Non si fanno attendere le reazioni dall’Italia dopo l’attacco sulla Siria a guida Usa che ha coinvolto sia la Francia che la Gran Bretagna. Il premier Gentiloni, costantemente informato, ha dichiarato che il bombardamento su Damasco “non può e non deve essere l’inizio di un’escalation” precisando che “l’Italia non ha partecipato” e che “il supporto logistico che forniamo agli Stati Uniti, in questo caso particolare abbiamo insistito e chiarito che non poteva in alcun modo tradursi nel fatto che dal territorio italiano partissero azioni direttamente mirate a colpire la Siria”. Contrariato anche il leader della Lega, Matteo Salvini, che su Twitter attacca:”Stanno ancora cercando le “armi chimiche” di Saddam, stiamo ancora pagando per la folle guerra in Libia, e qualcuno col grilletto facile insiste coi “missili intelligenti”, aiutando peraltro i terroristi islamici quasi sconfitti. Pazzesco, fermatevi”. Un commento di fatto sconfessato da Berlusconi, che dal Molise dov’è impegnato nella campagna elettorale per le prossime Regionali, come riporta Repubblica dice:”Questo è il momento di non pensare e di non parlare”. (agg. di Dario D’Angelo)



RUSSIA, “ATTACCO IN SIRIA E’ ATTO DI AGGRESSIONE”

Non resterà senza conseguenze il bombardamento in Siria effettuato dagli Usa insieme a Francia e Gran Bretagna. A dirlo è il presidente russo Vladimir Putin, il quale, come riportato dall’agenzia Tass, ha intenzione di chiedere una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere l’attacco della coalizione occidentale a Damasco. Come riportato da Russia Today, Putin guarda al bombardamento di questa notte come ad una violazione del diritto internazionale, definito un “un atto di aggressione” contro un Paese, la Siria, che sta combattendo il terrorismo sul proprio territorio. In ogni caso molti osservatori sono concordi nel dire che l’attacco della coalizione guidata dagli Usa non abbia colto impreparato Putin. La sensazione è che il bombardamento abbia volutamente evitato di colpire uomini e postazioni russe per evitare una pericolosa escalation di tensione. In ogni caso l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov, ha dichiarato che “le azioni degli Usa e dei loro alleati in Siria non rimarranno senza conseguenze” (agg. di Dario D’Angelo)



IL BOMBARDAMENTO SULLA SIRIA

La scorsa notte è partita un’offensiva blitz da parte degli Stati Uniti, nei confronti della Siria. L’esercito americano, spalleggiato da quello francese e da quello britannico, ha attaccato tre obiettivi militari, come risposta all’attacco chimico dello scorso 7 aprile a Damasco, da parte del presidente Bashar al Assad. In particolare, riferisce IlPost.it, sono stati bombardati con aerei, navi e sottomarini, un sito di ricerca dove si starebbero sviluppando armi chimiche e biologiche, un deposito di armi chimiche, e un’importante postazione militare. Stando a quanto emerso dalla televisione siriana, pare che l’esercito locale sia riuscito ad intercettare diversi missili provenienti dalla coalizione occidentale, con la conseguenza che l’unico sito colpito sarebbe quello di ricerca a Damasco. Inoltre, vi sarebbero tre feriti, anche se per ora gli USA non hanno commentato.



LE ARMI UTILIZZATE

Un attacco blitz che è durato poche ore, e che è già terminato, come confermato anche dal segretario della Difesa americano Jim Mattis. Nelle prossime ore non sono previsti altri bombardamenti aerei, a meno che, fanno sapere dall’amministrazione a stelle e strisce, Assad non usi nuovamente delle armi chimiche sulla popolazione. I funzionari della Difesa americani hanno specificato quali armi sono state utilizzate durante l’attacco, e precisamente dei missili da crociera Tomahawk, lanciati da tre navi, nonché missili a lungo raggio sganciati da un bombardiere B-1. Nella missione anche un sottomarino britannico è stato operativo, lanciando a sua volta altri missili da crociera. Nell’attacco di questa notte non sono stati colpiti obiettivi “russi”, alleati di Assad, e anche lo stesso governo di Putin ha confermato che non sono state danneggiate le basi militari con i propri soldati.