La casuale quanto fondamentale scoperta avvenuta lo scorso gennaio, ma di cui si è diffusa la notizia solo nelle ultime ore, del tesoro vichingo del Re Aroldo I di Danimarca sull’isola di Ruegen (nel nord della Germania) non costituisce tuttavia un inedito dato che, seppellito nella memoria, in realtà vi è un altro episodio simile avvenuto nella seconda metà del 1800. Infatti, il ritrovamento fatto dal 13enne Luca Malaschnittschenko e dal suo “mentore”, l’archeologo Ralf Schoen, ha un precedente proprio nella stessa zona, ovvero nei dintorni dell’isola considerata una delle perle del Mar Baltico. Nel 1872 e successivamente anche nel 1874 fu portato alla luce anche un’altra sorta di tesoro dei Vichinghi proprio nelle zone costiere del nord della Germania: in quel caso, non si era trattato di anelli, orecchini, bracciali e di una collezione di ben 600 monete come questa volta, bensì di una decorazione d’oro divisa in 16 parti che alcuni uomini rinvennero presso l’isola di Hiddensee, nei pressi di Ruegen: e, come si scoprì in seguito, quei gioielli erano comunque appartenuti proprio ad Araldo “Dente Azzurro” e ad altri suoi discendenti. (agg. R. G. Flore)



LA STORIA DI AROLDO I DI DANIMARCA

Un’incredibile scoperta è stata effettuata nel mese di gennaio, da parte di un giovane ragazzo tedesco, tale Luca Malaschnitschenko: il 13enne, in compagnia dell’archeologo dilettante René Schoen, ha portato alla luce il tesoro dei vichinghi, nell’isola di Ruegen. Secondo gli studi effettuati dagli esperti del settore, si tratterebbe di un insieme di preziosi appartenenti ad Aroldo I di Danimarca, re vichingo conosciuto anche come Dente azzurro. Decisamente particolare la storia di questo personaggio, colui che di fatto voltò le spalle alla tradizione del suo popolo (che andava contro la religione), e che introdusse il cristianesimo, unificando l’allora frammentario regno di Danimarca, con tutto ciò che ne conseguì. Il suo soprannome è quello di Dente azzurro, Blatand, una parola che nasce dall’unione fra bla (blu) e tand (dente). Ma perché questo soprannome? Secondo una teoria, Aroldo era un vichingo atipico, non essendo biondo e di carnagione chiara, bensì scuro di pelle e di capelli, e i suoi denti apparivano quasi blu. Un’altra teoria, invece, racconta di un Blatand molto ghiotto di mirtilli, infine, la terza ipotesi, nonché quella più accreditata, che Dente azzurro si colorasse i denti in battaglia per incutere timore negli avversari. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



IL TESORO DI DENTE AZZURRO

Un ragazzino di 13 anni si cela dietro l’incredibile scoperta del tesoro dei vichinghi. È bastato un metal detector a Luca Malaschnitschenko e all’archeologo dilettante René Schoen per ritrovare lo scrigno. Dentro monete, perle, bracciali e perfino un martello di Thor. Il primo rinvenimento risale a gennaio, poi le autorità locali hanno provveduto agli scavi, avvenuti il 14 e 15 aprile. Gran parte delle monete risale al periodo del regno di Aroldo I, il primo sovrano ad unificare il regno di Danimarca e a introdurre il cristianesimo nel Paese dei vichinghi. Ed è la figura che ispirò il nome della tecnologia “Bluetooth”. Alcune monete però sono più antiche o provenienti da regni lontani. Molto probabilmente, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il tesoro è stato nascosto dall’entourage del sovrano che fuggì verso la Pomerania dopo aver perso una battaglia contro il figlio nel 986. Il ritrovamento ha suscitato grande clamore: «Il tesoro di Schaprode è una scoperta unica nel suo genere», il commento di Detlef Jantzen, capo archeologo. (agg. di Silvana Palazzo)



GERMANIA, 13ENNE SCOPRE TESORO DEI VICHINGHI

Luca Malaschnittschenko, 13 anni, potrebbe aver compiuto una delle più importanti scoperte archeologiche negli ultimi anni. Assieme al suo maestro, Ralf Schoen, ha rinvenuto quello che sembrava un semplice pezzo di alluminio, nell’isola di Ruegen. Durante una ricerca, invece quella moneta ha nascosto una scoperta ben più grande: un vero e proprio tesoro dei Vichinghi, nascosto da chissà quanti secoli nell’Isola più grande al nord della Germania. Schoen ha portato il giovane Luca presso l’istituto archeologico del Meclemburgo-Pomerania, e la stima riguardo l’età della moneta è stata ancor più sorprendente: ci sono voluti ben mille anni per rivedere la luce per la moneta, che potrebbe appartenere addirittura al leggendario re dei Vichinghi “Dente Azzurro”, come veniva chiamato Aroldo I di Danimarca.

RITROVAMENTO STORICO

“E’ stato il ritrovamento più importante della mia vita” ha commentato Ralf Schoen, che ha anni si occupa di queste ricerche storico-archeologiche e che può essere considerato il vero e proprio mentore di Luca Malaschnittschenko. E scavando nel punto individuato dai due nell’Isola di Ruegen, gli archeologi del Meclemburgo hanno ritrovato anelli, orecchini, bracciali e altri gioielli e 600 monete d’argento facente parti della collezione “scoperta” da Luca. Schoen lo considera “il più importante scavo del Baltico meridionale di monete dell’età del re ‘Dente azzurro’ e dunque di straordinaria importanza”. E la carriera del giovane Luca è probabilmente iniziata come nessun collega più anziano avrebbe neanche osato sperare.