare dalla cortina fumogena e dai civili. Le cosiddette dimostrazioni non sono null’altro che un altro tentativo di Hamas di terrorizzare Israele», ha spiegato il portavoce dell’esercito israeliano Jonathan Conricus che indica nell’Iran un appoggio e “ispiratore” delle proteste anti-Israele (non dimentichiamo che dopo l’attacco presunto chimico di Duma in Siria, v’è stato anche un altro attacco con missili israeliani ad una base siriana controllata da militati iraniani, ndr). I palestinesi invece attaccano Netanyahu dicendo che continua ad ordinare gli spari sulla folla senza guardarsi dalle strage di civili e innocenti che sta compiendo da ormai lungo tempo.



Dall’Italia, l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs prova a rispondere alle accuse palestinesi con una intervista pubblicata dall’Ansa durante la conferenza stampa per le celebrazioni dei 70 anni dello Stato d’Israele: «Quella che sta facendo Hamas alla frontiera tra lo Stato di Israele e la striscia di Gaza non è una marcia amichevole. Non possiamo tollerare alcuna violazione da parte di Hamas della zona di sovranità di Israele». L’ambasciatore poi ribadisce che il confine tra Gaza e Israele è un confine «tra uno Stato democratico e una organizzazione terroristica che controlla milioni di persone intrappolate in uno stato di minaccia. Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza 11 anni fa. Da quel momento ha speso ogni dollaro in suo possesso per sviluppare capacità che non hanno l’obiettivo di supportare la popolazione di Gaza. La situazione umanitaria a Gaza è molto critica e drammatica, e ne siamo molto preoccupati», conclude Ofer Sachs.