La Corea del Sud ha avviato gli alleati degli Usa che Pyongyang è disposta seriamente a mettere una firma su un eventuale trattato di pace che ponga finalmente fine alla Guerra tra le Coree in corso ormai dagli Anni Cinquanta, solo “congelata” dall’armistizio del 1953 ma mai veramente risolta per tutti questi anni. Proprio l’accelerate della diplomazia post-olimpica tra Moon Jae-in e Kim ha convinto gli States ha rendere ufficiale l’incontro segreto tra Mike Pompeo e il dittatore coreano e soprattutto a mettere in agenda sul serio il vertice tra Trump e il presidente nordcoreano. Intanto domani il Partito dei Lavora: Kim, oltre all’incontro con gli Stati Uniti, ha in programma un summit con la Corea del Sud che a questo punto potrebbe rilevarsi un’opzione “decisiva” per l’appeasement nei confronti del pericoloso dittatore nordcoreano. Insieme alla Cina, che tutto supervisiona e da cui tutto dovrà comunque passare per arrivare alla firma finale sulla denuclearizzazione, i prossimi mesi a Seul saranno decisivi per capire se questa pace “s’ha da fare” oppure dovremo assistere a nove escalation come quelle viste nel 2016 e nel 2017. (agg. di Niccolò Magnani)



TRUMP, “SE INCONTRO CON KIM NON PROFICUO ME NE ANDRÒ”

Il leader americano è tornato sullo stato particolare dei rapporti attuali con la Corea del Nord, dopo l’importante vertice avvenuto a Pasqua tra il direttore della Cia e il dittatore di Pyongyang. Per Trump i prossimi mesi saranno decisivi con l’incontro tra i due leader che si attende come un punto di non ritorno nei rapporti, in ogni caso: «se l’incontro con Kim non sarà proficuo me ne andrò», ha annunciato su Twitter il presidente Usa. Nell’anticipare quali saranno i temi dello storico vertice tra i due Paesi rivali, Trump ha aggiunto «l’incontro con Pompeo e Kim è filato via liscio e si è creato un buon rapporto. Ora si lavora sui dettagli del summit. La denuclearizzazione sarà una grande cosa per il mondo, ma anche per la Corea del Nord!». Come già detto ieri, il vertice sarà ad inizio giugno e le due diplomazie continuano le fitte maglie da preparare per l’occasione, con l’aiuto fondamentale di Cina, Giappone e Sud Corea. Possibili location dell’incontro storico, la zona demilitarizzata fra Nord e Sud Corea, una capitale neutrale in Europa (come Stoccolma o Ginevra), oppure a bordo di una nave oppure la stessa Pyongyang (ma quest’ultima ipotesi è molto improbabile). (agg. di Niccolò Magnani)



PERCORSO DI AVVICINAMENTO TRA I DUE PAESI

L’avvenuto (e confermato anche da Trump) incontro tra Mike Pompeo, direttore della Cia e Kim Jong-Un leader della Corea del Nord, rappresenta a tutti gli effetti l’inizio di un percorso di avvicinamento tra i due Paesi dopo le ampie tensioni dei mesi scorsi, tanto da aver fatto parlare di una imminente terza guerra mondiale. Secondo il Washington Post il merito sarebbe tutto delle relazioni fra l’intelligence statunitense e i servizi nordcoreani, oltre che di Suh Hoon, il numero 1 degli 007 della Corea del Sud. Questa sarà anche una figura centrale nell’incontro che si terrà il prossimo giugno tra lo stesso Trump e Kim Jong-Un. A tal proposito, ora l’attenzione è tutta puntata sul luogo in cui lo storico incontro in programma si svolgerà. Cinque le possibili sedi del summit secondo il presidente Usa: Pyongyang, Pechino, Vladivostok, Ulan Bator e il villaggio dell’armistizio tra le due Coree, Panmunjom. L’ipotesi che più auspicherebbe il giovane dittatore è ovviamente Pyongyang, alla quale pensò già nel 2000 Clinton quanto nei panni di presidente fu ad un passo dal recarsi per discutere l’ormai annosa questione nucleare. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



LA GUERRA NUCLEARE SEMPRE PIÙ LONTANA

Una guerra nucleare fra Corea del Nord e Stati Uniti, cosa che fino a poco tempo fa sembrava uno scenario apocalittico ma possibile, sembrerebbe sempre più lontana. Negli ultimi tempi i rapporti fra le due nazioni si sono fatti più distesi, e in poche settimane si è passati dalle dichiarazioni minacciose del presidente USA, Donald Trump (“La Corea del Nord è il risultato di un tragico esperimento nel laboratorio della storia”), ad un incontro segreto fra il numero uno della CIA, Mike Pompeo, e il dittatore coreano Kim Jong-Un. Un vis-a-vis che vuole essere un primo importantissimo passo verso una pace fra Corea e USA, nonché, un’apripista nei confronti del tanto atteso incontro fra l’uomo più potente al mondo e il leader della Corea del Nord. Qualcosa è evidentemente cambiato nei rapporti fra i due, e lo si era già capito dalla visita, anche questa tenuta segreta, di Kim Jong-Un in Cina, una mossa strategica del coreano, che ha chiesto l’apporto dei vicini di casa cinesi. Kim Jong-Un inizia quindi ad utilizzare l’abile arma della diplomazia, piuttosto che le minacce di guerre e di lancio di missili, e così sta replicando Donald Trump: il mondo non può che giovarne. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

LA CONFERMA DI TRUMP

Dopo l’indiscrezione arriva la conferma: l’incontro tra Mike Pompeo, direttore della Cia e probabile nuovo segretario di Stato Usa e il giovane dittatore nordcoreano, Kim Jong-Un è avvenuto realmente. Ad anticiparlo era stato il Washington Post parlando dell’incontro di altissimo livello nonché di un fatto storico che non accadeva da quasi un ventennio. L’ultima volta, infatti, era il 2000 quando Madaleine Albright, all’epoca segretario di Stato dell’amministrazione Clinton, ebbe un incontro con il papà dell’attuale leader di Pyongyang, Kim Jong-il. Come dicevamo, dunque, il faccia a faccia tra Pompeo e il leader nordcoreano è avvenuto realmente e a confermarlo è stato lo stesso presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il mezzo impiegato per darne notizia è stato come sempre Twitter: “Mike Pompeo ha incontrato Kim Jong-un in Corea del Nord la scorsa settimana”, ha cinguettato Trump. “L’incontro è andato molto bene e si è instaurata una buona relazione. Dettagli del vertice sono in risoluzione proprio ora. La denuclearizzazione sarà una cosa magnifica per il mondo, ma anche per la Corea del Nord!”, ha chiosato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

A GIUGNO VERTICE TRUMP A PYONGYANG?

Nel recente ricevimento a Mar-a-Lago il presidente degli Stati Uniti d’America ha illustrato la possibile road-map dell’incontro di pace tra Kim Jong-un e per l’appunto Donald Trump. Ci sarebbero “cinque possibili luoghi”, ha spiegato il tycoon in cui potrebbe tenersi il vertice atteso per il definitivo disgelo e fine della Guerra tra Coree (e con gli Usa, ndr). «Ci rispettano. Noi li rispettiamo. E’ arrivata l’ora di parlare, di risolvere i problemi», ha spiegato Trump, aggiungendo come è finalmente arrivata l’ora di una possibilità concreta di risolvere il problema mondiale e atomico in Corea. «Non è un problema per gli Stati Uniti, per il Giappone o un altro Paese, è un problema per il mondo». Il prossimo 27 aprile si terrà il vertice tra Moon Jae-in e Kim per provare a finire realmente la guerra coreana che va avanti dagli Anni Cinquanta: «Hanno la mia benedizione per discutere la fine della guerra. Le persone non hanno capito che la guerra di Corea non è ancora finita», ha rilanciato ieri Trump che ha anche ringraziato l’omologo cinese Xi Jinping per il ruolo di mediazione. (agg. di Niccolò Magnani)

TRUMP E LA CINA PREPARANO LA PACE

Ieri Trump aveva fatto sapere che ben presto ci sarebbe stato l’incontro tanto atteso con il “nemico” della Corea del Nord il prossimo giugno: poi la notizia filtrata dell’incontro segreto (ormai non più) avvenuto a Pasqua tra il direttore della Cia e lo stesso Kim Jong-un e ora la notizia riportata dalla Cnn che il presidente della Cina Xi Jinping a breve volerà a Pyongyang per un nuovo incontro con il dittatore comunista. Secondo il funzionario della Casa Bianca che ha “avvisato” la Cnn, la prevista visita avverrà “presto”, forse dopo il summit tra il presidente Usa Donald Trump e il leader Kim Jong Un, atteso a fine maggio o inizio giugno. Insomma, un triangolo (con anche la Sud Corea di Moon Jae-in, dopo lo scoop di ieri sul disgelo “quasi firmato”) che vede Kim Jong-un accerchiato questa volta non per essere colpito ma per essere “disgelato” dopo il rischio fortissimo nei mesi scorsi di una terza guerra mondiale in Asia. Il piano e l’azzardo di Trump è complesso perché implica non solo un passo indietro rispetto alle sanzioni e le limitazioni al Governo di Pyongyang (che è e resta una dittatura) ma anche un accordo bilaterale con quella stessa Cina con la quale i rapporti sono più complessi negli ultimi mesi (vedi dazi e ulteriori sanzioni, ndr). Se dovesse riuscire però di certo Trump avrà realizzato un colpo importante alla sua immagine in politica esterna, con possibili “conseguenze” anche nelle altre urgenti vicende, dalla Siria fino a Israele, con un rinnovato senso di “pace globale” che fino ad ora non ha esattamente incarnato il tycoon Usa. (agg. di Niccolò Magnani)

DISGELO TRA LE COREE?

Il primo contatto diretto tra Stati Uniti e Corea del Nord c’è stato: Donald Trump ha inviato con successo Mike Pompeo, capo della Cia e Segretario di Stato in pectore, ad un incontro faccia a faccia con Kim Jong-un. L’incontro ha avuto luogo durante le feste di Pasqua: come riportato dal Sole 24 Ore, l’obiettivo è arrivare a un disgelo atomico nella penisola coreana e forse ad una pace formale. Il viaggio è stato organizzato in gran segreto: ad alzare il sipario è stato Trump che ha parlato di olloqui diretti «ad altissimo livello» in corso tra Washington e Pyongyang. Poi la rivelazione shock da parte di funzionari della Casa Bianca. La Cia è dunque diventata il canale prescelto dal presidente americano per questi colloqui preliminari, rispetto alle tradizionali missioni diplomatiche. Del resto il Dipartimento di Stato è decimato dalle riorganizzazioni e appare in una fase di transizione di leadership con l’avvento di Pompeo, molto vicino al presidente. Il direttore della Cia aveva già creato un canale di comunicazione con la Corea del Nord attraverso i capi della sua controparte nell’intelligence, il Reconaissance General Bureau.

COREA, INCONTRO SEGRETO POMPEO-KIM: IL PIANO DI TRUMP

I contatti tra Usa e Corea del Nord sono stati supportati anche dai servizi sudcoreani, in particolare da Suh Hoon, direttore del National Intelligence Service di Seul che aveva portato a Trump l’invito di Kim Jong-un al summit bilaterale accettato poi a sorpresa dal presidente. Ma il tycoon in queste ore ha aperto ad un’altra storica apertura: ha indicato che Corea del Sud e Nord hanno la sua «benedizione»per «discutere la fine della guerra» quando i loro leader si incontreranno entro fine mese. Come riportato dal Sole 24 Ore, questo vuol dire che si vuole passare dall’attuale armistizio, in vigore dalla fine del conflitto coreano nel 1953, ad un trattato di pace vero e proprio. La prospettiva di un trattato di pace sarebbe il vero incentivo, secondo Usa e Corea del Sud, per spingere Kim a rinunciare ad arsenali e programmi nucleari. Non a caso l’attività diplomatica sulla Corea è venuta alla luce durante il vertice di Trump con il premier giapponese Abe, che sposa tradizionalmente una linea dura con Pyongyang. La Casa Bianca auspica il coinvolgimento di Abe nel piano: lo ritiene cruciale nelle speranze di successo.