Situazione tesissima in Siria, superpotenze mondiali divise su Bashar al Assad e la vicenda di Douma. Ma non solo. Come sottolinea l’Huffington Post, è alta la tensione tra Israele e Iran. La tv di Stato siriana ha parlato nel corso della notte di una azione della contraerea contro una nuova “aggressione”, nel corso della quale sarebbero stati abbattuti missili sulla regione di Homs. Successivamente però fonti militari hanno smentito che si sia trattato di un attacco. I media vicini agli Hezbollah, dal canto loro, hanno riferito di altri missili intercettati nei pressi di Damasco ed Aleppo, senza alcun riscontro. Il regime siriano, attraverso la sua propaganda, sta puntando il dito contro Israele, che con il suo esercito ha inviato rinforzi lungo il confine con Siria e Libano in vista di possibili attacchi iraniani in risposta al raid dei caccia alla base siriana T4 (est di Homs). (Agg. Massimo Balsamo)
PUTIN A MACRON: “BASTA INTERFERIRE”
L’esercito russo ha annunciato alla tv Rossiya-24 di avere trovato nelle ricerche e nei rilievi in corso d’opera nella Ghouta est un laboratorio dei ribelli anti-Assad con all’interno delle presunte armi chimiche: «un laboratorio chimico e un deposito di sostanze chimiche sono stati trovati durante un’ispezione a Duma. Durante l’ispezione, gli specialisti hanno scoperto sostanze chimiche bandite. Inoltre hanno trovato un contenitore di cloro simile a quello usato dai miliziani per mettere in scena il falso attacco chimico», spiega Alexander Rodionov, un portavoce delle truppe radiologiche, chimiche e biologiche in Siria. Non solo, durante l’ispezione delle truppe russe gli specialisti del Cremlino hanno « trovato un contenitore di cloro simile a quello usato dai miliziani per mettere in scena il falso attacco chimico». Secondo Rodionov si può concludere che il laboratorio ritrovato «è stato usato dai gruppi armati illegali per creare agenti tossici». La Francia intanto attacca sia con alcune dichiarazioni del Presidente Macron e sia con i rappresentanti del governo di Parigi: il motivo è lo stesso da 48 ore a questa parte, «l’indagine Opac a Duma è partita ma hanno già ripulito le prove», Immediata la replica di Mosca, «Chiediamo ai paesi occidentali responsabili dell’attacco illegale in Siria di smettere di manipolare l’opinione pubblica e interferire nel lavoro delle organizzazioni internazionali», spiega la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, replicando alle accuse arrivate da Macron.
“FOSSA COMUNE CON 30 CADAVERI”
Tra polemiche, ritardi, accuse reciproche (da entrambe le parti) di voler sabotare la missione e problemi logistici, finalmente la task force approntata dall’Opac (l’agenzia internazionale che si occupa di sorvegliare contro la proliferazione delle armi chimiche) è finalmente entrata nella città siriana di Duma, per accertare se l’oramai noto episodio degli attacchi col gas nervino sia davvero andato in scena o meno. E, nelle ultime ore, proprio la tv di stato siriana e l’agenzia governativa di stampa “Sana” ha dato la notizia che gli ispettori sono al lavoro, dopo che nei giorni scorsi il loro arrivo era stato rinviato: tuttavia, a destare scalpore è una news data dalla stessa emittente che parla di una fossa comune rinvenuta proprio oggi a Duma e nella quale erano stati abbandonati 30 cadaveri. Ad ogni modo, data anche la scarsità di informazioni, non è ben chiaro se questo ritrovamento sia direttamente collegabile al presunto attacco con le armi chimiche che sarebbe stato sferrato negli scorsi giorni sulla cittadina a est di Damasco. (agg. R. G. Flore)
DONALD TRUMP CHIEDE IMPEGNO DEGLI ALLEATI
Acclarato che il presunto attacco missilistico a Homs, in Siria, non è stato altro che un falso allarme, resta comunque sullo sfondo la tensione dopo il raid della coalizione Usa-Francia-Gran Bretagna in risposta all’utilizzo di armi chimiche da parte di Bashar al Assad che il dittatore, spalleggiato dalla Russia, continua a negare. Quel che è certo è che Donald Trump non ha intenzione di spostare di un millimetro la sua strategia in fatto di politica estera. Per questo motivo sbaglia chi pensa che il bombardamento di pochi giorni fa rappresenti il preludio ad un maggiore impegno sul campo delle forze armate statunitensi. Lo ha spiegato in una dichiarazione anche la sua portavoce Sarah Sanders della Casa Bianca, secondo cui il presidente Usa si aspetta che i partner regionali e gli alleati degli Stati Uniti “si assumano una maggiore responsabilità sia militare che finanziaria, per mettere in sicurezza la regione”. Come riferisce Rai News, la Sanders ha ribadito:”La missione Usa in Siria non è cambiata e il presidente è stato chiaro: vuole un ritorno a casa delle truppe Usa il più presto possibile. Gli Stati Uniti sono determinati ad annientare l’Isis e a creare le condizioni per impedire un suo ritorno”. (agg. di Dario D’Angelo)
BOMBARDAMENTO SU HOMS?
Nella notte il governo siriano, su fonti della Tv di Stato di Damasco, ha annunciato un nuovo attacco missilistico subito in aree sensibili del regime nella regione di Homs: si tratterebbe del secondo in pochi giorni, dopo quello del 14 aprile scorso. Questa volta però Usa, Francia e Regno Unito smentiscono su tutta la linea e nel giro di poche ore quella che era stata subito bollata come «una nuova aggressione» in realtà si è rivelato essere un falso allarme. Le fonti dell’agenzia di stampa tedesca Dpa tendono a smentire l’intero attacco e il governo di Assad non ha replicato, dunque ormai è probabile si sia davvero rilevato un falso raid. Nel frattempo, la guerra diplomatica continua a livello internazionale in attesa che gli ispettori Opac arrivino a Duma nella zona del presunto attacco chimico: la Russia ieri aveva posto mercoledì come giorno probabile, ma in realtà già oggi dovrebbero giungere nella Ghouta per iniziare le rilevazioni ufficiali. Secondo quanto scrive il Guardian, oggi Assad e Putin potrebbero convergere nel concedere l’accesso alle zone pericolose di Duma per poter far raccogliere agli uomini dell’organizzazione anti-armi chimiche alcuni campioni biologici e testimonianze per stabilire la verità su quanto accaduto.
MOSCA, “NON ABBIAMO TROVATO LE PROVE”
La “denuncia” dell’Opac ha sortito gli effetti sperati: l’Organizzazione Proibizione Armi Chimiche in un report ha fatto sapere che non riescono ad accedere a Douma, dove devono indagare sul presunto attacco chimico. Per gli Usa il blocco degli osservatori, che Mosca ha motivato con «problemi di sicurezza», sarebbe servito alla Russia per inquinare le prove sul terreno. Poi la svolta: il ministero della Difesa russo, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa Tass, ha annunciato che gli ispettori dell’Opac raggiungeranno mercoledì Douma, teatro del presunto attacco chimico attribuito alle forze del regime siriano. Intanto Aleksandr Shulgin, rappresentante permanente della Russia presso l’Opac, ha spiegato che la Russia non ha trovato segni dell’uso di armi chimiche nella città di Duma, ma ha trovato i «partecipanti alle riprese della messa in scena dell’attacco», ha detto ad una riunione del consiglio esecutivo dell’organizzazione all’Aia, come riportato da Sputnik. (agg. di Silvana Palazzo)
OPAC “SIRIA E RUSSIA RITARDANO MISSIONE DUMA”
Secondo il primo report spedito dall’Opac (Organizzazione Proibizione Armi Chimiche), il governo della Russia e della Siria potrebbero star perdendo tempo non facendo accedere gli emissari dell’organizzazione mondiale. Motivo? «I russi potrebbero aver già visitato il luogo del presunto attacco chimico a Douma, in Siria. Siamo preoccupati che possano averlo alterato, nell’intento di ostacolare i compiti della missione di verifica dei fatti dell’Opac per condurre un’efficace indagine», ha attaccato duramente l’ambasciatore Usa Ken Ward nel corso di un incontro questo pomeriggio a L’Aja. Ricordiamo che l’attacco con raid missilistici compiuto dalla coalizione di Trump, Macron e May nasce proprio come risposta al presunto attacco con armi chimiche lanciato dal Governo di Assad contro i ribelli islamisti nella città di Duma (ad est di Damasco nella regione della Ghouta). Le prove fin da subito sono state il vero snodo della vicenda – come già avvenuto nel recente passato in Siria e come del resto accaduto anche nel 2001 in Iraq e qualche anno più tardi in Libia – e non tutti erano concordi sul ritenere il regime siriano responsabile di quell’attacco. Addirittura oggi, alcune fonte sanitarie nella città di Duma hanno confermato che non vi sono al momento prove sensibili dell’utilizzo di bombe col cloro la scorsa settimana; al netto di questo, le indagini dell’Opac dovrebbero proprio stabilire dove sia la verità su questo tremendo caos internazionale generato tra Usa-Francia-Gb contro Siria-Russia-Iran.
LE ACCUSE DEL PRIMO MINISTRO MAY
La Russia e la Siria hanno fatto sapere che al momento non vi sono le condizioni di sicurezza per l’ingresso degli ispettori dell’Opac: lo ha spiegato sempre oggi il capo dell’Organizzazione, Ahmet Uzumcu, che ha poi aggiunto «gli ispettori sono arrivati in Siria da due giorni ma non sono ancora entrati a Douma». Le autorità siriane inoltre hanno presentato alla squadra inviata dal’Opac una lista di 22 testimoni da sentire in merito al presunto attacco chimico in Duma, dove sono morte 40 persone tra civili e ribelli. Mentre prosegue lo scontro a distanza tra la Casa Bianca e il Cremlino, si inserisce nella contesa il primo ministro inglese che prende l’occasione per attaccare ancora il rivale di Mosca sulla scia del report Opac. «Damasco è sostenuta dai russi nel cercare di nascondere le prove dell’attacco chimico a Duma», spiega Theresa May in un rapporto alla Camera dei Comuni dove giustifica i raid della coalizione appoggiata da Londra (domani invece Gentiloni riferirà alla Camera sulla vicenda siriana, ndr). «Altamente probabile la responsabilità del regime siriano sulla base di una significativa mole di informazioni, provenienti da fonti aperte e d’intelligence», spiega la May citando quella stessa “intelligence” che ieri il ministro degli Esteri russo Lavrov aveva bollato come «colpevole di spargere menzogne pericolose sul conto del governo legittima di Siria».