Con un nuovo tweet, Donald Trump torna sulle ultime 48 ore di tensione e dimostra ancora una volta che la “twittocrazia” rischia di allontanarsi sempre di più dalla realtà fattuale e dai rischi futuri: «Il raid in Siria è stato compiuto in modo cosi’ perfetto, con tale precisione, che l’unico modo in cui i mezzi di informazione che diffondono notizie false potevano sminuirlo è stato con il mio uso del termine ‘missione compiuta’. Sapevo che si sarebbero aggrappati a questo». Resta infatti il punto nodoso di un attacco avvenuto su basi e notizie – degli attacchi a Duma – non del tutto verificate, e di questo Usa-Francia e Regno Unito dovranno rispondere nei prossimi mesi difficilissimi nei rapporti con Iran e soprattutto Russia. Per Trump la reazione contro Damasco è stata legittima, ma quel regime siriano è da 7 lunghi anni che perpetra orrori contro la popolazione, come gli stessi ribelli islamisti del resto che utilizzano “scudi umani” per poter far destituire il nemico presidente sciita amico dell’Iran. Una enorme polveriera che ora rischia di alimentarsi in nuove fratture con le sanzioni Usa pronte contro il Cremlino; la speranza è che almeno i raid possano finire e le diplomazie tornino a parlarsi, onde evitare inutili tragedie nella terra tra le più devastate al mondo. (agg. di Niccolò Magnani)



NUOVE SANZIONI USA CONTRO MOSCA

Se per Putin i bombardamenti in Siria si sono rivelati “necessari”, per Mosca invece l’attacco ad Assad rischia di distruggere le relazioni internazionali. Intanto però, le ultime notizie a distanza di poche ore da quegli attacchi gli usa preparano nuove sanzioni contro Mosca, legate proprio al suo appoggio al dittatore siriano. Come spiega Agi.it, lo ha annunciato in una intervista a Fox News Nikki Haley, ambasciatore americano all’Onu, lanciando una sorta di minaccia: “Vedrete cosa accadrà domani”. Kommersant, quotidiano russo, ha riportato di contro una lettera inviata dall’ambasciatore americano al ministero degli esteri russo e proprio nella seconda parte si afferma che gli Usa abbiano intenzione di mettere a punto nuove sanzioni per l’appoggio fornito al regime siriano. Nella prima parte, invece, si fa luce sulle ragioni che avrebbero spinto a tale operazione militare da parte degli americani e dei loro alleati, Francia e Gran Bretagna, contro la Siria ed il suo dittatore. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



PUTIN: “ATTACCHI PORTERANNO AL CAOS”

Gli attacchi in Siria annunciati dagli Stati Uniti, alla fine sono avvenuti davvero. Trump, soddisfatto, ha chiamato i suoi alleati, Macron e May, per ringraziarli dell’appoggio nell’ambito dei bombardamenti ai presunti arsenali di armi chimiche di Assad. Tutti e tre avrebbero convenuto sul fatto che gli attacchi “hanno avuto successo” e che erano assolutamente necessari al fine di indebolire il programma di armi chimiche di Damasco. Come spiega RaiNews, si sarebbe trattato di un raid perfetto ma che, secondo Assad, avrà il potere di unire ulteriormente il Paese. Ad intervenire è stata anche la Russia tramite il suo presidente Putin il quale ha annunciato come quanto compiuto da Usa e dai suoi due alleati condurrà al “caos” nelle relazioni internazionali. Lo avrebbe affermato nel corso di un colloquio telefonico con il presidente iraniano, Hassan Rohani. Entrambi avrebbero parlato di “Azioni illegali” che starebbero danneggiando la situazione in Siria e il suo processo di stabilizzazione. Sempre a detta di Putin, “ulteriori fratture nella carta delle Nazioni Unite” contribuiranno a provocare maggiori disordini tra le potenze. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



OPAC OGGI A DUMA

I bombardamenti contro la Siria da parte di Usa, Francia e Gran Bretagna, considerati da tanti come una gravissima violazione delle convenzioni internazionali non avrebbero affatto spaventato Assad che anzi, come spiega Il Fatto online, sarebbe apparso “positivo e di buon umore” al punto da aver definito i missili occidentali capaci di “unire il Paese” sotto la sua leadership. A riferirlo è stato il parlamentare russo Dmitry Sablin dopo un incontro avvenuto oggi con il presidente siriano a Damasco insieme a una delegazione di politici del Cremlino. La Russia, dunque, continua ad appoggiare Assad ed è stato lo stesso dittatore siriano a commentare: “Questo dimostra che entrambi i Paesi stanno combattendo una battaglia non solo contro il terrorismo, ma anche a difesa del diritto internazionale che si basa sul rispetto per la sovranità degli stati e della volontà dei loro popoli”. Dopo i presunti attacchi chimici ventilati da Francia e Stati Uniti, un team di esperti da oggi ha avviato un’indagini al fine di confermare tali ipotesi. Da sabato l’Opac è arrivata a Damasco e proprio oggi è attesa a Douma, come rivelato all’agenzia Afp, dal vice-ministro siriano per gli Esteri, Ayman Soussane. “Lasceremo alla squadra di fare il suo lavoro in maniera professionale, obiettiva e imparziale, lontano da qualunque tipo di pressione”, ha commentato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

GRAN BRETAGNA, “PRONTI A RITORSIONE RUSSIA”

La Gran Bretagna teme, come del resto la Francia, la reazione della Russia dopo l’attacco in Siria delle truppe “alleate”: Putin era stato molto chiaro e aveva giurato ripercussioni e risposte se i missili fossero arrivati contro Assad, per di più dopo che all’Onu è stata bocciata la proposta russa di lanciare una risoluzione di condanna contro l’attacco americano. «Dobbiamo prendere ogni precauzione possibile contro un’eventuale ritorsione della Russia dopo i raid in Siria», ha detto oggi in una intervista alla Bbc il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson. Non solo, l’eccentrico politico inglese ha spiegato che «se consideriamo ciò che la Russia ha fatto, non solo in questo paese a Salisbury, ma in generale contro televisioni, contro infrastrutture strategiche, contro processi democratici, è evidente che bisogna prendere ogni precauzione possibile», citando così ancora l’ennesima puntata del caso Skripal (ex spia russa avvelenata in Inghilterra un mese fa). Intanto, Trump ha ottenuto un effetto dopo gli attacchi anti-Assad delle scorse 24 ore: Erdogan, dopo gli attacchi con armi chimiche (presunte), ha deciso di rompere l’alleanza finora tenuta con Rohani (Iran) e Putin, schierandosi di nuovo con forza contro il regime sciita di Damasco, ovvero tornando alle origini dello scontro annoso e tremendo tra Ankara e la Siria. «Il regime siriano ha ricevuto il messaggio che i suoi massacri non resteranno senza risposta», ha detto ieri il presidente turco. Trump in questo modo ha “fratturato” un asse che temeva molto, visto che la Turchia resta il Paese nel Medio Oriente più importante appoggiato dalla Nato. (agg. di Niccolò Magnani)

RAID SU BASE IRAN AD ALEPPO

Un grande e gigantesco caos: dopo l’attacco missilistico in Siria della coalizione Usa-Francia-GB, e dopo la bocciatura della risoluzione Onu contro la minaccia americana (con la Russia sconfitta nei voti al Consiglio di Sicurezza) i punti di domanda sono molteplici in queste ore di tensione di tutta la comunità internazionale. Trump esulta, Putin continua nel sostenere che l’aggressione è sconsiderata e fondata su false notizie delle armi chimiche siriane; in tutto questo, nella tarda serata di ieri sono giunte notizie di un raid di missili avvenuto contro una base dell’Iran ad Aleppo. In tutto 20 morti e si parla, ma non vi sono conferme in merito, di un attacco dell’esercito di Israele contro il nemico iraniano, una mossa parallela alla guerra tra Usa e Assad ma che ovviamente non può che esserne condizionata. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, vicino all’opposizione di Damasco, ha riferito di testimoni che hanno visto una grande esplosione nella base di Jabal Azzan a sud di Aleppo. Altre voci parlano invece di esplosioni all’interno del magazzino di armi iraniane usato da Hezbollah e da altre milizie fedeli a Teheran e ci sarebbe anche la conferma di Hezbollah stesso. Insomma, un gran calderone dove purtroppo l’Onu è del tutto (o quasi) inerme e le vittime civili proseguono in un calcolo ormai divenuto impossibile da tenere. Il regime di Assad progetta la controffensiva e i telefoni sono caldissimi tra Damasco e Mosca per capire l’eventuale prospetto di difesa contro eventuali altri raid (per ora non sono previsti) americani. (agg. di Niccolò Magnani)

FRANCIA E GB MOLLANO TRUMP?

Dopo l’attacco sferrato dagli Usa la notte scorsa sulla Siria il quesito che assilla le cancellerie internazionali è più o meno il seguente: cosa accadrà adesso? Se da una parte gli Usa non escludono che nei prossimi giorni possano essere effettuati nuovi attacchi punitivi nei confronti del dittatore Bashar al Assad, dall’altra non è detto che Francia e Gran Bretagna – i due alleati che hanno appoggiato l’offensiva ordinata da Donald Trump – decidano di confermare il loro sostegno militare. Anzi, allo stato attuale è più probabile il contrario. Lo si è intuito in primo luogo dalle parole di Emmanuel Macron, il presidente francese secondo cui il Consiglio di Sicurezza dell’Onu deve “ora riprendere, unitariamente, l’iniziativa sul piano politico, chimico e umanitario” cercando di perseguire quindi una “soluzione politica” attraverso la via diplomatica. Parole che fanno l’eco a quelle di Theresa May, la premier britannica secondo cui quello della notte scorsa è stato “un attacco limitato con chiari confini che vuole evitare l’escalation e altre vittime civili”. (agg. di Dario D’Angelo)

ONU, BOCCIATA RISOLUZIONE RUSSIA

Scintille all’Onu durante il Consiglio di Sicurezza nel Palazzo di Vetro: l’intervento del rappresentante permanente della Russia, Vasily Nebenzya, dopo il raid in Siria è stato molto duro. «L’attacco condotto da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna in Siria distrugge il sistema delle relazioni internazionali e rischia di destabilizzare tutta l’area. Noi abbiamo fatto tutto il possibile per evitare queste strategie destabilizzatrici ma nonostante questo gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno ignorato gli appelli di tornare alla ragione», ha spiegato il rappresentante del Cremlino. La risposta americana è stata altrettanto dura. A parlare è l’ambasciatore Nikky Haley, con la sua già nota brutalità: «La Russia usa il veto il Consiglio di sicurezza dell’Onu, come il regime siriano usa il Sarin. Non possiamo permettere che la Russia getti nella spazzatura tutte le nome internazionali, e consenta che l’uso di armi chimiche non riceva una adeguata risposta». Ma Haley ha detto anche altro, cioè che gli Stati Uniti potrebbero attaccare ancora. «Siamo pronti a colpire di nuovo se la Siria userà ancora armi chimiche. Ho parlato stamane con il presidente. Ha detto che se il regime siriano usa gas velenosi ancora una volta, gli Stati Uniti sono pronti ad usare la forza». All’avvio del Consiglio Onu la Russia ha diffuso una bozza di risoluzione che chiedeva la condanna ufficiale dell’attacco contro la Siria, ma è stata bocciata con otto voti contrari, tre a favore e quattro astenuti. Nel pomeriggio è intervenuta anche la Nato: «Gli alleati hanno espresso il pieno supporto per questa azione mirata a ridurre la capacità del regime siriano di produrre armi chimiche e evitarne l’ulteriore impiego contro il popolo siriano». (agg. di Silvana Palazzo)

TRUMP VOLEVA UN’AZIONE PIÙ ESTESA: ECCO PERCHÉ

Gli Stati Uniti vogliono cacciare il presidente siriano Bashar Hafiz al-Assad: questo è l’obiettivo che si cela dietro il raid in Siria. A dirlo è la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova: «Lo scopo lo si può solo spiegare con il ritorno del concetto Assad se ne deve andare e dell’idea della Primavera araba che si voleva mettere in atto alcuni anni fa, e che ora si vuole rianimare con la forza». Intanto stanno emergendo le prime ricostruzioni sul secondo raid della presidenza Trump, dopo quello di un anno fa. Stando a quanto riportato da Wall Street Journal e il sito Axios, il presidente americano avrebbe voluto un’azione molto più estesa per mettere definitivamente fuori gioco Assad. Il suo segretario alla Difesa, Jim Mattis, invece gli avrebbe consigliato di limitare l’azione per evitare qualsiasi confronto-scontro sul campo con le forze russe alleate di Assad. Il significato dell’attacco è stato spiegato anche dal Sole 24 Ore, secondo cui Trump voleva dimostrare di non essere Obama, che nel 2013 aveva detto che Assad aveva superato il limite ma poi non lo attaccò perdendo credibilità in patria e all’estero sulla politica estera. E poi c’è una grande incognita: quali sono le alternative ad Assad? (agg. di Silvana Palazzo)

SIRIA, ATTACCO USA CON FRANCIA E GRAN BRETAGNA

Dalle minacce si è passati ai fatti: sono cominciati stanotte i raid contro la Siria in risposa ai presunti attacchi con gas nervino contro la popolazione. Tre gli obiettivi a cui ha mirato l’attacco sferrato dagli Stati Uniti con l’aiuto di Francia e Gran Bretagna: un centro di ricerca scientifica di Damasco, un sito di stoccaggio per armi chimiche a ovest di Homs e un importante posto di comando vicino al secondo obiettivo. L’obiettivo erano le armi non convenzionali del regime di Bashar al-Assad, usate secondo Parigi nell’attacco a Douma. Ma la versione di Mosca è diversa e smentirebbe le motivazioni di Washington, Parigi e Londra: secondo il Cremlino, i raid avrebbero preso di mira quattro aeroporti militari. Stando a quanto riferito dal generale russo Serghiei Rudskoi, i missili sarebbero stati lanciati contro le basi aeree siriane di Dyuwali, Al-Dumayr, Blei e Shayrat. Il presidente Vladimir Putin ha accusato Stati Uniti e alleati di aver violato il diritto internazionale e ha definito l’attacco «un atto di aggressione». Dall’Onu, l’ambasciatore di Mosca Anatoly Antonov ha detto che simili azioni degli Usa e di loro alleati «avranno conseguenze». Durissima anche la reazione di Ali Khamanei, la Guida suprema iraniana nonché principale alleato di Assad con la Russia:?«Gli Stati Uniti e i suoi alleati non otterranno nessun vantaggio dai crimini in Siria. L’attacco alla Siria è un crimine. Il presidente americano, il primo ministro britannico e il presidente francese sono dei criminali».

SIRIA, ATTACCO USA CON FRANCIA E UK: COSA SUCCEDE ORA?

L’operazione annunciata da Trump arriva una settimana dopo l’attacco con armi chimiche avvenuto in Siria, per il quale è stato indicato come colpevole il presidente Assad. Trump aveva puntato il dito anche contro Russia e Iran, considerate complici perché alleati del regime. E aveva promesso una risposta. Questa è la fase invece delle reazioni. Tra meno di due ore il Consiglio di sicurezza dell’Onu si riunirà a New York. Lo ha convocato la Russia per discutere con i rappresentanti delle Nazioni Unite dei raid di Usa, Gran Bretagna e Mosca contro Damasco. Oggi pomeriggio è in programma anche l’incontro degli ambasciatori del Consiglio Nord Atlantico nel quartier generale della Nato, a Bruxelles. Ci sarà poi una conferenza stampa del segretario generale Nato, Jens Stoltenberg. Cosa succede ora? L’azione per ora dovrebbe essere limitata a una sola notte, quindi avrebbe il senso di un avvertimento al governo di Assad, ma fonti dell’amministrazione Usa hanno spiegato che l’operazione non è finita e che quanto visto stanotte «non è la fine della risposta degli Stati Uniti». E poi c’è la Russia che promette conseguenze. L’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, ha avvertito su Facebook che ci saranno appunto «conseguenze» e ha accusato l’Occidente di aver delineato «uno scenario prestabilito».